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JESI LAVORATORI IN SCIOPERO, NIENTE PAUSA: AZIENDA TAGLIA 1,40 EURO DALLO STIPENDIO

Decurtato dalla busta paga l’importo corrispondente ai minuti che secondo la multinzionale non sarebbero spettati a chi non lavorava

JESI, 15 novembre 2019 – Lavoratori aderiscono allo sciopero nazionale e l’azienda, multinazionale, decurta lo stipendio di un euro e 40 centesimi. È accaduto nello stabilimento Caterpillar di Jesi.

In occasione dello sciopero generale del 31 ottobre scorso della durata di due ore, indetto dalle categorie nazionali di Fim Fiom e Uilm, l’azienda ha prima manifestato l’intenzione di ridurre le pause di coloro che avrebbero scioperato poi, nella busta paga, ha effettivamente decurtato l’importo equivalente a 1 euro e 40 centesimi, corrispondente ai minuti di pausa che secondo l’azienda non sarebbero spettati ai lavoratori in sciopero.

«Quest’atteggiamento alquanto inusuale per un’azienda di tale spessore denota una scarsa considerazione nei confronti del sindacato e poco rispetto per i suoi dipendenti – tuonano le segreterie provinciali Fim e Fiom di Ancona -. Precisiamo che lo sciopero non era contro l’azienda ma era stato proclamato unitariamente dalle sigle sindacali metalmeccaniche e aveva come obiettivo quello di mettere al centro il lavoro, la crisi del settore che sta aumentando in maniera esponenziale, di richiamare l’attenzione su quelle aziende che hanno già finito gli ammortizzatori sociali, e quindi chiedere al governo l’apertura di un tavolo di discussione, per definire percorsi per la messa in sicurezza delle aziende in crisi».

Sono 230 i lavoratori, compresi gli interinali, della sede  jesina della multinazionale e «cercare di dissuadere i lavoratori dallo scioperare su temi come questi, pensiamo sia un errore da parte dell’azienda e dei suoi dirigenti , e comunque questa scelta aziendale non ha trovato riscontro e la dimostrazione sta nell’alto numero di partecipazione allo sciopero – continua il sindacato -. I lavoratori e il sindacato sono consapevoli che si è trattato di una provocazione volta a limitare l’adesione allo sciopero, un’azione di forza che male si inserisce in un momento in cui l’azienda stessa dichiara un fermo di produzione per diverse giornate che potrebbe comportare l’avvio di ammortizzatori sociali che in tal caso costerebbero ai lavoratori molto più di 1 euro e 40».

Eleonora Dottori

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