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Jesi La Croce Verde porta il primo soccorso a scuola con il progetto “Lifegenz”

Oggi all’Istituto Marconi Pieralisi il secondo appuntamento dell’iniziativa che punta a diffondere la cultura dell’emergenza tra i giovani, coinvolgendo volontari Anpas da tutta la provincia

Jesi – Proseguono le lezioni della Croce Verde di Jesi all’Istituto Marconi Pieralisi nell’ambito del progetto Lifegenz, nato per diffondere le competenze di primo soccorso tra i giovani e renderli partecipi della cultura dell’emergenza.

Dopo il primo incontro di sabato 9 novembre, la prossima lezione è in programma proprio per oggi, mercoledì 13 novembre, con l’obiettivo di rendere la formazione il più capillare possibile e raggiungere quante più persone possibile.




«Il nostro scopo -, spiegano i promotori Matteo Francioni e Ilaria Battistoni, specialisti in terapia intensiva -, è assicurare che sempre più cittadini siano almeno minimamente preparati su come intervenire in caso di arresto cardiaco, per ridurre il rischio che, in caso di emergenza, non ci sia qualcuno pronto ad agire».

L’iniziativa, nata grazie all’impegno volontario di medici e associazioni Anpas, porta nelle scuole, non solo di Jesi ma di tutta la provincia di Ancona, corsi di primo soccorso destinati ai ragazzi delle superiori, utilizzando strumenti tecnologici come il cellulare per coinvolgere e formare gli studenti in modo interattivo.

«La prognosi finale dipende molto dai primi momenti -, spiega Matteo Francioni, evidenziando l’importanza di un intervento tempestivo – da questa constatazione è nata l’idea di portare la formazione direttamente agli adolescenti».

Ilaria Battistoni, sottolinea invece l’importanza di superare la paura di fare qualcosa di sbagliato di fronte a un’emergenza, un timore che spesso paralizza chi si trova di fronte a un arresto cardiaco.

«L’obiettivo è comunque che di fronte a una situazione di arresto cardiaco le persone, come purtroppo capita spesso a me e a Matteo di vedere, non stiano immobili pensando magari facciamo peggio. Non si può fare peggio, è impossibile fare peggio. Il concetto di base è che magari non si fa l’ottimale, ma comunque l’importante è fare qualcosa, ma non si può fare peggio. I dispositivi sono strutturati per essere utilizzati da persone non sanitarie, sono automatizzati, quindi non c’è il rischio di arrecare danno,» spiega Ilaria, rispondendo a una delle domande più comuni che ricevono dai ragazzi e dai cittadini.

Una delle particolarità del progetto è la modalità innovativa di insegnamento. Superando la tradizionale lezione frontale, i ragazzi sono invitati a usare il proprio cellulare, uno strumento spesso criticato nelle scuole ma qui trasformato in un mezzo di apprendimento attivo.

«Vogliamo mostrare ai ragazzi che il cellulare può essere utilizzato anche in modo costruttivo – spiegano ancora i promotori -. Gli studenti partecipano così a un’esperienza interattiva, seguendo video e rispondendo a domande in tempo reale che insegnano loro le manovre base di rianimazione cardiopolmonare (Rcp) e l’uso del defibrillatore. L’attività, già premiata come progetto innovativo da Anpas a livello nazionale, permette di far leva sull’interesse naturale dei ragazzi per la tecnologia e renderli protagonisti dell’apprendimento».

Si distingue, inoltre, anche per il grande spirito di collaborazione tra diverse associazioni locali Anpas che, senza badare a confini comunali, offrono i propri volontari per le attività scolastiche.

«Nelle scuole di Jesi arrivano i volontari da Montemarciano, Filottrano, Serra San Quirico -, afferma Matteo Francioni -, sottolineando come l’iniziativa sia animata da un senso di comunità che supera il campanilismo: un impegno per il bene comune che si traduce in un’educazione capillare che ci permette di raggiungere più studenti possibile».

Oltre alla formazione in aula il progetto cerca di consolidare le competenze acquisite attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti. Coloro che hanno partecipato al corso in terza superiore, ora arrivati in quinto, hanno l’opportunità di diventare istruttori per i cittadini, affiancando i volontari in giornate di formazione aperte a tutti.

Questa catena della conoscenza permette ai ragazzi di mettere in pratica quanto appreso e di trasmetterlo, rafforzando la loro fiducia nelle capacità di soccorso.

«Il nostro sogno, io e Matteo siamo sognatori, ha l’ambizione di diventare una goccia che scava la roccia, diffondendosi capillarmente non solo nella provincia di Ancona ma anche in altre aree delle Marche e si basa interamente sulla disponibilità dei volontari Anpas. Lifegenz sta riscuotendo un forte interesse non solo tra gli studenti, ma anche tra gli insegnanti, che riconoscono l’importanza di una formazione che possa essere utile sia ai ragazzi che alla comunità nel suo insieme».

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