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JESI MANI IGNOTE FANNO SPARIRE LO STRISCIONE ALL’INGRESSO DEL CENTRO STUDI LIBERTARI

JESI, 27 ottobre 2017 – Un atto vandalico perpetrato ai danni del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di via Pastrengo: qualche giorno fa lo striscione che campeggiava all’entrata (foto in primo piano) è stato fatto sparire da mani ignote che hanno reciso i cordini che lo tenevano appeso.

«Un’amara sorpresa» sostengono gli aderenti al Circolo.  Il testo che vi era impresso recitava: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, sul lavoro, a scuola, in strada, davanti a un porto. Qui 12.000 libri per essere normali antieroi!”.

«Aveva la finalità duplice di far sentire meno soli chi in questi tempi viene facilmente abbandonato e dimenticato e di sottolineare come le diversità di pensieri e culture, che ad esempio 12.000 libri – quelli contenuti nell’archivio del “Fabbri” e nella Biblioteca Circolante – rappresentassero uno strumento di crescita, solidarietà, ed emancipazione».

Centro studi libertari

Il Centro studi libertari senza più striscione

«Come è noto, i libri hanno dato sempre fastidio a chi vuole e si accontenta di idee semplici e uomini forti. Il fascismo in Italia ne censurava la pubblicazione, il nazismo in Germania, li metteva al rogo. Riferimenti passati che purtroppo appaiono di tremenda attualità, in un paese dove, nel 2016, appena 4 italiani su dieci hanno letto un libro. Un paese che è fra i primi per analfabetismo funzionale della sua popolazione. E i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti».
Poi, per carità a fare gli eroi con uno striscione degli anarchisti sono bravi tutti! Al pari di quelli che fanno le ronde in dieci per intimidire un ambulante, o di quei vendicatori che si fanno giustizia da sé, sparando in giro per la città (o anche dentro casa, con la nuova legge sulla legittima difesa). Presto metteremo un nuovo striscione, magari per sottolineare che quello di Riace è un modello da diffondere più che da perseguire. Ma in fondo uno striscione è poca cosa, è il messaggio che trasmette chi lo mette, e di chi lo toglie».

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