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Cronaca

JESI Neri Marcorè: «Amo mettermi in gioco»

L’attore sarà al Teatro domani con “Rispondimi, bellezza” che inaugura il Festival Pergolesi Spontini

JESI, 5 settembre 2020 – «Raffaello Sanzio, artista geniale, orgoglio delle Marche, l’uomo che come tanti altri grandi innovatori è riuscito a varcare un limite e a spostare quel confine visibile che sembrava ai suoi contemporanei l’ultima frontiera possibile; con la sua opera ha fatto capire che oltre quel limite c’era qualcosa di più e di diverso».

Parole di Neri Marcorè, e musica che sentiamo in sottofondo, che debutterà domani domenica 6 settembre al Teatro Pergolesi con “Rispondimi, bellezza”.

Nello spettacolo, la musica di oggi si fonde con l’opera di Raffaello Sanzio e la forza della parola poetica.

Marcorè ha sempre amato il rapporto con la parola e con la musica, soprattutto per la loro influenza e il peso che coinvolgono il pubblico e le coscienze. Altro che sono solo canzonette! Testimoni a favore ne sono De André, Gaber, Pasolini, parole e musiche, dei quali Marcorè ha avuto modo di comunicare al pubblico delle idee, dei concetti che non siano «solo un’astrazione, se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione» – grazie Gaber.

«Ma io – mi dice con la sua voce accattivante e rilassata, come sempre fanno gli artisti al di fuori del palcoscenico o del set – non ho meriti. La Fondazione Pergolesi Spontini mi ha chiamato e io sono qui per interpretare parole, per recitare. Mi sono prestato molto volentieri per ricoprire questo ruolo. Mi ritrovo casualmente in quest’opera, sai, essendo molto curioso, talvolta seguo percorsi disuguali. L’ho fatto alcune volte, per esempio, con “Pierino e il lupo”, che prevede un’orchestra sinfonica e una voce narrante. Mi piacciono le contaminazioni, amo mettermi in gioco. Come qui a Jesi, una partecipazione che rappresenta una scoperta anche per me».

“Ascoltando Gaber e De André mi sento utile e le parole di Pasolini mandano un messaggio preciso, anche oggi”: vero?

«Sono un patrimonio prezioso, è affascinante reinterpretarli e forse, nel momento di entrare in scena e cantare o recitare versi, divento utile per il pubblico a fargli capire, riportare una frase, una parola, una riflessione. Hanno vissuto il loro tempo ma sono riusciti pure a leggere quello che poi sarebbe successo dopo tanti anni, perlomeno Gaber e De André. Le loro riflessioni penso siano utili per tutti, pur se metto in scena concetti che oggi hanno probabilmente riferimenti diversi. Ci mancano questi personaggi, difficile da indovinare come avrebbero descritto questi anni così controversi. Non saprei dire se ce ne sono altri di autori così profondi, ma loro restano riferimenti imprescindibili. L’attualità va vissuta così com’è, con quello che ci propone, ma sono convinto che ci sia troppo rumore di fondo, ci sono i media, ci sono i social, la comunicazione è diversa».

Hai esplorato tutti i settori dell’arte, tutti gli angoli che un attore, cantante, imitatore, conduttore possa frequentare. Non dirmi che ti manca quello che l’attore Corrado Olmi definisce “il circo equestre”?

«Non mi pongo limiti, per cui potrei prendere in considerazione anche la possibilità di camminare sul filo! Non ho paura della figuraccia, davvero, perché non appena mi accorgo che non fa per me, faccio subito un passo indietro. Non ho né predilezioni particolari ma mi piace variare, perché tutto contribuisce a far crescere la mia percezione dell’arte. Ogni forma artistica ha i suoi canoni e a me piace esplorarli e così, in trent’anni di carriera, ti ritrovi un giorno a dire: ho percorso tante strade, tutte mi hanno fatto crescere con modi e canoni diversi. Un esempio è questo “Rispondimi, bellezza” al Pergolesi di Jesi».

Lo saluto e penso, così, a una delle sue imitazioni di Maurizio Gasparri, di cui non c’è solo l’immagine in quello che Marcorè dice e racconta. Lo fa non perché ne scaturisca una grassa risata e quindi la benevolenza e l’affetto del pubblico, l’ironia è intelligente, fa pensare senza dovere suscitare per forza risate isteriche, come alla fine di una barzelletta, ci scommetto la mia chitarra senza corde.

Ma l’attore quando è intervistato è se stesso. Nessun altro. 

Giovanni Filosa

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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