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JESI Marco Candela vice Governatore Lions, passione e spirito di servizio

giovanni filosa e marco candela

E tra un anno sarà Governatore del Distretto 108 A, figura che «deve essere un coordinatore, un servant leader, il quale dica: come posso aiutarti, come posso far emergere, in ognuno dei soci, quello che di lionistico hanno dentro?»

JESI, 25 giugno 2021 – Marco Candela, primario del reparto di Medicina dell’ospedale Carlo Urbani di Jesi, due baffi sopra uno sguardo sghembo e l’attitudine alla battuta fulminante come alla risata auto inflitta, è stato recentemente nominato secondo vice Governatore Lions del Distretto 108 A.

Questo significa che, nel giro di poco più di un anno, sarà lui il prossimo Governatore. E, insieme a lui, anche la nostra città, e i soci Lions che qui vivono, saranno ancor più coinvolti nella mission che li anima e li coinvolge, e Jesi sarà un punto di riferimento, anche a carattere internazionale, dei soci che operano, da oltre cent’anni, nel mondo. Legati da un filo lunghissimo che parla mille lingue ma ha un unico scopo, quello di mettersi a disposizione della Comunità.

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Perché, caro dottor Candela, essere Lions?

«Significa entrare in un‘associazione di servizio, una realtà che è la sintesi di funzione sociale e di identità etica. In sostanza, per intervenire in vari settori, sia che afferiscano la comunità locale, nazionale e non solo, visto che siamo presenti in oltre 210 Paesi. Significa “esserci” sulle aree e le criticità di maggiore interesse, che vanno dalla povertà ai giovani, dall’ambiente  alla scuola. Non vuol dire elargire somme a favore di altre associazioni ma intervenire in prima persona per pianificare, monitorare, affiancare, non elemosinare. Seguendo un codice etico che ha 104 anni di vita e che nei suoi otto punti canonici non è stato mai cambiato per la sua assoluta modernità e la sua coerenza nell’indicare cosa serva per favorire la comprensione locale e internazionale fra le persone. È un codice, alla fine non distribuisce un distintivo, attenzione, ma richiede – a quanti aderiscono al Lionsl’umiltà e l’entusiasmo nell’accettare uno stile di vita. Sempre, in ogni momento del giorno. Gli otto principi di cui ti parlavo poco fa, debbono essere coniugati nella vita quotidiana, per costituire un esempio positivo nella propria Comunità. Questa è la bellezza del Lions, che stimola la pluralità degli interventi, che quotidianamente aumentano nella loro realtà e gravità. Vogliamo costituire una figura con una coscienza viva e produttiva, tenendo presente la problematica che oggi la Comunità stessa, anche quella in divenire, che rispecchia i nostri tempi, affronta. Sostegno morale ma anche materiale, di fronte all’indigenza e alla povertà non possiamo tirarci indietro. Il nostro simbolo ha due facce da leone: una rivolta al passato, cioè la forza e la solidità delle tradizioni e l’altra rivolta al futuro, per essere al passo coi tempi e coinvolgere altre categorie professionali».

Lions si nasce o si diventa?

«Ho trovato una soluzione che definirei vetero democristiana, sapersi impegnare in determinati settori è importante ma devi avere, geneticamente importato, un desiderio di servire il prossimo, senza il quale non esistiamo. Per restituire agli altri, e non voglio fare retorica, quella fortuna che la vita ci ha dato nelle nostre professioni, sentendoci felici e realizzati in un contesto di valori etici».

Cosa vuol dire essere secondo vice governatore? Quali e quanti impegni?

«Alla base di questa candidatura ci sono, sono felice di dirlo, motivazioni sia esterne sia personali. La prima nasce – e l’ho colta con un affetto profondo – da una richiesta unanime del Club di Jesi. L’ultimo governatore espresso fu il compianto dottor Giuseppe Fibbj, e quando me l’hanno chiesto gli amici e sapendo che il Lions è la naturale estensione della mia famiglia – qui faccio riferimento agli insegnamenti di mio padre Raffaele – è difficile dire di no. Per quello che si riferisce alle motivazioni personali, dopo la famiglia, dopo la mia attività professionale, viene la fede lionistica. Porto con me il cosiddetto spirito di servizio e, facendo formazione a livello distrettuale, ho avuto modo di prepararmi con giudizio, superando gli step di formazione lionistica. Quindi passione, perché amo il concetto di inclusione e di lavoro in team. Infine il senso di responsabilità che dovrò mostrare nel coordinare, affiancare, menti e braccia che esprimono un forte livello professionale e associativo. Con la sicurezza di fare il possibile e di avere collaborazione da parte di tutti».

Progetti in fieri?

«Vige la continuità, collegata al rispetto di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo di noi. In una continuità strutturale non complessa ma completa. Ricordo che dobbiamo perfezionare anche dei service pluriennali e consolidati. Questi vanno consolidati e portati a termine».

Ed essere Governatore cosa implica?

«Il Governatore deve essere in primis un coordinatore, primus inter pares, un servant leader, che dica: come posso aiutarti, come posso far emergere, in ognuno dei soci, quello che di lionistico hanno dentro?».

Coinvolgimento durante l’emergenza Covid?

«È stato un periodo irto di difficoltà. Da quando il Coronavirus ha frenato il motore del mondo, la nostra associazione ha fatto il possibile per aumentare il concetto di solidarietà. Sono necessari interventi specifici delibati, diretti, poco da pensare ma molto da fare. Grande impegno per la dotazione iniziale dei presidi medici, cibo e medicinali alle persone vulnerabili, sperimentando con favore le nostre nuove tecnologie di comunicazione in rete. Una “missione compiuta” con particolare coinvolgimento, il Lions italiano è la terza realtà nazionale che ha maggiormente erogato, in termini quantitativi, in questa emergenza pandemica. Ora ci attendono nuove sfide. Il 31 luglio o giù di lì dovrebbe scoccare la sospensione dell’emergenza Covid, con tutto quello che porterà anche dal punto di vista sociale. Dovremo contenere e seguire il passo dei tempi per essere di utilità quando, dal 1 agosto, saremo fortemente impegnati, a fronte delle nuove povertà e ci troveremo di fronte altre realtà. Si parla di sindemia, e quindi bisogna dare una segnale forte di presenza sia con interventi materiali sia cercando di fissare degli esempi su cui costruire una nuova vita dopo questo dramma».

Anche il Lions risente della cosiddetta crisi delle vocazioni?

«Sì, ma bisogna distinguere fra crisi del lionismo e crisi del Lions. La prima la rifiuto radicalmente, non possono tramontare valori spirituali di un movimento che li contiene tutti. L’argomento crisi del Lions è da valutare a fondo ma direi che rientra nella crisi generale dell’associazionismo (da quello giovanile a quello politico). I requisiti che vanno sempre ribaditi sono la democraticità interna, nel partecipare a una governance frutto di giustizia e competenza. Dobbiamo recuperare il rispetto degli altri e una rigorosa ma vivace sobrietà, cercando di superare la logica imperante del profitto. Usciamo dalle nostre realtà, anche quelle politiche, e l’unica terapia è rispetto verso il prossimo e affrontare una gavetta necessaria per lo svolgimento delle dinamiche lionistiche. Ridotta attrattività? Difficoltà della fidelizzazione? Questi settori possono essere terapeuticamente affrontati con l’eccellenza del servire».   

Giovanni Filosa   

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