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Cronaca

JESI Massimo Mancini, il tassista che ha girato il mondo

«La pandemia ha stravolto tutto, i sostegni non sono stati molti considerando i pagamenti da affrontare, spero davvero che possiamo riprenderci»

JESI, 20 maggio 2021Massimo Mancini, nato a Jesi, non si definisce solo un tassista ma un autista con diverse qualifiche, master e premi. Il suo mestiere, che ha sempre svolto con passione, l’ha portato a scoprire innumerevoli realtà anche in luoghi insospettabili, in Italia e all’estero.

Tra i paesi nei quali è approdato ci sono America, Thailandia, Australia, Nuova Zelanda, Malesia, Polinesia, Indonesia ed Emirati Arabi. Chilometri percorsi: 18 milioni.

Massimo Mancini

Quando ha iniziato questo lavoro?

«Ho cominciato che avevo solo 20 anni, ne ho 52 adesso. Il mio lavoro era quello di autista conducente di macchine di lusso. Il mio primo impiego l’ho svolto a Lugano in Svizzera per un direttore generale della Swiss banking, l’ho servito per un anno e mezzo come autista privato. Purtroppo poi è deceduto e sono dovuto tornare in Italia. In seguito ho avuto un’altra proposta di lavoro da una famiglia molto nota di provenienza reale, nel principato di Monaco, a Montecarlo, con la quale sono ancora in contatto. Ho lavorato per tre anni e mezzo sempre nel settore dei trasporti a Bologna alla Pegaso, per avvocati, giudici, magistrati, attori, dottori… sono andato poi fino a Sanremo, all’agenzia Maggiore e ho girato tutt’Italia: ho fatto il Festival di Cannes, la Mostra del Cinema di Venezia, Miss Italia. Questo per otto anni fino a quando ho lasciato l’agenzia e ho aperto l’attività attuale a Jesi. In seguito ho dato un esame sui trasporti, in Australia, e da lì mi hanno chiamato da tutto il mondo. Non è una professione facile ma questi 32 anni mi hanno dato tantissime soddisfazioni».

Tante le personalità di spicco che sono salite nella sua auto: ha seguito Margherita Hack, Brad Pitt, George Clooney, Madonna, Robert de Niro, Nilla Pizzi.

In Italia ha conosciuto personaggi come Emilio Fede, Silvio Berlusconi, e Luca Cordero di Montezemolo che ha portato per diversi anni a Tolentino, Milano, Bologna e alla Ferrari, a Modena. Un lavoro che abbisogna anche di molta preparazione

«All’estero mi studiavo le strade in inglese due o tre mesi prima. Quando arrivavo un po’ mi ero ambientato ma non è come da noi, là tutto cambia velocemente».

Come è cambiato il lavoro con il sopraggiungere della pandemia?

«Quest’anno ho avuto delle buone chiamate ma non mi sono potuto muovere. Una per Walter Zenga tre mesi a Dubai, a Los Angeles un’agenzia americana di Hollywood. Il mio mondo è stato stravolto, non solo per una questione di guadagno. Prima portavo molta gente in aeroporto e a teatro, adesso non più. In piena pandemia ho continuato a lavorare adottando tutte le misure di sicurezza necessarie come la barriera di protezione in vetro, gli igienizzatori automatici, pellicole anti Covid sui vetri. Facevo tanti chilometri al mese e portavo in giro per l’Italia modelle famose e personaggi di spettacolo sempre con l’autocertificazione. Ma non è più come una volta, è tutto più ristretto. Mi manca girare il mondo, ora faccio solo servizi locali. Poi i sostegni per il settore non sono stati molti, considerando tutti i pagamenti che dobbiamo affrontare. All’anno ci sono almeno 30-40mila euro di spese. Spero davvero che possiamo riprenderci».

Massimo Mancini

Il viaggio o la persona che più le è rimasta impressa?

«Ho avuto un bellissimo rapporto con l’astrofisica Margherita Hack, che mi ha citato anche in un suo libro. Per me era come una nonna».

Cora Ceccarelli

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