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Cronaca

Jesi Ospedale “Carlo Urbani”, «un’eccellenza che sta decadendo»

Il punto con Pasquale Liguori responsabile del Tribunale del Malato: «La carenza di medici e posti letto, le criticità del pronto soccorso, le liste d’attesa, ne consegue la perdita di qualità del servizio e della fiducia degli utenti»

Jesi – Una struttura che era fiore all’occhiello della Sanità territoriale oggi mostra carenze e difficoltà che la stanno portando a un progressivo decadimento, in termini di servizi offerti e di immagine che proietta all’esterno, soprattutto verso gli utenti che attestano una mancanza di fiducia nei confronti del sistema sanitario locale.

Sono questi i tratti distintivi del quadro sull’ospedale Carlo Urbanidi Jesi definito da Pasquale Liguori, responsabile del Tribunale dei diritti del Malato, a cui abbiamo chiesto una panoramica sulle attività svolte dall’organo in difesa dei pazienti e sulle criticità da risanare al “Carlo Urbani”.

Pasquale Liguori

Dott. Liguori, anno di nascita ed evoluzione del Tribunale del malato a Jesi?

«L’attività è iniziata nel 1990 come Rete di cittadinanza attiva derivante da un movimento di carattere nazionale che aveva istituito il Tribunale dei diritti del malato. Inizialmente il termine tribunale è stato mal interpretato da molti, che hanno associato questa realtà a un’accezione negativa, quasi da inquisizione, e di azioni legali contro il personale sanitario».

«Il lavoro iniziale, infatti, è stato proprio quello di recuperare la credibilità e la fiducia con gli operatori, nei primi anni era tutto complicato anche dalla presenza di procedure molto burocratizzate. Oggi, invece, il rapporto è più snello e veloce. Se si presenta una problematica segnalata da un paziente, ho la possibilità di contattare direttamente il direttore dell’unità operativa e spesso riusciamo a trovare la soluzione insieme, senza la necessità di fare altro».

«Se ciò non avviene allora scatta la comunicazione più formale, con richieste scritte alla direzione Ast o alla direzione dell’ospedale. Una delle problematiche più frequenti, ad esempio, è quella di trovare un posto letto per i pazienti che aspettano sulle barelle del pronto soccorso da 2 o 3 giorni e si rivolgono al Tribunale del malato per trovare una soluzione. Nella maggior parte dei casi riusciamo a sistemare il paziente».

«Un altro ambito in cui nel tempo siamo riusciti ad avere un buon risultato riguarda quello della salute mentale, capita spesso che si rivolgano a noi pazienti in difficoltà che devono essere curati o presentano problemi con i familiari o con la cura stessa. In questi casi abbiamo attivato incontri tra gli operatori del centro di salute mentale, il paziente e i familiari, in cui la nostra presenza funge da mediatrice, il paziente ci dà fiducia e si affida alla nostra consulenza».

«Il tratto costante che emerge dalle situazioni che ci si presentano è che spesso i pazienti non hanno punti di riferimento, non sanno a chi rivolgersi e trovano proprio nel Tribunale del malato un porto sicuro».

Che tipo di assistenza offre il Tribunale del malato, quante persone ci lavorano e quando è possibile presentarsi in ufficio?

«Sono 4 le persone che ci lavorano, incluso me, il tipo di assistenza dipende dal caso che ci si presenta e può variare dal semplice contatto con il direttore dell’Unità operativa, con cui, come dicevo, risolviamo il problema in modo immediato, alla richiesta formale alla direzione sanitaria, all’assistenza legale vera e propria di risarcimento danni o penale, di cui si occupa l’ufficio legale e offre una consulenza è gratuita».

«Anche nel caso sia necessaria una perizia del medico legale, a pagamento, abbiamo ottenuto convenzioni per mantenere i prezzi moderati. L’obiettivo della consulenza è quello di concludere con una mediazione tra le parti senza arrivare ad una fase processuale».

L’ospedale “Carlo Urbani”

«Il nostro ufficio è aperto il lunedì dalle 8.30 alle 10 e dalle 10.30 alle 12, il martedì dalle 10 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17, il giovedì dalle 8.30 alle 10».

Alle annoverate criticità del pronto soccorso che soluzioni propone il Tribunale del malato?

«Abbiamo individuato diverse proposte che secondo noi alleggerirebbero il carico di lavoro del pronto soccorso, fermo restando che di fatto resta la mancanza di ben 7 medici. In realtà i dati ci indicano che, su 33mila accessi all’anno, il 70% degli utenti ha dei codici verdi o bianchi. Questo significa che si verificano molti accessi impropri che potrebbero essere gestiti dal medico di base o dalla guardia medica».

