Segui QdM Notizie

Attualità

JESI LUCIANO PORCARELLI, IL GELATAIO-BATTERISTA

Da “Ciro&Pio” alla batteria con i suoi “Senza capo né coda”: «Ho ripreso dopo anni le bacchette in mano e sono andato a scuola per rifare un po’ di pratica, alla mia età…»

JESI, 19 novembre 2019 – Interno giorno. Anche presto, direi. Fuori c’è il viale della Vittoria, entro nel locale.

Mi addentro furtivo nel retrobottega, in realtà è il laboratorio vero e proprio, e trovo un signore alto che intinge un dito in un contenitore e, come Cannavacciuolo, lo succhia appena e poi sorride soddisfatto.

Mi vede, ritrae la mano e, come Virgilio, mi conduce a visitare il laboratorio in cui produce il suo gelato.

Sono andato a trovare Luciano Porcarelli, non per il gelato che tutti conoscono come “Tutto gelato” o “Ciro&Pio” ma perché ha cominciato a mietere un certo successo lontano, che so, da cioccolato e stracciatella, con un po’ di panna grazie, riprendendo, col suo gruppo (complesso, formazione, come vi pare) che si chiamava “I Raggi del Sole”, a suonare non più solo per fare una rimpatriata ma perché insieme si divertono veramente, e la gente se ne accorge.

Chissà se da grande farà solo il gelataio o il batterista. Sentiamolo.

2 (3) 3 (3) 1 bisCiro e Pio 7 (1) 4 - Con Adelchi Vecchioni 8 (1) 5 - da dx. Luciano Giacobini, Porcarelli, Vecchioni Liviano Mazzarini, Ernesto Girolimini, Gilberto Bruciaferri.
<
>
Da destra: Luciano Giacobini, Luciano Porcarelli, Adelchi Vecchioni, Liviano Mazzarini, Ernesto Girolimini, Gilberto Bruciaferri

Nome:

Luciano.

Cognome:

Porcarelli.

Non è vero, lei ha un altro cognome.

Ebbene sì, sono il figlio di Ciro&Pio.

Soprannome:

Tutto gelato.

L’abbiamo preso con la mano nella cioccolata: tocca sempre il gelato con un dito?

Perché mi dà del lei?

Preferisco mantenere le distanze.

Devo sentire il gelato, l’acciaio è freddo e capire se è giusto come … cottura.

Ma lei usa sempre il dito?

Sì, lo uso per tutto.

Andiamo bene. Come è stata la sua infanzia?

Mi hanno raccontato i miei genitori che mi tenevano dentro ad uno scatolone come i gatti sotto il banco del bar, che si chiamava Bar dello Sport, che avevamo giù i rastelli, cioè al passaggio a livello, se lei non conosce la zona… Ma non sporcavo, mi buttavano giù ogni tanto qualcosa.

Come è nata la passione della musica, visto che quella del gelato è indotta?

Ascoltando musica da dentro la cassetta sotto al bancone. In realtà sono nato in mezzo ai banchi del gelato, al ghiaccio dentro col sale, il ghiaccio ce lo portava Zappelli.

Me lo ricordo.

Perché è anziano.

Sbagliato. Attempato. Perché le è piaciuto subito il gelato?

Il gelato è bello perché è buono, nutre, è colorato e mette allegria. Molti dei miei clienti di oggi erano amici di Ciro e Pio. Nessuno è morto di intossicazione. Perché? Uso ancora le macchine di allora, vintage, gli ingredienti sono di qualità. Siamo a conduzione familiare, io e Massimo sempre a contatto dalla mattina alla sera, praticamente un gruppo che sa che l’impegno è pesante ma fa squadra, una ventina di persone su cui posso contare.

Come si passa dal “mantecatore” alla batteria?

Ricordo che nel bar avevamo il jukebox, fine anni ’50, dischi addirittura a 78 giri. A me piaceva il rock quello puro, poi sono venuti i Beatles e gli Stones. La mia prima batteria era, diciamo, artigianale: era fatta così. Prendi una sedia, e la giri verso di te, davanti a me la cassetta dello Stock 84, un rullante a tutti gli effetti, di fronte uno scatolone, messo bene però, ed era il tom, e il timpano, di cui vado ancora fiero, era il fustino del Dixan, che suonava da Dio. E mentre battevo forsennatamente il piede a terra, mi sembrava di avere una straordinaria cassa. Il microfono era un faro della bicicletta, che conteneva il microfono vero e proprio. Allucinante. Il primo compagno di viaggio è stato il bassista Gianni Napoleone, verso il 1962. La prima canzone è stata “La bambolina” di Polnareff, la suonavamo in loop, per due tre ore. Poi sono arrivati i fratelli Elvio e Liviano Mazzarini, uno suonava il basso, l’altro il sax. Poi Gaetano Giacobini, quindi Gilberto Bruciaferri ex primario del pronto soccorso e, un paio d’anni dopo, con i pantaloni corti e la fisarmonica, Adelchi Vecchioni. Accompagnato dal padre. Ma a noi serviva la pianola. Il padre gliel’ha comprata e noi lo abbiamo preso. Ci siamo chiamati “I Raggi del Sole”. Il motore di tutto? Veniero Mancinelli, suonava il trombone, ma soprattutto era un uomo col cuore grande così, se non ci avesse dato gli strumenti a scrocco lui, non saremmo qui oggi. Ci ha fatto anche da manager, ci trovava le serate. Ma non ci siamo arricchiti mai. La mia batteria era seria, una Hollywood, l’unica abbordabile. Batteria azzurra con i tom tom color oro, uno spettacolo!

Avete lavorato, da quel che so, fino all’avvento del liscio. Rispondendo, passa al “tu”.

Che noi non avevamo mai amato troppo. Da qualche anno però abbiamo ripreso, così, per divertirci, e ti confesso che sta andando bene, il nostro repertorio piace, abbiamo festeggiato i cinquant’anni di attività senza perdere il timbro e lo spirito rock della musica anni ‘60 e ‘70, proponendo pezzi di cantautori, della PFM, dei Rem fino agli evergreen internazionali. Alla formazione originale che oggi per inciso ha cambiato il nome e si chiama “Senza capo né coda” si sono aggiunti, oltre a me alla batteria, Enrico Giacomoni al basso, alle tastiere Adelchi Vecchioni, Ernesto Girolimini cantante solista, anche Waner Vecchioni ai fiati e Fausto Ulissi alla chitarra. Frequentiamo in qualche serata anche il cosiddetto cantautorato, abbiamo fatto tutto De André, Dalla, De Gregori. Ci vediamo una volta per settimana, su al ponte di Cingoli.

Avete un locale dove provare?

Macché locale, bisogna farsi l’antitetanica per entrare, ma quello che conta è lo spirito. Quando ho ripreso dopo anni le bacchette in mano? Mi sono sentito fuori del tempo, oggi la batteria viene usata in modo completamente diverso, oh, mi sono rimesso a studiare sul serio, sono andato a scuola per riprendere un po’ di pratica, alla mia età. Poi ci sono la tecnica e l’elettronica, che oggi danno veramente una mano, basta vedere i tutorial alla televisione su internet, e se ti applichi riesci a riprendere la strada, basta volerlo.

Che pubblico avete?

Quello che ama il revival, ascoltare canzoni belle e universali.

So che avete in scaletta anche un pezzo di Sfera Ebbasta…

E chi marianna sarebbe??????

Giovanni Filosa

©RIPRODUZIONE RISERVATA

News