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JESI MATTEO MARASCA RITIRA LA SUA CANDIDATURA A SINDACO: “NON MI RICONOSCO IN QUESTO PD”

JESI, 11 febbraio 2017 – “Mi tiro fuori, la linea espressa dal Pd cittadino in questi mesi di avvicinamento alle elezioni amministrative è incompatibile con le mie idee. Ritiro la mia candidatura a Sindaco sia che si vada alle primarie o meno. Finisce qui la mia esperienza, non concorrerò per il Consiglio comunale né sono disponibile, in caso di vittoria, per incarichi di Giunta“.

Sceglie il centro sociale L’Incontro, Matteo Marasca, capogruppo Pd in Consiglio comunale e sino ad oggi, 11 febbraio, tra i papabili per andare ad affrontare il primo cittadino uscente Massino Bacci.

“Non a caso siamo qui – spiega – e non dentro una struttura politica. Qui che è un preciso punto di riferimento sociale aperto alla gente, in cui si manifesta spirito di solidarietà. E  nel quartiere di San Giuseppe, dove sono nato e ho mosso i primi passi in politica. E dove, nelle ultime elezioni, ho raccolto 500 preferenze“.

Quei voti che, adesso, potrebbero mancare al Pd e c’è chi giura proprio che “gli mancheranno tutti, ad uno ad uno...”.

“Farò politica come semplice iscritto, non accetto altre sistemazioni, perché, comunque, il partito rappresenta una forza politica con prospettive future, di ampio respiro, che ti permette di programmare con continuità. Il problema non è solo, infatti, sistemare buche, in una città, ma gestire bene il presente con uno sguardo d’insieme rivolto al futuro”.

La linea tenuta dalla Casa del Popolo sin qui – il 15 è programmata la riunione decisiva su programma e candidato – e le aspirazioni di Marasca, alla fine, hanno finito per collidere definitivamente.

“Sono coerente con quanto ho sempre sostenuto: sin da giugno avevo spinto per fare le primarie alla fine dell’estate, prima del referendum, perché previste dal nostro statuto e perché rappresentano quella partecipazione sulla quale si fonda il nostro partito. Serviva un nuovo dialogo con i cittadini, un confronto partecipato, ampio e trasparente per delineare la figura e il programma che rappresentassero in sintesi la volontà del nostro popolo. Avere tempo per la costruzione di una classe dirigente capace di dare risposte adeguate e pronta a ritornare al governo della città. Tutto questo dandosi dubito da fare, anche perché si sarebbe avuta la possibilità di presentare liste di appoggio per rafforzare la candidatura. E, invece, la risposta è stata il costituirsi di un comitato di fantomatici saggi, iniziative che sottendevano continui rinvii e ricerche di leggendari candidati unici“.

“Tutto all’interno della Casa del Popolo con una eccessiva concentrazione alle dinamiche interne. Mentre fuori la città incalzava…”.

Marasca ha combattuto la sua battaglia, non è passata la sua idea delle primarie a tutti i costi, quindi “continuo a battermi per un candidato che rappresenti quello in cui credo, giovane e di prospettiva, che sia espressione di un progetto di rinnovamento, anche se a guardare i nomi, sono sempre quelli…”.

” Siamo in ritardo, io la mia disponibilità l’avevo data nei tempi giusti e non per ambizione personale. Sono un ragazzo trentaduenne con un impegno decennale in consiglio comunale, quindi esperto nella macchina amministrativa, vivo del mio lavoro all’università, non ho mai avuto incarichi né li ho mai chiesti. Credevo che la mia fosse una candidatura utile per la città ma il partito non ha mai risposto. E penso anche che avrei avuto possibilità di vittoria. Dall’altra parte, però, non ho mai visto la stessa chiarezza, la stessa determinazione, lo stesso coraggio“.

E, poi, tanto per ribadirlo a chi non ha voluto sentire “la mia non sarebbe stata una candidatura isolata, io ho vissuto con la città, dentro di essa, con i suoi problemi e la sue richieste. Non mi sono chiuso dentro la Casa del Popolo e a chi critica la nostra opposizione in Consiglio dico che abbiamo fatto tutto quello che ci competeva e lo abbiamo fatto bene. Il partito avrebbe dovuto mantenere il timone e delineare azioni e progetti per il futuro di Jesi. Noi siamo stati sempre presenti. Di altri lo si può dire?”

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