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Jesi «Nel Trovatore ho lavorato con giovani grandi professionisti»

La regista Deda Cristina Colonna: «Abbiamo fatto un lavoro complesso, in pochi giorni, ma con grande felicità»      

Jesi, 22 ottobre 2022 – Domani domenica 23 ottobre, alle ore 16, ultima replica, al Pergolesi, de “Il Trovatore”, di Giuseppe Verdi, nell’ambito della Stagione Lirica del Massimo jesino inaugurata proprio ieri sera.

Oggi il Trovatore, come del resto le altre opere componenti la cosiddetta “trilogia popolare”, vale a dire “Rigoletto” e “La Traviata”, è sinonimo di sicuro successo. Di presa sul pubblico, le sue arie sono conosciute, e questo è un bel riscontro, anche dal pubblico dei giovani studenti in mezzo ai quali mi ero intrufolato nel pomeriggio ad essi dedicato.

Deda Cristina Colonna – foto Ivan Muselli

Passando da “attempato ripetente”.

Deda Cristina Colonna, Giovanni Filosa

Senza entrare minimamente nei singoli momenti che hanno coinvolto cantanti, orchestra e coro, posso dire che si è assistito a una rappresentazione che avrà (per Trovatore è strano dirlo…) un futuro.

Il Trovatore - foto Binci
Il Trovatore – foto Binci

Nel senso che alcuni giovani interpreti hanno pienamente le phisique du role per affrontare anche montagne più ardue. Della messa in scena e dei “movimenti sul palcoscenico” ho parlato con la regista Deda Cristina Colonna, volata in Polonia subito dopo la prima per ricevere un prestigioso premio per la sua attività.

Applausi a scena aperta per lei da tutti noi. Mi dice che «nell’adattamento nell’ambiente quattrocentesco c’è stata la volontà di ritrarre un momento della storia dell’uomo. Nell’eterna notte che avvolge il Trovatore ho visto l’ultima notte del Medioevo, l’ultima frangia in cui all’umanità, prigioniera delle superstizioni e dinamiche personali, il potere offre la possibilità di arrivare a prendere ciò che gli piace. L’ unica verità viene distillata e detta nell’ultima scena, quando Azucena sussurra “era tuo fratello”. Un momento di grande introspezione e rappresentazione del buio della ragione, quando è occluso dalla superstizione. Questa è la caratteristica che mi ha ispirato maggiormente».  

Il Trovatore - foto Binci
Il Trovatore – foto Binci

Un palcoscenico su cui incombe uno “scuro” inquietante…

Il Trovatore - foto Binci
Il Trovatore – foto Binci

«Quando oggi rappresentiamo il Trovatore dobbiamo farci carico di questo “scuro” e rappresentare fedelmente, sentimenti come l’amore, la gelosia, l’odio, la lussuria e il contesto architettonico dei riferimenti iconografici. In quel contesto mi è sembrato di poter interpretare lo “scuro” come il peso di certe architetture familiari tremende, di maledizioni e desideri di vendetta passati di madre in figlio, di inevitabili costellazioni familiari che pesano sull’animo dei ragazzi. Ho cercato il più possibile di lavorare sugli interpreti e poterli definire cantanti e attori è per me una grande soddisfazione. E’ il mio primo Verdi, e mettere le mani in Verdi avrebbe potuto imbarazzarmi. Non li cito uno per uno ma tutti gli interpreti sono stati coinvolti in questa grande opera. Infine, ho lavorato, anche se con tempi stretti, con una un’equipe molto in gamba, sotto tutti i punti di vista, e sono molto riconoscente per avermi dato questa responsabilità. Abbiamo fatto un lavoro complesso, in pochi giorni. Ma con grande felicità».      

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