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Jesi Ospedale di comunità: solo 16 posti per un costo di 6,3 milioni

Le perplessità del direttore dell’Asp9, Franco Pesaresi: «Dovevano essere da un minimo di 20 a un massimo di 40, una spesa molto superiore al resto delle Marche, qualcuno può spiegarci?»

Jesi – Qualche giorno fa, finalmente, è stato approvato il progetto definitivo dell’ospedale di comunità di Jesi (nella foto in primo piano l’area dove sorgerà, nei pressi dell’ospedale “Carlo Urbani”).

Rammento a tutti che l’Ospedale di Comunità (OdC), nonostante il nome, non è un ospedale. L’Ospedale di Comunità è una struttura residenziale sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio. Si tratta di strutture che dovranno avere una dimensione di 20 posti letto che al massimo potranno arrivare a 40 posti letto.




Percorso travagliato quello dell’ospedale di comunità (OdC) di Jesi anche se era partito benissimo. Tutto comincia nel 2022: la Giunta regionale decide di realizzare un ospedale di comunità a Jesi, vicino l’ospedale Urbani: 40 posti letto e un finanziamento del Pnrr di 5.689.491 euro.

Poi, nel 2023, cominciano i colpi di scena. Dapprima si apprende che l’Ospedale di comunità deve ridurre i suoi posti letto a 30 perché il finanziamento del Pnrr non basta più. Forse un errore nella progettazione di massima.

Poi a ottobre del 2023 , la conferma. Mancano i finanziamenti e non basta aver ridotto del 25% i posti letto. Bisogna anche aumentare i finanziamenti e così la Regione Marche stanzia la somma aggiuntiva 1.271.093 euro. Adesso le risorse complessive per realizzare 30 posti letto sono 6.960.093.

L’Azienda sanitaria di Ancona, per risparmiare tempo, affida tutte le procedure ad Invitalia (una azienda di proprietà statale)  che provvede a tutto, dalla progettazione alla realizzazione e al collaudo.

Nel 2024 Invitalia provvede ad affidare i lavori ed ottiene un ribasso d’asta per i lavori del 13,79% e completa la progettazione che viene anche verificata seppur con riserva (e noi non sapremo mai da che cosa sono costituite le riserve del Verificatore).

Ma appena si comincia a vedere la luce ecco che arriva un’altra doccia gelata. I soldi di nuovo non bastano e si possono realizzare solo 16 posti letto. Dai 40 posto letto inizialmente previsti si arriva a 16 posti letto mentre il modulo standard per l’ospedale di comunità è di 20 posti letto.

La nuova spesa complessiva nel frattempo è diventata di 6,3 milioni di euro al netto del ribasso d’asta del 13,79% e di altri piccoli aumenti che nel frattempo si sono approvati.  Ebbene, con una spesa di 6,3 milioni di euro si possono realizzare solo 16 posti letto. Ma come è possibile?

A questo punto, la realizzazione di ognuno dei 16 posti letto costa 395.000 euro. Molto, molto, molto di più di quello che costano gli altri posti letto degli ospedali di comunità delle Marche. Il triplo per intenderci del costo medio degli altri ospedali di comunità. Ma il posto letto dell’ospedale di comunità da realizzare a Jesi è anche straordinariamente più costoso di un posto letto ospedaliero.

Sicuramente ci saranno una o più ragioni che spiegano e giustificano quello che sta accadendo ma bisognerebbe che l’Azienda sanitaria di Ancona spiegasse quel che è successo per evitare il nostro sconcerto.

Così è accaduto che una struttura come l’erigendo ospedale di comunità di Jesi è passato da uno stato di ricchezza con 5,7 milioni di euro per realizzare 40 posti letto ad uno stato di effettiva povertà di posti letto con una dotazione di soli 16  posti letto che non arrivano neanche alla dotazione standard di 20 posti letto pur avendo a disposizione un finanziamento più elevato che supera abbondantemente i 6 milioni di euro. È proprio vero, i soldi non sono tutto…

Qualcuno può spiegarci?

Franco Pesaresi, direttore Asp9

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