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JESI L’impronta indelebile di Philippe Daverio

Lo storico dell’arte, scomparso il 2 settembre, era stato anche ospite a Palazzo Pianetti 

JESI, 5 settembre 2020 – È un addio sentito e sontuoso quello che la Pinacoteca di Palazzo Pianetti ha riservato a uno dei più grandi studiosi d’arte del secolo, Philippe Daverio, scomparso il 2 settembre scorso.

«Esprimiamo con grande tristezza il nostro cordoglio per la scomparsa di Philippe Daverio, intellettuale e divulgatore prezioso che abbiamo avuto il privilegio di ospitare a Palazzo Pianetti nel 2004, in occasione delle “Conferenze di storia dell’arte”. Daverio ha bussato con gentilezza alla porta delle case d’Italia, accompagnandoci per mano alla scoperta della bellezza, che ci ha spiegato in modo avvincente, lasciandoci ogni volta sempre più incantati, sognatori e riconoscenti. Ci mancherà, professore».

Storico dell’arte, docente, saggista, politico e personaggio televisivo italiano con cittadinanza francese, è morto il 2 settembre a Milano all’età di 71 anni.

Nato a Mulhouse, in Alsazia, il 17 ottobre 1949 da padre italiano, Napoleone Daverio, costruttore, e da madre alsaziana, Aurelia Hauss.

Franca Tacconi

Così lo ricorda Franca Tacconi della Fondazione Federico II Hohenstaufen

«Quando Daverio è venuto a Jesi per trattare, nello splendido scenario della galleria di Palazzo Pianetti, la complessa figura di Federico Il  – dice – ha confermato il ruolo ormai acquisito di efficace divulgatore. Leggerezza nell’approccio e coinvolgimento del pubblico. Un vero peccato che non abbia avuto il tempo di visitare le 16 sale del museo dedicate al grande imperatore nato nella nostra città, che senz’altro accolgono nel loro articolarsi gli insegnamenti di un grande maestro della comunicazione».

Nel 1975 ha aperto la galleria che portava il suo nome, Galleria Philippe Daverio, in via Monte Napoleone 6 a Milano, dove si occupava prevalentemente di movimenti d’avanguardia della prima metà del Novecento. Nel 1986 viene aperta a New York la Philippe Daverio Gallery rivolta all’arte del XX secolo. Nel 1989 apre a Milano, in Corso Italia 49, una seconda galleria di arte contemporanea.

Come gallerista ed editore ha allestito molte mostre e collaborato con riviste e quotidiani come Panorama, Vogue, Cronache di Liberal, Avvenire, Il Sole 24 Ore, National Geographic, Touring Club, L’architetto e QN Quotidiano Nazionale. Direttore del periodico Art e Dossier e consulente per la casa editrice Skira, ha collaborato inoltre a una rubrica sull’arte nel mensile Style Magazine del Corriere della Sera.

Molto legato a Vittorio Sgarbi, è stato coinvolto nella sua Giunta del Comune di Salemi come bibliotecario. Ha insegnato Storia dell’Arte presso la Iulm di Milano, Storia del Design presso il Politecnico di Milano, e fino al 2016 ha ricoperto l’incarico di professore ordinario di Disegno Industriale presso l’Università degli Studi di Palermo.

Ha collaborato per anni con il maestro Giuliano Ottaviani a Spoleto nella sua galleria d’arte privata per il Festival dei due mondi.

Armando Ginesi

Il critico d’arte Armando Ginesi: «Un grande divulgatore»

«È morto a Milano, a 71 anni, Philippe Daverio, storico dell’arte di grande vaglia, divulgatore capace di rendere, con eloquio semplice, palese a ogni persona di media cultura, la porzione di verità che ogni opera d’arte contiene. La sua straordinaria capacità di divulgatore lo aveva reso inviso ad un certo mondo accademico che considera la divulgazione una diminutio della materia, mentre invece essa rappresenta la sua più grande esaltazione oltre a un enorme merito sociale per la diffusione della cultura».

Carlo Cecchi: «Un grande curioso del mondo»

«Ho conosciuto Daverio negli anni 80 – racconta – quando esponevo a Milano. Di sicuro abbiamo parlato del mio lavoro, ma a me piaceva soprattutto fargli domande, perché il suo sapere era profondo e originale, così come la sua capacità di usare il linguaggio parlato. Mi ha sempre colpito la sua curiosità rispetto al mondo e non solo quello dell’arte, ricordo che quando andò ad Ascoli mi disse che quella città gli evocava Kandinskij».

Carlo Cecchi

«Qualche anno fa lo avevo chiamato per una mostra collettiva ideata da me con artisti di fama, ispirata al corso del fiume Esino: l’idea gli era piaciuta tanto che l’avrebbe curata gratis. L’ho rivisto altre volte in giro con grandissimo piacere, l’ultima volta a Civitanova per una manifestazione. Un grande abbraccio Philippe, per quello che mi hai insegnato».

Cristina Amici degli Elci

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