Ricci, che spiegò: «Abbiamo creato il “Premio miglior Verdicchio dei Castelli doc metodo classico” perché siamo stanchi di vedere non riconosciuto il valore delle nostre bollicine non solo fuori porta ma addirittura nella nostra città».
Brusio in lontananza fra i baristi che si affacciano in piazza della Repubblica: «Abbiamo ottimi produttori e straordinari prodotti, a breve passeremo la linea del Piave in un solo modo: facendo da traino a tutta la produzione del Verdicchio di qualità, in collaborazione con la Scuola europea sommelier, tanti altri produttori e con le istituzioni al nostro fianco».
E gli amministratori gongolavano a queste parole.
La serata di ieri, domenica 7 luglio, era il corollario e il palcoscenico adatto per premiare una degustazione cieca del Verdicchio dei Castelli di Jesi Metodo classico, svoltasi a metà giugno presso l’Istituto Marchigiano enogastronomico, Ime. Un evento cui non avevo mai assistito, e che mi ha dato il polso della professionalità con cui vengono perseguiti certi obiettivi. Ricordo, anche se annebbiato dai fumi alcolici, che le cantine che hanno partecipato a questa prima edizione, che ha creato anche un suo logo specifico, sono state: Borioni, Montecappone, Priori e Galdelli, Boccanera, Mencaroni, Bonci, Casaleta, Mattioli, Colonnara, Socci, Peruzzi, Garofoli, Sabbionare.
Il presidente Massaccesi, stimolato, ha confermato la necessità di seguire, passo dopo passo, tutti gli eventi che serviranno a valorizzare il nostro Verdicchio con bollicine tanto da farlo partire alla conquista di nuovi mercati, dei nostri in particolare.
«È un bene prezioso, il vino, è una risorsa troppo importante per la nostra economia per accantonarla».
Gabriele Marchegiano, della Scuola europea dei Sommelier, ha sottolineato la professionalità e la preparazione acquisita in anni di duro lavoro (un goccio di qua e uno di là è un lavoro difficilissimo, ok?) di quanti sono convinti che le nostre bottiglie faranno presto il … botto. A far da contorno al palco in cui si dissertava, davanti a bottiglie d’acqua e senza orme di vino se non in lontananza, una straordinaria esposizione di auto e moto d’epoca, lasciate a creare una scenografia dal Cjmae, come ci ha detto il presidente Luciano Trozzi. Sono convinto che, dietro l’angolo di via Cavour, erano presenti in forze polizia stradale e vigili che avranno misurato con l’etilometro il tasso di alcolemia nel sangue, alla fine della manifestazione, a tutti i partecipanti.
Adesso, alla fine, vi dico che il vincitore è stato il “Brut Riserva 2012” dell’Azienda Garofoli di Castelfidardo, una chicca.