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JESI MODIFICHE STATUTO: CRITICHE DI ANPI, JESI IN COMUNE E ANARCHICI

Per tutti «manca la partecipazione», inoltre «i termini antifascismo e resistenza sono stati reinseriti in un contesto confuso»

JESI, 22 febbraio 2019 – Torna la questione delle modifiche allo Statuto comunale che tiene banco ormai da mesi. Scettica l’Anpi che lo scorso dicembre aveva protocollato in Comune una proposta di atto pubblico, costruita in seguito all’assemblea pubblica indetta dalla stessa associazione.

«Prendiamo atto, con delusione, che l’Amministrazione comunale non ha risposto né preso minimamente in
considerazione la proposta – fa sapere l’associazione dei partigiani guidata da Eleonora Camerucci – ricordiamo che il documento è stato sottoscritto da ex sindaci della città di Jesi, associazioni, forze politiche, sindacati e cittadini». La richiesta dell’Anpi è, sostanzialmente, quella di lasciare immutato l’articolo 4 dello Statuto. Stessa richiesta che ha mosso Jesi in Comune.

«Aver reinserito i termini antifascismo e resistenza in un contesto confuso come quello dell’ultimo testo
presentato, non fa che svuotare di significato i due concetti che hanno un profondo valore storico ed etico – continua l’Anpi -. I principi fondamentali che regolano la vita politica e sociale di una comunità dovrebbero inoltre risultare di facile lettura e comprensione, essere sintetici ma ricchi di contenuto, rispettando le basilari regole lessicali della lingua italiana. Contestabile è anche la modalità introdotta negli ultimi giorni per formulare proposte da parte dei cittadini: una procedura informatica con la quale inviare le osservazioni con il termine di 15 giorni che però esclude quanti non usufruiscono di questa tecnologia. Ci chiediamo chi valuterà le proposte, con quale modalità verrà comunicato il risultato e soprattutto quale validità possa avere questa procedura dato che è prevista nell’ultima revisione dello Statuto non ancora approvato, quindi priva di validità giuridica».

Mancanza di partecipazione è la critica mossa anche da Jesi in Comune: «Il Presidente del Consiglio Comunale ha comunicato che una vera e propria partecipazione, quantomai necessaria visto che si accingono a modificare i principi fondanti della Città, non è prevista né contemplata – spiega il gruppo di opposizione -. Confermata l’assemblea pubblica del 26 febbraio (martedì prossimo, ore 21, Palazzo dei Convegni) che però ad oggi risulta solo dal sito del Comune (sempre per favorire la più ampia partecipazione…). Le proposte, una volta pervenute, saranno esaminate dalla conferenza dei capigruppo dei gruppi consiliari, cioè da 7 consiglieri comunali più il Presidente (!), giusto per evitare confronti e lungaggini varie. Come sarà gestita l’unica assemblea pubblica prevista e poco pubblicizzata e che fine faranno le osservazioni che arriveranno, non è dato sapere. Abbiamo lamentato la mancanza di partecipazione e condivisione sin dall’inzio e con tutti i modi a nostra disposizione».

Molto critici anche gli anarchici: «L’adeguamento ai cambiamenti normativi, che poteva essere fatto quasi meccanicamente rispettato le indicazioni di legge, è diventato occasione per riscrivere i principi fondanti dello Statuto, la cui lettura, nella versione proposta dall’Amministrazione, fra aggettivi, ripetizioni, avverbi vari e passaggi ridondanti, fa pensare più ad un qualcosa che rappresenta una via di mezzo fra la propaganda elettorale, il revisionismo e la riscrittura di parte dell’identità di una città».

Lo Statuto doveva essere modificato per quel che riguarda il difensore civico e le circoscrizioni, poi è emerso che dal testo erano stati eliminati i termini antifascismo e resistenza (leggi l’articolo).

«Non ci entusiasma parlare dello Statuto comunale ma sulla versione proposta c’è molto da ridire e probabilmente verrà adottata a colpi di maggioranza – continuano gli anarchici -. Fatto metodologicamente poco rappresentativo, democratico e partecipato, ma soprattutto che segna ulteriormente la distanza fra il Palazzo e la collettività, fra paese legale e paese reale. I momenti di discussione pubblica dovrebbero molto di più caratterizzare le scelte politiche ed economiche di questa città. La riscrittura dello Statuto poteva essere una di queste occasioni».

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