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Cronaca

JESI La storia di Ivan, il ragazzo con lo zaino

Testimonianza coerente con i valori della Pasqua nel racconto di Franco Pesaresi e Pina Masella: senzatetto sordomuto dalla nascita abbandonato a Jesi dal Sindaco di un’altra città

JESI, 4 aprile 2021 – La storia di Ivan e il senso forte della comunità: una bella testimonianza, coerente con i valori della Pasqua, quella riportata nel racconto di Franco Pesaresi, direttore dellAsp9 , e Pina Masella dell’Unità Operativa povertà e disagio dell’Asp, che ha come protagonista Ivan.

Senzatetto 33enne di origini rumene e sordomuto dalla nascita – che in città tutti hanno imparato a conoscere come il ragazzo con lo zaino -, abbandonato nel 2018 nel territorio comunale di Jesi dal Sindaco di un’altra città.

Franco Pesaresi

Una storia che aiuta a comprendere e apprezzare il senso di comunità e solidarietà del nostro territorio.

«Nel luglio del 2018, il Sindaco di Belmonte Piceno prese l’auto e, accompagnato dall’assistente sociale de Comune, fece salire il mite Ivan nell’auto, fece un centinaio di chilometri e lo fece scendere a Jesi, davanti alla “Casa delle Genti, una struttura per senza fissa dimora. La struttura a quell’ora era chiusa per cui Ivan non venne accompagnato all’interno ma semplicemente scaricato davanti alla struttura. Senza nemmeno preoccuparsi del buon esito della “consegna. Come certe consegne frettolose dei pacchi di poco valore lasciati davanti alla porta».

Ivan ha trascorso i primi anni della sua vita in una struttura per sordi in Romania, un periodo che lo ha inevitabilmente e profondamente segnato. All’inizio i servizi sociali hanno provato a sistemarlo alla Casa delle Genti, poi a Casa Alleanza ma lui non avrebbe accettato una vita di comunità: non è stato semplice conquistare la sua fiducia: Ivan ha avuto una storia familiare complicata, nella quale le tre sorelle in particolare, hanno assistito molto spesso ai maltrattamenti che il padre alcolizzato riservava alla madre.

A sinistra Pina Masella, dell’Unità Operativa povertà e disagio dell’Asp

I servizi dell’Asp non demordono: l’assistente sociale insieme alla volontaria Melania Pil, altri volontari dell’Avulss e l’amministratore di sostegno hanno continuato a progettare per Ivan un percorso di inclusione diverso. 

«È cominciato così un lungo percorso per far ottenere  la residenza ad Ivan che una casa non l’aveva ancora. La legge italiana sull’anagrafe prevede comunque che anche le persone senza dimora possano avere la residenza in una via fittizia anche se può capitare un funzionario che pensa che Ivan sia soprattutto un cittadino comunitario piuttosto che, innanzitutto, un cittadino senza dimora e nient’altro che uno zaino. Comunque, alla fine, anche i funzionari dell’anagrafe hanno un cuore ed Ivan ha ottenuto la residenza nel Comune di Jesi, il primo passo per la rinascita. Da quel momento in poi per Ivan è iniziata una nuova vita».

Grazie all’impegno di tante persone Ivan adesso ha una casa, e a dicembre l’Asp ha attivato per lui un tirocinio di inclusione presso un’azienda agricola.

«Quella di Ivan è la storia di una persona che ce l’ha fatta in un periodo storico difficilissimo. Quella di Ivan è una storia di speranza che abbiamo voluto raccontarvi proprio adesso, adesso che tutto sembra impossibile, per accendere un sorriso sul volto di chi leggerà».

(e.d.)

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