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Cronaca

JESI INTERPORTO, LE ACCUSE DI FORZA ITALIA: “UN FALLIMENTO ANNUNCIATO CHE COSTA MILIONI”

interportoJESI, 5 novembre 2016 – Di quella “idea rivoluzionaria” del centro intermodale di Coppetella cosa rimane? Come mai ci si trova nell’impossibilità di “perseguire l’oggetto sociale?“. Tutti quei milioni spesi, 50, in investimenti, a che pro? E la governance regionale di sinistra: anni di gestione non all’altezza, anzi di malagestione, che si può “estendere a Banca Marche e aeroporto“.

Jessica Marcozzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, ieri 4 novembre, la presentazione di una mozione avente per oggetto l’Interporto di Jesi ed è stata l’occasione per raccogliere il grido d’allarme e le conseguenti durissime accuse che intorno alla questione i forzisti stanno lanciando da diverso tempo.

Con lei anche Daniele Berardinelli, coordinatore provinciale del partito, il coordinatore cittadino Massimiliano Lucaboni, Carlo Alberto Del Mastro, responsabile settore dipartimenti di Fi  e componente – a suo tempo – dell’esecutivo Cemim e, ospite e fondatore, Nazzareno Garbuglia, anche lui componente di quel Cda. Questi ultimi due memorie storiche del vecchio Cemim  – poi divenuto Interporto Marche – che sulla propria pelle ne hanno vissuto la stagione di “un fallimento che non doveva neanche iniziare“. E che portò, come è noto, ad arresti, nove, e processi.

“Vicende che hanno stravolto vite poi recuperate dagli esiti giudiziari ma che – ha fatto notare Berardinelli –  qualcuno non potrà più raccontare, non essendoci più…”.

Nazzareno Garbuglia

Nazzareno Garbuglia

“L’Interporto ubicato a Jesi significa dare a questa città – sostiene Del Mastro – la funzione perduta di Milano delle Marche viste le difficoltà della crisi. La logistica contribuisce alla crescita del prodotto interno lordo per una buona percentuale. E Jesi con l’Interporto avrebbe assunto una posizione centrale nella regione. L’aveva nel passato e oggi avrebbe potuto riacquisirla. Io ho pagato per tutte le vicissitudini e quel poco che è rimasto, dai processi,  lo si deve alla forma e non alla sostanza. L’Interporto avrebbe valorizzato aeroporto, che non va e porto, proprio per la sua posizione strategica, unica nel suo genere. Ma l’hanno voluto distruggere e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti”.

Dopo un lunghissimo ventennio, e i patteggiamenti intervenuti negli anni ’90 del secolo scorso, nel novembre 2014 l’assoluzione dalle accuse di truffa – non furono distolti per fini personali parte dei 16 miliardi di lire stanziati dalla Regione – e bancarotta, con il processo di revisione. Considerando che già nel 2009 il Tribunale aveva, a proposito del Cemim, revocato il fallimento.

Complessivamente, una vicenda trentennale – dagli inizi nel  1985 – della quale Garbuglia – assolto con rito ordinario – ha raccontato i delicati passaggi, analizzato le situazioni, fatto il punto sull’attuale gestione. Di lui avevamo già pubblicato una lettera aperta sulla questione, il 13 ottobre scorso.

“Il Cemim aveva investito 20 miliardi, l’hanno fatto fallire e la Regione ha dovuto spenderne altri 8 per riprendersi le opere che aveva già pagato – sottolinea Garbuglia -. Questo per dire in quale marasma si muove questa realtà. Ci sono 25 ettari di aree da acquisire sin dal 1989 e da allora vincolate, rimaste ferme, bloccate, con gravi danni per i proprietari. L’interporto va verso la dismissione, altro che piano industriale. Tra i silenzi delle forze politiche cittadine e dell’Amministrazione comunale. Perché? “.

L’Interporto produce debiti e non funziona, è stato sottolineato.  Inoltre, sarà in parte destinato a Polo logistico, vale a dire che dovrebbe contenere il 118, la Protezione civile e lo stoccaggio di prodotti farmaceutici  “stravolgendo di fatto la natura della struttura”. Che non è nata per questo.

Carlo Alberto Del Mastro

Carlo Alberto Del Mastro

Come mai ci si trova di fronte a due opposte considerazioni con l’attuale presidente – Federica Massei – la quale  ha affermato che “l’attività dell’infrastruttura non è decollata. Dobbiamo frenare l’emorragia. Va cambiata la struttura: non è una messa in liquidazione societaria e quindi giuridica. Ciò che diciamo è l’impossibilità dell’attuale società di perseguire l’oggetto sociale di Interporto” a fronte delle dichiarazioni dell’ex presidente, Roberto Pesaresi, che nel giugno scorso, lasciando dopo 15 anni, dichiarava di farlo “dopo anni di duro lavoro e considerando che le questioni legali sono state tutte risolte e che l’infrastruttura è pienamente operativa con importanti progetti di sviluppo avviati…”.

L’affondo, nella mozione, della Marcozzi, è perentorio: “I governi del centrosinistra hanno dunque la responsabilità del fallimento, il presidente della Regione Marche si è inventato il Polo logistico per coprire il vero fallimento della mancata operatività e funzionalità dell’Interporto di Jesi e della società Interporto Marche spa presieduta negli ultimi 17 anni da un rappresentante del Pd“.

L'addio del presidente Pesaresi, nel giugno scorso

L’addio del presidente Pesaresi, nel giugno scorso

Resta il fatto che, secondo la Marcozzi, “cambiare la natura dell’attività interportuale significherebbe sancire la fine del Centro Intermodale procurando un danno irreparabile all’economia regionale, al fattore logistico nel suo complesso e alla funzionalità della Macroregione Adriatica“.

La richiesta d’impegno, dunque, è quella di “avviare un esame approfondito sulla natura del debito, sulle azioni che lo hanno determinato ed altrettanto dicasi per gli investimenti effettuati; rivedere ufficialmente le loro posizioni mantenendo gli scopi per cui l’Interporto di Jesi è sorto; individuare le risorse finanziarie indispensabili per il superamento della situazione debitoria e per una valorizzazione degli investimento effettuati”.

(p.n.)

 

 

 

 

 

 

 

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