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JESI OGNI DONNA È BELLA: LA MOSTRA DI CARLA E CLAUDIA PISTOLA

Due gemelle e la coppia è servita. Intervista a cuore aperto che spazia su un mondo declinato al femminile 

JESI, 4 ottobre 2019 – Due gemelle sono una cosa seria. Già una basta e avanza, figuriamoci la coppia servita. Soggetti che dipingono, scrivono poesie, testi, si confrontano col mondo dell’arte, quello che è più o meno intorno a noi, cercandone i lati che maggiormente colpiscono i cosiddetti fruitori di oggi.
Il loro è, per lo più, un mondo declinato al femminile perché anche se il soggetto dovesse far pensare a tutt’altro, in realtà c’è, nell’universo – quadro, sempre un profilo di donna, che lavora, si diverte, mostra il suo corpo, cioè la femminilità che ha dentro e che, qualche volta, affannata e intricata con le linee, sembra addirittura uscire dai quadri, infinita.

I loro lavori, di Carla e Claudia Pistola, sono appesi, in questi giorni, presso il Palazzo Bisaccioni di Jesi, sede della Fondazione Cassa di Risparmio, in un insieme di colori, di tenuità, insieme a foto di visi che qualcuno direbbe: cosa ci fanno lì? In realtà sono l’opera fotografica del terzo artista, Marcello Bedoni, da tutti conosciuto come uno stimatissimo tenore ma che, come tanti, trova il suo mondo lirico al di fuori dei confini del natio borgo selvaggio.

È anche un buon fotografo, dotato di una tecnica che lo porta a cercare nei volti femminili soprattutto, la crepa o la dolcezza del viso e dell’anima. Peccato non fosse presente alla chiacchierata con le due gemelle, Carla e Claudia, che ho ritratto di fronte al manifesto che dà il titolo alla mostra “L’impalpabile armonia dell’essere”, visitatissima e che chiuderà i battenti il 6 ottobre.
Diciamoci che mi rispondono all’unisono così eliminiamo l’antipatico a domanda risponde.
«La nostra mostra è dedicata alla donna, che rappresenta il meglio della natura, capace di essere creata e di creare, di amare per la sua bellezza, perché ogni donna è bella. La rappresentiamo soprattutto con i colori. Talvolta è fragile nella sua essenza, ma in realtà intorno alla nostra protagonista c’è sempre e comunque una corazza, che le permette di affrontare la vita. Questo lo si può vedere dai nudi mentre nei dipinti naif c’è una donna che ti riporta in un mondo bambino, una donna materna, che ti accoglie. C’è una poesia che parla delle fragilità di una donna che però, in realtà, è pronta a lottare e tirare fuori la forza che ha dentro».
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L’uguaglianza fra i sessi, la parità sociale e di genere, quel che volete, secondo voi sono mete finalmente raggiunte?

«Assolutamente non del tutto. La donna deve essere donna l’uomo un uomo. Punto. Ciascuno con le sue peculiarità, debolezze, punti di forza, messi insieme questi ingredienti si fa una società in cui ovviamente la donna deve restare materna, femminile, come il passato e la natura ci hanno tramandato. Vogliamo percorrere la stessa strada, la stessa carriera, senza privilegi né limiti o svantaggi».
Voi dite: la donna come inarrivabile esempio di saggezza. Mi sembra un’affermazione unilaterale, se vi sentisse chi dico io…
«Pensa, l’ha scritta Bedoni questa frase! Voleva dire che la donna è inarrivabile soprattutto per le peculiarità uniche che possiede, cioè l’essere madre, donna, moglie, un punto di riferimento per la comunità. E non sempre è cosa facile».
Mi metto un’espressione brencia, per vedere dove vogliono andare a parare.
«A certe soluzioni arriviamo prima noi, lo sai perché? Perché ragioniamo moltissimo, l’uomo invece è più immediato e per questo lo invidio».
Come lavorate nello scrivere e nel dipingere? Chiaramente ciascuna a casa sua…
«Nei ritagli di tempo libero, non appena viene la voglia di fare qualcosa di positivo, spesso con un sottofondo musicale, ci serve la spinta interiore e ce la danno la musica e i colori».
Insomma, quando arrivano, si parte e si va, le loro immagini e le loro parole rappresentano la donna come bellezza nuda e bella, con la natura a fare capolino ma lei è lì, protagonista assoluta. Vedete, non si è parlato di ispirazione che ti fa pensare, più o meno, alla filosofia post femminista. Le due “gemelle non per casovedono coi loro occhi, che poi al passeggero visitatore piaccia oppure no, l’ideale di una donna di questi tempi.

Chiaro, che riconoscerle a prima vista non è facile e allora le saluto con un fichissimo “ciao ragazze”, dopo essere stato sottoposto ad uno shooting fotografico (in sostanza, ci siamo messi in posa…) tutti e tre insieme, che non posso pubblicare (solo una foto, ok) perché sarebbe lesivo della mia dignità di giornalista “decano” e della mia onorabilità di Onafifetto in carriera. Lì ho avuto, purtroppo, la conferma di chi comanda.

Giovanni Filosa
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