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Cronaca

JESI L’ALTRO SAN FRANCESCO RACCONTATO DALLA MEDIEVISTA CHIARA FRUGONI

La professoressa Chiara Frugoni ha "tradotto" gli affreschi, che raccontano la storia del santo, dipinti sulla fascia centrale della navata nella basilica superiore di Assisi

La professoressa Chiara Frugoni ha “tradotto” gli affreschi, che raccontano la storia del santo, dipinti sulla fascia centrale della navata nella basilica superiore di Assisi

Studenti e professori del Liceo Artistico "Mannucci" hanno curato la mostra "San Francesco tra cielo e terra"

Studenti e professori del Liceo Artistico “Mannucci” hanno curato la mostra “San Francesco tra cielo e terra”

JESI, 18 ottobre 2015 – Un pomeriggio sulle vie di san Francesco, quello di sabato 17 ottobre. Accompagnati prima dall’illustre medievista e scrittrice (che sul santo ha scritto in molti libri) Chiara Frugoni, nella sala conferenze di palazzo Baldeschi-Balleani, quindi all’inaugurazione della mostra allestita dal liceo artistico “Mannucci” a palazzo Bisaccioni.

Promotrice, la Fondazione Federico II Hohenstaufen in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, il Comune ed il liceo jesino, che hanno inteso così ripercorrere «gli aspetti più significativi del semplice ma straordinariamente variegato universo del patrono d’Italia».

La professoressa Frugoni ha tradotto gli affreschi, che raccontano la storia del santo, dipinti sulla fascia centrale della navata nella basilica superiore di Assisi, consegnandoci le opere e i giorni di Francesco – e di santa Chiara – filtrati con gli occhi di quel tempo, il XIII secolo, ma che non combaciano con la figura del poverello che siamo abituati a considerare. Una figura che viene rappresentata lontana dal nostro immaginario e dalla tradizione.

Il presidente della Fondazione Federico II Fabio Costantini e Chiara Frugoni

Il presidente della Fondazione Federico II Fabio Costantini e Chiara Frugoni

Il professor Massimo Ippoliti con Chiara Frugoni

Il professor Massimo Ippoliti con Chiara Frugoni

Questo perché, ha premesso la studiosa, la basilica superiore non era il posto del pellegrino, al quale era destinato il sacro edificio inferiore, ma il centro dell’Ordine francescano, luogo celebrativo dello stesso, sede di riunione dei Capitoli Generali chiamati continuamente a discutere del problema relativo alla regola.

Dipinte tra il 1290 e il 1295, le 28 scene, attribuite alla mano di Giotto, ma opera di almeno cinque compagnie di pittori, rappresentano la storia del santo (morto nel 1226) in modo da codificarne il suo essere conformemente all’interpretazione fatta da san Bonaventura da Bagnoregio, dottore della Chiesa, per 17 anni ministro generale dell’Ordine e suo biografo ufficiale con la Legenda Maior (1263), alla quale Giotto si ispirò per il ciclo delle storie.

«Da questa biografia ma anche dalle conferenze tenute da san Bonaventura a Parigi, – ha sottolineato Chiara Frugoni – deriva l’iconografia che vediamo rappresentata negli affreschi. E’ qui la chiave di lettura. L’immagine che ci viene trasmessa è diversa da ciò che nella realtà era e propugnava Francesco. La sua era una vita aspra, passata a predicare, tra i poveri ai quali ha dato voce, e i lebbrosi, con i quali viveva, vestito dalla carità e nutrito dal proprio lavoro. E noi come lo vediamo? Non ci sono poveri, né tantomeno lebbrosi, non predica alle persone ma agli uccelli che, pure, rappresentano classi sociali precise. Nel ciclo degli affreschi si definisce anche la questione del miracolo delle stimmate e con un falso si risolve l’approvazione della regola».

