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Cronaca

JESI Natale, noi credenti dobbiamo donare una speranza che non delude

Il messaggio del vescovo don Gerardo Rocconi, tanti motivi di riflessione e per alcuni con grandi preoccupazioni per la salute, per il lavoro

JESI, 25 dicembre 2020 – Ho l’impressione che ci stiamo facendo gli auguri di Buon Natale un po’ sottovoce. Con un certo pudore. Abbiamo quasi la sensazione di prenderci in giro. Il corso di Jesi è tutto illuminato: eppure trasmette così poco. Piuttosto si sente qualcuno che commenta: «Ma dove trovano la voglia di festeggiare?»

Certo, è un Natale diverso, con tanti motivi di riflessione e per alcuni con grandi preoccupazioni: preoccupazione per la salute, preoccupazione per il lavoro.

E poi i giovani. A volte penso che siano la categoria più colpita: non tanto dal punto di vista della salute, quanto dal punto di vista esistenziale: relazioni difficili, scuola difficile, giornate difficili, permanenza a casa difficile…

Ma a noi credenti questo Natale cosa dice? In questo Natale noi abbiamo qualcosa da dire, o meglio da donare?

Io credo che il ruolo dei credenti diventa particolarmente importante e delicatissimo proprio nei momenti di sofferenza. Infatti si tratta di donare dei motivi di speranza. Una speranza non semplicemente basata sul Tutto va bene, o sul Tutto andrà bene.

Ricordate quando alcuni mesi fa si vedevano tanti striscioni con scritto Andrà tutto bene? Non si vedono più! Certo, dietro quelle scritte c’era una speranza, o meglio, un desiderio che, però, è sfumato, perché le cose non sono andate bene.

Io credo che noi credenti dobbiamo donare speranza, sì, ma una speranza che non delude. Ma ciò sarà possibile solo se noi per primi coltiviamo questa speranza certa.

In questi giorni mi ha aiutato molto la figura di Maria Santissima. I credenti delle prime comunità cristiane, regalandoci i racconti dell’Annunciazione e della Visita di Maria a Elisabetta, ci testimoniano come essi hanno interpretato la fede di Maria. Non ci interessa se l’Angelo è entrato dalla finestrella o se Maria ha compreso qual era la sua vocazione in un profondo dialogo con Dio; ci interessa piuttosto capire che Maria ha detto sì all’umanamente impossibile, all’inverosimile. Diciamolo pure: ha detto sì all’assurdo. Maria non ha capito nulla di quanto accadeva attorno a lei: si è semplicemente fidata di un Dio che non delude e sulla Parola di Dio, che la sovrastava, ha scommesso.

Maria, pur non potendo comprendere come si poteva dare alla luce un figlio senza un padre, e per di più (inaudito!) figlio di Dio, come si poteva ereditare il regno di Davide morto da mille anni, come poteva agire lo Spirito Santo, in quel momento illustre sconosciuto… Maria si è fidata, ha dato fiducia a Dio, ha accolto quell’umanamente impossibile che Dio proponeva. E Dio ha realizzato in Maria quanto aveva promesso.

Maria il suo salto l’ha fatto nel buio. Non può essere che così. Quando ci si trova di fronte a Dio non può essere che così. Perché? Perché Dio è Dio, Dio fa le cose da Dio, Dio agisce da Dio e pertanto fra i suoi disegni e i nostri c’è sempre uno scarto immenso. Di fronte a Dio ci si può solo fidare, non pretendere di capire.

E questa è la storia di sempre. Dio promette gioia, pace: anche oggi. Ma quella gioia che il Signore promette non sta tanto nel fatto che si è capito tutto di Lui, ma nel fatto che di Lui ci si fida, sapendo che mai ci abbandona.

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C’è un testo di Isaia che suona così: Popolo di Sion, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica il Signore ti farà grazia. Anche se ti darà il pane dell’afflizione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela» (cfr Is 30,19 ss).

Che significa? Significa che la vita sarà sempre una fatica, ma anche che il Signore è disposto a manifestare il suo volto, a camminare con gli uomini, a far sentire la sua presenza, a indicare la strada, cioè a dirci qual è il valore e il senso della nostra esistenza.

Oggi possiamo trovare la pace. Sì anche oggi. Non perché tutto va bene, ma perché il Signore è vicino. Nella maniera che lui solo sa, ci custodisce e ci ama. Tutti. Anche quelli che agli occhi del mondo sono gli sconfitti: parlo dei quasi 65.000 morti con il Covid. Sì, la nostra speranza è anche questa: loro pure sono in questo progetto di amore di Dio, sono nel suo pensiero e, per una via che il Signore conosce, anche loro sono nel suo amore e vedono il suo volto.

Carissimi lettori, diciamocelo pure e con forza, Buon Natale! Ma ritroviamo e riscopriamo il motivo più vero: il Signore è vicino.

Il Signore sa bene che siamo nella tempesta: ma Egli con noi è dentro la tempesta per darci la sua forza e assicurarci che nulla e nessuno va perduto quando si accoglie il suo amore.

Così come è accaduto alla piccola Maria. Lei ha accolto l’amore di Dio che le proponeva l’inverosimile. Per questo poi ha potuto dire: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e santo è il suo nome (Lc 1,49).

Tutto ciò vale anche per noi. Oggi. E allora, con convinzione, Buon Natale!

+ Gerardo Rocconi, Vescovo

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