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Cronaca

JESI Martiri di Montecappone, «L’antifascismo continua» (video e foto)

Oggi la commemorazione per ricordare i sette giovani trucidati dai nazifascisti e per la consegna delle civiche benemerenze 

JESI, 20 giugno 2020Civiche benemerenze ai sette ragazzi torturati e uccisi dai nazifascisti il 20 giugno 1944. Ricordati oggi nel 76° anniversario della tragedia, i martiri di Montecappone hanno ricevuto una cerimonia a numero chiuso e in diretta Facebook con il sindaco Massimo Bacci, il presidente del Consiglio comunale Daniele Massaccesi, l’assessore alla Cultura Luca Butini, alcuni consiglieri, un rappresentante dell’Anpi Jesi che ha letto una lettera della senatrice Albertina Soliani, presidente dell’lstituto Cervi di Gattatico, e i familiari delle vittime. Tra loro, anche i nostri Carla Saveri e Carlo Cecchi.

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

Civiche benemerenze

Il Consiglio ha approvato le benemerenze il 26 maggio all’unanimità con la seguente motivazione.

«A perenne ricordo del sacrificio di tanti giovani, di diverse parti d’Italia, che hanno creduto e combattuto per la libertà e la democrazia, e per esse sono caduti e sono stati barbaramente uccisi, oggi, in un momento di pace e di assodata libertà, la città di Jesi intende onorare Calogero Grasceffo,Vincenzo Carbone, Armando Angeloni, Luigi Angeloni, Francesco Cecchi, Alfredo Santinelli e Mario Saveri e quel triste giorno del 20 giugno 1944, occasione di una morte orribile, senza processo, e con una sola sentenza. Perché i valori della democrazia devono prevalere sempre, in ogni tempo e contro ogni dittatura e sopruso, e per ricordare la liberazione dal regime nazifascista».

Quelli dei partigiani e degli antifascisti, che non hanno colore politico ma solo elevata caratura morale, sono valori imprescindibili anche oggi. L’antifascismo non ha estinto la sua funzione, anzi è ancora fondamentale non abbassare la guardia contro i soprusi e le discriminazioni. 

I sette ragazzi di Montecappone, che al momento dell’eccidio avevano dai 18 ai 25 anni, sono morti per la nostra libertà, così come tanti altri uomini e donne che ci hanno lasciato l’eredità di una Costituzione e di una democrazia da difendere a tutti i costi.

«Grazie a queste benemerenze – ha detto in chiusura Luca Butini – gli jesini hanno da oggi nuovi concittadini di cui dimostrarsi degni».

Tanti gli interventi commossi, che hanno sottolineato l’importanza del ricordo e della memoria. Dopo la cerimonia i partecipanti hanno intonato l’inno partigiano Bella ciao.

Ricordare la storia perché non si ripeta più

Quel pomeriggio d’estate, una squadra di soldati tedeschi e fascisti fermarono una ventina di ragazzi in via Roma, li fecero mettere in fila e li obbligarono a incamminarsi verso villa Armanni, in contrada Montecappone, dove si era acquartierato da qualche giorno il loro comando.

I giovani furono rinchiusi, perquisiti, minacciati, bastonati e infine rimessi in libertà. Tutti tranne i sette che oggi e ogni anno ricordiamo. I sette furono torturati e uccisi con qualche scarica di mitraglia e finiti con i pugnali e i calci dei fucili. Le violenze subite li resero irriconoscibili.

Solo dopo la partenza dei reparti fascisti i familiari dei giovani tornarono in contrada Montecappone, dove scoprirono i cadaveri gettati dentro a un fossato. Fu data loro una degna sepoltura e i loro resti trasferiti nel Famedio dei Caduti, mentre sul posto della fucilazione fu collocata la lapide che ancora oggi vediamo.

Elisa Ortolani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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