L'inaugurazione della mostra "San Francesco tra cielo e terra"

L’inaugurazione della mostra “San Francesco tra cielo e terra” a Palazzo Bisaccioni

Il segretario generale Fondazione Cassa di risparmio di Jesi Mauro Tarantino, l'assessore alla cultura Luca Butini e Chiara Frugoni

Il segretario generale Fondazione Cassa di risparmio di Jesi Mauro Tarantino, l’assessore alla cultura Luca Butini e Chiara Frugoni

San Francesco non ha sfidato il sultano, come viene rappresentato, semplicemente «si è recato e ha soggiornato un anno nel delta del Nilo, con alcuni dei suoi, raccomandando il rispetto per quanti professavano una religione diversa». E che non fosse propenso all’imposizione con la forza della propria fede, ce lo spiega anche l’episodio del Natale a Greccio, paesino di umili pastori, dove, secondo la Frugoni «chiede a quella povera gente solo un bue, un asinello e una mangiatoia, quando nei Vangeli non se ne parla. Perché?  Perché gli animali rappresentano ebrei e pagani mentre il fieno, l’ostia. Mangiandone ci si converte, Betlemme basta averla nel cuore. E’ una sconfessione delle crociate in favore della pace, il messaggio di Cristo che arriva ai popoli».

L’affresco corrispondente che ci dice, invece? «Ci racconta della presenza di una chiesa splendente di marmi, con asinello e bue piccolissimi, già in terracotta, con un Bambino e la cancellazione ad ogni accenno alla povertà e ai pastori».

San Francesco «non è imitabile, va ammirato» e questo porta l’Ordine a riconsiderare la regola, adattarla «alle trasformazioni, insorte negli anni, che vedono francescani dotti disquisire all’università di Parigi, ci sono proprietà da gestire, viene meno il senso della durezza della stessa regola. E gli affreschi più che celebrare la sua vita celebrano, appunto, quella dell’Ordine».

Di particolare interesse l’affresco dell’ascensione al Cielo, nel quale Chiara Frugoni, nel 2011, ha scoperto tra le nuvole dipinte un profilo da lei attribuito a Lucifero, notizia che fece scalpore a livello internazionale.

Il volto di san Francesco "interpretato" da Alessia Boyro e Lucia Ferrari

Il volto di san Francesco “interpretato” da Alessia Boyro e Lucia Ferrari

«Non se ne era accorto neppure il restauratore – dice – che una volta all’anno interviene per le pulizie. Io l’ho scoperto perché osservo molto. I diavoli abitano nelle nuvole, di nuvole sono fatti, e scendono sulla terra per predare, poi vanno all’inferno. Quando l’anima sale in Cielo cercano di impedirne l’ascesa. Ecco il significato di quella presenza. E quel profilo è di Lucifero, l’angelo bello accecato da Dio. E infatti ha gli occhi chiusi».

E santa Chiara? «Su di lei c’è stata una censura terribile. Lei, la prima donna a scrivere una regola, e del cui progetto non rimane nulla ad Assisi, anche se coraggiosamente lo porterà avanti dopo la morte di Francesco. Con il quale è stata legata da una profonda amicizia, banalizzata in amore sublimato. Negli affreschi non lo vede mai da vivo, solo quando muore è raffigurata accanto a lui nell’atto di toccargli il costato, atto che serve per sancire la presenza delle stimmate. Non è stata mai amata allora, dai frati, né lo è adesso».

Per saperne di più, comunque, rinviamo al libro di prossima uscita (il 17 novembre) dal titolo eloquente “Quale Francesco? Il messaggio nascosto degli affreschi della basilica superiore di Assisi”.

Nella Quadreria di palazzo Bisaccioni, poi, è stato inaugurato il percorso espositivo dei ragazzi del liceo artistico di Jesi (apertura sino al 30 ottobre), progetto ideato dalla professoressa Rosa Maria Albino e realizzato dagli alunni delle classi terze e quarte con la partecipazione anche della II A. Coordinatori i professori Nicola Farina, Giacomo Garelli, Massimo Ippoliti, Giuliana Pallotto, Cristina Ponzetti e Valeria Winkler.

In mostra – il titolo è “San Francesco tra cielo e terra” – 18 elaborati dell’universo francescano prodotti con le tecniche della ceramica raku, carboncino, acquerello, matita, corda. Da visitare.

(Pino Nardella)

 

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