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Cronaca

JESI Per Stefano Fioretti un grande abbraccio di infinita gratitudine

Chiesa e sagrato di Sant’Antonio Abate con tanta gente per i funerali del 46enne, cinque lunghi applausi hanno accolto e salutato il feretro

JESI, 28 luglio 2021 – La chiesa periferica di Sant’Antonio Abate era gremita di gente oggi pomeriggio, come il sagrato e l’area circostante, per dare l’ultimo saluto terreno a Stefano Fioretti, 46 anni, deceduto lunedì scorso per un tragico incidente domestico. E il feretro è stato accolto e, poi, salutato da cinque lunghi applausi.

Oltre ai familiari, la compagna Orietta Orazi con il vispo figlioletto Loris, la mamma Elena, la sorella Stefania, tantissimi amici a cominciare dai “festaroli“, vale a dire il gruppo di volontari che si fa carico di organizzare iniziative di vario genere nel quartiere Minonna e nelle altre piccolissime realtà, con il coinvolgimento della popolazione del borgo e non solo.

Ma Stefano Fioretti non era soltanto un “festarolo“, si occupava della famiglia, degli altri, del lavoro (un gran lavoratore nel campo dell’industria metalmeccanica).

Molto del suo tempo libero lo trascorreva accanto ai più fragili, a quelli che frequentavano anche la “Fattoria dei sogni“. Stefano era un giovane uomo dalle indiscutibili qualità, tanto che al termine del rito funebre, officiato dal parroco, don Andrea Coacci, è stato letto un toccante ricordo da parte del gruppo di amici.

«Non possiamo parlare di Stefano senza parlare dell’amicizia perchè – queste le parole – lui rappresentava e rappresenta questo per noi. Perchè un amico è un nostro bisogno soddisfatto, una rete lanciata avanti, amore che non cerca altro che di svelare se stesso. È da un insostituibile amico che ci separiamo, dalla dolcezza del tuo sorriso, dai tuoi modi sempre garbati, da tutti i momenti condivisi, dalla parte migliore di noi vissuta insieme a te».

«Oggi il dolore è incolmabile perchè ti abbiamo cercato nelle ore felici della nostra vita e ti abbiamo cercato nelle ore del silenzio, quando sono i cuori che non smettono di ascoltarsi. Amico leale e paziente, mensa e focolare, la tua assenza ci rende ancora più chiaro ciò che in te abbiamo amato e quanto fosse facile amarti. La nostra unica speranza è che proprio nella rugiada di questi ricordi il nostro cuore scopra il mattino e trovi conforto».

Mentre sui volti dei tanti presenti cominciavano a comparire lacrime il piccolo figlio Loris continuava a giocare, vuoi con l’automobilina che lanciava verso un conoscente o girando attorno al feretro e alla fotografia lì riposta dell’amato babbo scomparso.

(s.b.)

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