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Jesi Pamela Villoresi e i voli di Zoff nei cieli di Spagna – VIDEO –

Il silenzio in cima al mondo, i voli di Zoff nei cieli di Spagna ‘82”

Nostra intervista con l’attrice che inaugura domani il Festival Pergolesi Spontini con uno spettacolo di Giuseppe Manfridi, e lei si racconta a tutto tondo

Per arrivare all’inaugurazione del Festival Pergolesi Spontini di Jesi, dobbiamo correre, anzi ricorrere, a un grande, che ricava dal legno e dalle parole scritte i suoi personaggi.

E’ Mauro Corona, poeta del legno, un artista a 360 gradi, che quando prende penna e calamaio riesce a scrivere qualcosa come “Nel muro”, un vecchio best seller nella mia mente che nessun sedicente scrittore di thriller riuscirà mai a smuovere dalla personale top ten, e che è un filosofo della vita e delle montagne.

Quando si tratta di descrivere i friulani, dice: “Il friulano (quello autentico) è nato in posti ripidi perciò ha molto equilibrio. E poi difficilmente si lascia andare a enfasi sonore o entusiasmi sboccati. Aspetta, studia, non si sbilancia. Pratica l’attesa del cacciatore alla posta”.

E se volete immergervi completamente nell’atmosfera che il Friuli prepara quando ti propone il “boreto di pesce”, dovete studiarne i caratteri.

Per esempio: Dino Zoff. Oppure Enzo Bearzot.

Sì, loro, due personaggi che hanno coinvolto scrittori, poeti, artisti, psicologi che studiano a  fondo gente con la sindrome del cosiddetto mutismo selettivo, e che erano lì, sul campo di Barcellona, giusto 40 anni fa, pronti alla volata per la Coppa del Mondo (dopo una partenza balbettante) e a giocare quella che Abraham Klein, l’arbitro di Italia – Brasile (ricordo il risultato per chi c’era e per chi non c’era, 3 a 2 per noi!, gara che contiene una delle parate più strepitose della storia del calcio effettuata da Zoff sulla linea di porta), definì “la partita più bella del secolo.

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Siamo entrati in argomento. Sarà’ “Il silenzio in cima al mondo, i voli di Zoff nei cieli di Spagna ‘82”, spettacolo teatrale elaborato appositamente per l’attrice Pamela Villoresi da Giuseppe Manfridi, traendo e adattando per il teatro un suo libro “Tra i legni, i voli taciturni di Dino Zoff”, che inaugurerà domani, sabato 3 settembre, il Festival Pergolesi Spontini 2022 nel Massimo jesino. Dall’altra parte del mio pc Pamela sorride radiosa.

Felice, vero?

«Per me Manfridi è un caro amico, ha già scritto per me, sa della mia frequentazione sportiva, assidua e praticata. L’acqua è il mio mondo, in realtà. Mi piace il nuoto, ho affrontato recentemente lo stretto di Messina, poi il giro dell’Argentario. Pratico canottaggio, mi capita di vincere gare o partecipare a manifestazioni come la Vienna – Budapest in canoa, pochissimo tempo fa, trecento chilometri in tre giorni, con a fianco anche alcuni atleti paralimpici. Una esperienza indimenticabile, coinvolgente».

Perché Zoff, allora, anche se mi sembra tu ami da vicino i personaggi “estremi”, gli dei, passami il termine, sportivi. Come facesti con Coppi…

«Vero, in uno spettacolo io interpretavo la sorella di Fausto, che gli tenne la mano nelle ultime ore prima della sua morte e gli ricordava tutta la sua carriera, forse per tenerlo in vita. E poi la storia di solidarietà del passaggio della borraccia fra lui Bartali»

Solidarietà a tutto tondo, anche fra due nemici (atleticamente) sul campo…

«Anche Dino, come Coppi, è stato un uomo dotato di grande talento e, soprattutto, che ha sempre creduto alla forza del gruppo. Insieme si può, a ciascuno il suo ruolo, oggi che i valori della partecipazione, caparbietà, applicazione stanno perdendo forza. E Dino, uomo mite e silenzioso, rappresenta quell’Italia là, un ragazzo venuto da una famiglia poverissima che è riuscito a scalare la vetta del mondo. Con Manfridi ci siamo inventati una piccola storia, quella di una donna toscana che viene da una zona vinicola del Chianti e che si ricorda di avere visto tanti anni prima un ragazzino che di fronte alla chiesa di Mariano del Friuli, parava di tutto! Lei, contadina ma anche sportiva, è ormai una nonna quando guarda i Mondiali di Spagna ’82 con i suoi nipotini e riconosce fra i pali quel ragazzino eccezionale che aveva visto trent’anni prima. Da lì parte il racconto, dall’infanzia di Zoff ai Mondiali di Spagna»

La musica? 

«Quello che ha scritto Cristian Carrara insieme a Marco Attura è complementare, è coinvolgente, un insieme di emozioni gestite e vissute anche con ritmi sudamericani, è un porgersi la palla, un tappeto eccellente e gli strumenti scelti, il flauto di Isabella Lozzi, il contrabbasso di Diego Di Palo, la fisarmonica di Marco Salvetti, la messa in scena di Giancarlo Nicoletti, rendono la pièce una grande e bella storia italiana».

Parlaci della tua famiglia, siete in tanti…

«La mia famiglia è veramente multi, multi… Cominciamo da mio cugino di Prato che ha sposato una ragazza cinese, mia figlia piccola è nata in India, la mia figlia grande ha sposato una ragazza e hanno una figlia. Sì, è una famiglia arcobaleno, ne sono fiera. Sono appena tornata dalle ferie, durante le quali ho passato molto tempo in cucina, c’era anche mio papà con sua moglie (mia madre è mancata tanto tempo fa), i miei figli, le mie nipoti, quattro generazioni che hanno scelto di passare le vacanze insieme. Sì, le famiglie multicolori funzionano perfettamente! E spero molto sulle mie nipotine, grandi attrici nate!»

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