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JESI La storia del Teatro Pergolesi tra parole e musica

Raccontata da Cristina Fabbretti, la tromba di David Uncini ha allietato la platea online con Haendel e Bach

JESI, 24 marzo 2021Pillole di cultura con Cristina Fabbretti e David Uncini, che insieme alla Fondazione Pergolesi Spontini hanno “riempito” il teatro per raccontarne la storia e mantenerlo vivo anche in tempi di zona rossa.

In una diretta Facebook Cristina Fabbretti ha raccontato la storia del teatro Pergolesi, uno dei teatri storici più importanti e antichi delle Marche, mentre il noto trombettista jesino ha allietato la platea virtuale con musiche di Haendel e Bach.

Inaugurato nel 1798, dal 1968 il Ministero della Cultura ha conferito al nostro teatro l’importante riconoscimento di teatro di tradizione – ha spiegato Cristina Fabbretti -, grazie all’attualità della tradizione lirica, compresi balletti e concerti, che in tempi di normalità va in scena da settembre a dicembre. Jesi è l’unica città non capoluogo di provincia ad avere un teatro di tradizione, fra i 29 teatri di tutta Italia.

Il Pergolesi, prima teatro della Concordia, dal 1883 è stato intitolato a Giovanni Battista Pergolesi, grandissimo compositore nato a Jesi nel 1710 e morto giovanissimo, a soli 26 anni. Era un enfant prodige, tanto che a 15 anni è stato mandato a studiare musica a Napoli, che vantava i conservatori più prestigiosi d’Europa.

A poco più di 20 anni arrivano i suoi grandi successi: l’intermezzo buffo La serva padrona, che eleva il genere. Quindi Scherzo con li frati cappuccini di Pozzuoli, composto nella città campana dov’era andato a respirare aria più salubre, essendo malato di tubercolosi. E soprattutto l’opera sacra Stabat Mater, il suo capolavoro, testamento spirituale.

Nel 1750, quando Pergolesi era già morto da 15 anni – spiega ancora – a Parigi (all’Opéra e alla Comédie-Italienne) La serva padrona è andata in scena per 190 sere consecutive.

All’inaugurazione, in piena occupazione giacobina, le porte del teatro della Concordia furono aperte gratuitamente a tutto il popolo, andando a sostituire il teatro del Leone, non più esistente. Dal 1929 il teatro è di proprietà comunale.

A inframezzare i racconti storici e i commenti artistici di Cristina Fabbretti, che ha illustrato anche le storie di Apollo dipinte sulla volta e l’architettura del teatro, la tromba di David Uncini con Lascia che io pianga dal Rinaldo di Haendel e Sarabanda from Suite in Re minore e il Minuetto in Sol minore di Bach.

Con la speranza di ricominciare a godere della musica e della cultura prima possibile.

(e.o.)

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