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Cronaca

JESI L’ANTICO AFFRESCO RITROVATO A SAN NICOLÒ: STORIA DI UNA SCOPERTA

JESI, 15 novembre 2016 – L’antico affresco ritrovato nella chiesa di San Nicolò, risalente tra XI e XIII secolo, era stata una scoperta della quale si era avuta notizia lo scorso Ferragosto.
La chiesa sin da 2012 è custodita dai Templari Cattolici d’Italia, Commanderia ex Val d’Esino, ai quali i padri carmelitani del convento di Santa Maria delle Grazie l’hanno affidata.

E dopo la scoperta fu subito un fiorire di interesse intorno all’opera restaurata dalla jesina Francesca Pappagallo, docente e coordinatrice dell’Istituto di restauro delle Marche dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Francesca Pappagallo

Francesca Pappagallo

Anche il Tgr Marche se ne interessò con un servizio da Jesi.
Ora è arrivato il momento di saperne di più e per questo per sabato 26 novembre prossimo è in programma una interessante conferenza – nella stessa chiesa di San Nicolò, ore 17.00 –  nella quale si faranno la storia del ritrovamento, il punto della situazione attuale e si cercherà anche di collocare con più precisione nel tempo il manufatto pittorico.
Le relatrici, Francesca Pappagallo, appunto, e Loretta Fabrizi, docente di storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, le quali illustreranno, anche con diapositive, i loro interventi.
Alla prima è affidato il compito di condurci intorno a “Il restauro dell’affresco di San Nicolò, storia di una scoperta“, alla seconda di accompagnare il pubblico in un viaggio particolare su “La pittura nelle Marche tra Alto e Basso  Medioevo, la psicostasia in San Nicolò“, psicostasia che vuol dire la pesatura delle anine così come viene rappresentata nell’affresco, con la stadera, San Michele arcangelo e il diavolo.
Templari a San Nicolò

Templari a San Nicolò

L’opera, di 2×2 metri, si trova a circa 5 metri di altezza nella navata centrale e vi si riconoscono le figure di due santi tra i quali, sulla sinistra, un San Michele psicopompo – vale a dire che accompagna le anime dei morti nell’oltretomba – il quale tiene con un dito una stadera – bilancia – dove si vedono due figure femminili, una per ogni piatto, al centro un orribile demonio nero con le corna, orecchie bovine e zampe di lupo, nell’atto di ghermire.

“E’ il momento che attendevamo da tre anni a questa parte – ci dice Duilio Ricci della Commanderia templare – finalmente giunge al termine una impresa che volevamo fortemente assieme ai padri carmelitani e al priore, padre Giulio Pase. E per l’occasione, sabato 26, saremo presenti con il nostro abito e presidieremo anche l’entrata della chiesa”.
(p.n.)

 

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