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Jesi L’ultima stoccata di Alberto Proietti Mosca

L’ex presidente del Club Scherma Jesi polemicamente sottolinea come «senza di me questa città non avrebbe celebrato il Maestro Ezio Triccoli, eppure nessuno ne ha mai tenuto conto»

Jesi – Venerdi 27 ottobre ho assistito con molto piacere alla proiezione, presso il Teatro Pergolesi, del  cortometraggio “Ultima stoccata”  dedicato alla vita del maestro di scherma Ezio Triccoli, capostipite della scuola schermistica jesina.

Mentre scorrevano le immagini venivo sempre più coinvolto poiché mi sentivo di essere stato il regista di una parte della vita reale raccontata nel film a partire dal 1976 quando ricoprivo, all’interno del Club Scherma Jesi, la carica di vice presidente e la successiva elezione nel 1980 a presidente, carica che ho ricoperto fino al 2021.

Jesi “L’ultimo assalto”, il film sulla storia di Ezio Triccoli al Pergolesi

Alberto Proietti Mosca

Nel libro  “Le lame dell’imperatore” scritto da Alessandro Vespignani per raccontare la storia del Club Scherma Jesi a pagina 54 si legge:  “Quando, nel 1973 si taglia il nastro della palestra, sul labaro spiccano già 10 medaglie d’oro. E’ il frutto del lavoro collettivo coordinato da Triccoli e Magini. Due personaggi che segnano la storia della scherma Jesina pur non trovando un punto d’incontro, tra di loro si instaura un rapporto burrascoso caratterizzato da litigi. E’ stato lo scontro tra due caratteri fortissimi e vincenti che all’inizio si sono attratti e successivamente respinti, spiega Angelo Romagnoli, per uno come Triccoli, che aveva creato tutto dal nulla, non era facile accettare indirizzi e decisioni sulla gestione della società. Dall’altra parte Magini agiva secondo le sue convinzioni. In sostanza fu un problema di ruoli”.

Ad inasprire ulteriormente i rapporti tra i due ci fu la decisione del Coni di nominare Magini direttore dell’impianto assegnandogli due maestri di scherma: Luigi Novelli e Giulio Tomassini, unitamente alla somma di cinque milioni annui per cinque anni per la gestione dell’impianto. Una cosa mal digerita dal maestro Triccoli  poiché veniva ad aumentare il potere decisionale di Magini che tra l’altro non accettava le sue continue interferenze.

“Il nostro rapporto – racconta Lamberto Magini – non è stato facile e ad un certo punto è stato impossibile”.

Infatti nel 1978 rassegna le dimissioni da presidente chiedendo chiaramente al Consiglio Direttivo di scegliere tra lui e Triccoli. Una decisione difficile da prendere. Io, che stimavo e apprezzavo il lavoro di entrambi, riuscii a fargli ritirare le dimissioni promettendo che tutto si sarebbe risolto nelle elezioni della Società previste per il 1980, sperando nel frattempo di riuscire a ricomporre il loro rapporto.

Magini rimaneva nell’idea che per una Società sportiva di provincia, quale era Jesi, avere fatto partecipare tre atlete alle Olimpiadi era un risultato più che appagante. Triccoli, invece, sosteneva che era sicuro di poter far vincere ai suoi atleti una medaglia olimpica. Nei due anni precedenti le elezioni le cose non migliorarono anzi, peggiorarono, creando un forte disagio e una spaccatura anche all’interno della Società. Magini nel frattempo si era attivato per far trasferire, dal centro sportivo dell’aeronautica militare  di Orvieto all’aeroporto di Falconara, il maestro Barbarossa con il proposito, nell’eventualità che fosse stato riconfermato alla presidenza del Club, di fargli prendere il posto del maestro Triccoli.

Si era giunti in prossimità del rinnovo delle cariche sociali ma non si riusciva a trovare alcun candidato per la presidenza.

Come ricorda Gianni Goffi, uno dei primi allievi del maestro Triccoli e ancora socio del Club, il presidente della Federazione italiana scherma, Renzo Nostini, unitamente al segretario Stefanini si precipitarono a Jesi per contattare personalmente i membri del Consiglio direttivo e alcuni personaggi di spicco della scherma locale, tra cui anche lui, per vedere di trovare un candidato alla presidenza, ma con esito negativo.

Io avevo espresso le mie perplessità a candidarmi per rispetto a Magini ma ero anche attratto dalle capacità tecniche del maestro Triccoli e dalla determinazione con cui le sosteneva. Nello stesso tempo ero consapevole che una riconferma di Magini significava per il Club Scherma Jesi perdere il maestro Triccoli.

Prima di sciogliere la riserva parlai con il maestro Triccoli, il quale era visibilmente preoccupato per la situazione che si stava creando. Gli dissi chiaramente che la mia candidatura era per riconfermare lui come maestro a condizione che tra noi ci doveva essere la massima collaborazione ma con una netta divisione dei ruoli, lui si doveva occupare della parte tecnica e io della parte gestionale, senza nessuna interferenza.

Lui mi diede la più ampia assicurazione e io mi candidai con la certezza di essere eletto poiché potevo contare sui voti di coloro che frequentavano i corsi di ginnastica serale, tenuti da Mario Mimmotti, che erano tesserati come soci. Magini, da gentiluomo quale era, si ritirò in buon ordine e il maestro Barbarossa andò a insegnare presso il Club Scherma Ancona.

Come ho detto la sera della proiezione al sindaco Fiordelmondo, se Proietti nel 1980 non avesse fatta quella scelta sicuramente Triccoli, data la sua bravura, avrebbe ottenuto gli stessi risultati ma in altra Società e con altri atleti e forse questa sera i festeggiamenti invece di farli a Jesi si sarebbero fatti ad Ancona oppure a Senigallia.

Ma di tutto quello che ha fatto Proietti per la città di Jesi nè questa nè le altre Amministrazioni comunali ne hanno mai tenuto conto.

Alberto Proietti Mosca

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