«Cito alcune casistiche degli utenti che si sono rivolti al pronto soccorso negli ultimi giorni: insonnia e inappetenza, eritema su braccia e gambe che dura da un anno, esami ematici di controllo prescritti dal medico di base che ha consigliato l’utente di andare al pronto soccorso, dolore e limitazione a deambulare da 20 giorni».

«Ecco, casi del genere dovrebbero essere risolti dal medico di base o da visite specialistiche e non certo intasando il pronto soccorso. E’ evidente che il loro codice andrà in coda a tutti gli altri e dovranno fare lunghe attese».

«Resta il fatto che i posti letto sono pochi e da tempo chiediamo che lo spazio riservato all’emergenza sia ampliato per permettere a chi resta in attesa per 2 o 3 giorni senza essere collocato in reparto, possa almeno sostare in posti letto confortevoli e non su barelle lungo i corridoi, una situazione inaccettabile soprattutto per gli anziani».

«Come Tribunale del malato abbiamo ottenuto il posizionamento di uno schermo nella sala di attesa che permette agli utenti di vedere quanti pazienti sono dentro al pronto soccorso e quanti codici urgenti ci sono prima di loro. Questo è già un buon punto di partenza per capire il tipo di attesa che li aspetta. Ho segnalato anche agli operatori del triage che sarebbe opportuno che ogni tanto si affaccino in sala d’attesa, per controllare la situazione e magari rassicurare i pazienti sulle tempistiche».

«Ho proposto anche che la guardia medica sia spostata in ospedale, sempre nell’ottica di alleggerire il carico del pronto soccorso, i casi meno gravi potrebbero essere visitati lì piuttosto che rivolgersi all’emergenza».

«Il sovraffollamento e la carenza di medici e posti letto, vanno a minare fortemente la qualità del servizio a cui si aggiunge anche la presenza di medici provenienti dalle cooperative di cui non è dato sapere il curriculum professionale e se sono specializzati nell’emergenza».

La carenza di posti letto e di personale è una problematica che riguarda anche i reparti, quali sono i più colpiti?

«Di sicuro sono il reparto di Chirurgia e di Medicina generale. Nella Chirurgia attualmente sono confluiti anche gli interventi di day surgery, che prima erano gestiti da un reparto dedicato, con tanto di responsabile nominato e di chirurgia bariatrica per l’obesità, di cui il “Carlo Urbani” è diventato centro specializzato. Credo che sia necessario fare una riflessione sul tipo di assistenza che si vuole offrire».

«Spesso la professionalità di medici esperti deve fare i conti con la mancanza di posti letto e la carenza di risorse che non permettono di garantire la qualità del servizio e la quantità di interventi e visite necessari. Questa confusione mina la qualità di una struttura che era considerata il fiore all’occhiello della sanità territoriale e adesso sta decadendo, spingendo anche alcuni professionisti a dare le dimissioni».

Quanto alle liste di attesa per visite ed esami, che novità ci sono?

«Molti pazienti non sanno che il medico di base nella prescrizione può indicare diversi Codici di priorità: inserendo il codice breve o urgente, è possibile diminuire i tempi di attesa. Una delibera regionale che risale al 2019, ha individuato 69 tipologie di prestazioni previste dal Piano nazionale della Sanità, che vanno trattate in modo diverso da quelle ordinarie e richiedono il rispetto di una tempistica di prenotazione più breve».

«Per questo è importante sensibilizzare l’utenza a verificare con il medico di base il tipo di codice e con il Cup la tipologia di prestazione che permette al paziente di essere inserito nelle Liste di garanzia e qualora non ci fosse disponibilità al momento della prenotazione implica l’impegno da parte dell’Ast di ricontattarlo entro 5 giorni per proporre un appuntamento. Nessuno, purtroppo, informa i pazienti di questa possibilità».

Il tavolo di lavoro sulla sanità, a che punto siamo?

«Abbiamo ottenuto la realizzazione del tavolo sulla sanità, appoggiato dal sindaco Lorenzo Fiordelmondo. Per ora abbiamo fatto un primo incontro ma è necessario riconvocare una nuova riunione per mettere sul piatto le criticità da risolvere. Tra cui anche la gestione della Casa di comunità e dell’Ospedale di comunità per cui sono stati ottenuti finanziamenti dal Pnrr ma che rischiano di restare cattedrali vuote se non si trovano i fondi per investire nel personale che dovrà lavorarci».

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