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Cronaca

JESI IL PROGETTO CHROMAESIS PREMIATO COME AZIONE POSITIVA PER CONTRASTARE LA DISCRIMAZIONE ETNICO RAZZIALE

JESI, 5 gennaio 2018 – Nuovo riconoscimento al Progetto Chromaesis; la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Pari Opportunità lo ha premiato inserendolo tra le “azioni positive per contrastare la discriminazione etnico-razziale attraverso l’arte”.

Il premio, conquistato per la seconda volta, consiste in un contributo di 8.000,00 euro destinate a sostenere una serie di attività artistiche che si svolgeranno dal 19 al 25 marzo prossimi, settimana di azione contro il razzismo.

La notizia del riconoscimento ministeriale è stata diffusa oggi dal Comune in un comunicato che si apre con la spiegazione del nome dato al progetto stesso; Chromaesis è composto dalla parola Chromo, che significa colore, e dall’antico nome della città, vale a dire Aesis.

Questo Chromaesis “è un progetto – spiegano dal Comune – che vede il museo come motore della cittadinanza attiva che punta a collegarsi con il territorio e facilitare l’integrazione grazie al patrimonio presente e il paesaggio su cui punta Chromaesis è il quartiere più colorato e multiculturale della città, crocevia di incontri e scambi di tradizioni, come San Giuseppe”.

Proprio questo quartiere è conosciuto da sempre per la sua caratteristica di ospitare gente forestiera; nell’immediato dopoguerra esso era chiamato “Calabria”, ad indicare qualcosa di diverso dal resto della città; oggi la zona è caratterizzata da una elevata presenza di stranieri, extracomunitari e gente proveniente da decine e decine di Paesi del Mondo.

Dal Comune sappiamo che la nostra città conta circa un 10% di cittadini stranieri; nella zona San Giuseppe questo dato arriva al 20% e, “in alcuni isolati al 44% mel cuore popolare del quartiere”.

Gli stranieri presenti in città sono oltre 4.600 e provengono da ben 92 nazioni; la comunità più numerosa è quella rumena con oltre 1.200 cittadini, seguono: quella del Bangladesh con 1.500 persone e, con rappresentanze che si attestano sulle 300 unità, cittadini provenienti da Albania, Marocco e Nigeria.

s.b.

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