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Cronaca

Jesi / Riqualificazione del Prato: «Valorizziamo la vita di quartiere»

Manutenzione degli spazi pubblici, ristrutturazione della stazione ferroviaria, riduzione del traffico, per restituire la dimensione di “prossimità” a una realtà votata all’accoglienza e alla socialità

di Tiziana Fenucci

Jesi, 18 marzo 2023 – Sono stati presentati ieri pomeriggio, presso la sala convegni del Consorzio Agrario di viale Trieste, i risultati dei tavoli di lavoro che hanno coinvolto gli studenti progettisti dell’Università Politecnica delle Marche, a indirizzo ingegneria edile e architettura, e la cittadinanza jesina che gravita nei quartieri del Prato, Santa Maria del Piano, Porta Valle, stazione ferroviaria e Grammercato.

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Tra i presenti il sindaco Lorenzo Fiordelmondo e l’assessore ai lavori pubblici Valeria Melappioni, gli studenti e i docenti dell’Università Politecnica delle Marche e la cittadinanza.

Nasrin Mohiti Asli, Lorenzo Fiordelmondo, i docenti Ricci e Mondaini

I progetti di riqualificazione di queste aree, realizzati dagli studenti universitari e in mostra al Consorzio agrario dal 13 sino a ieri 17 marzo, sono stati lo spunto di riflessione per avviare un primo confronto con abitanti, esercenti commerciali e professionisti che vivono questa parte della città e che hanno fatto emergere le esigenze e le criticità da risolvere per migliorare la fruibilità e la vivibilità dei quartieri.

«Questa esperienza ci ha permesso di mettere insieme professionalità e visioni attraverso un metodo di lavoro innovativo – ha spiegato il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, nel saluto introduttivo – e porre l’attenzione sul significato del termine rigenerazione, cioè assegnare nuove propensioni a spazi utilizzati nel passato per qualcos’altro, adattandoli nel presente alle nuove esigenze della città».

«Interfacciarsi con la visione degli studenti ci ha permesso di pensare a una progettazione di respiro più ampio. Un’interlocuzione con l’università che puntiamo a rinnovare perché abbiamo bisogno di competenze e didattica di alto livello».

Il convegno sui risultati dei tavoli di lavoro

Dal confronto con la cittadinanza ai tavoli di lavoro, ha spiegato la docente Maddalena Ferretti, responsabile del corso di laurea in ingegneria edile e architettura «è emersa una doppia velocità del quartiere dotato da una parte di una dimensione rapida, data dalla presenza di infrastrutture come la stazione ferroviaria e la rete viaria che lo rendono punto di passaggio e snodo delle vie di comunicazione, dall’altra le sue caratteristiche architettoniche e residenziali ne connotano una dimensione lenta, di prossimità, fatta di spazi di socialità, negozietti di quartiere, vita di comunità».

Le esigenze di abitanti e professionisti che gravitano intorno a quest’area, ne hanno evidenziato le necessità a breve termine, come la manutenzione degli spazi pubblici che rendano più fruibile la vita sociale del quartiere, le necessità a medio termine che riguardano la riqualificazione della stazione ferroviaria e della testata di viale Trieste, infine la progettualità a lungo termine con la richiesta di ridurre il traffico nel quartiere spostando la viabilità al di fuori dell’area, trasferendo eventualmente anche i centri commerciali, nell’ottica di valorizzare quella caratteristica di prossimità che contraddistingue la zona.

«Tra gli interventi ipotizzati sono stati proposti anche la riqualificazione energetica degli edifici e la riqualificazione dell’ex patrimonio industriale che potrebbe generare spazi culturali e di vita del quartiere, acquisendo una nuova centralità per la città», ha concluso Maddalena Ferretti.

I progetti in mostra

Concomitante alla presentazione dei risultati dei tavoli di lavoro, anche la ricostruzione storica della nascita del quartiere del Prato e delle aree circostanti, presentata dall’architetto Daniela Vitali, dell’Ufficio di pianificazione urbanistica del Comune di Jesi.

Un quartiere sorto a inizio ‘800, nel quale si sono localizzate le prime industrie manifatturiere, a sud del centro storico, nel 1860 la nascita della stazione ferroviaria e all’inizio del ‘900 la costruzione dei primi isolati e delle case popolari tuttora esistenti. Lo sviluppo della rete di viabilità ne ha determinato l’apertura al resto della città, con il collegamento verso il centro.

Negli anni ’90 il Piano Secchi e il Piani Gabellini hanno posto l’attenzione su questa zona proponendo la riqualificazione di alcune strutture dismesse, come quella dell’opificio.

La giornata dei tavoli di lavoro

«Lo sviluppo urbanistico del quartiere ha denotato la sua vocazione all’ospitalità e all’accoglienza, presentando oggi una realtà multietnica, che ha criticità da risolvere ma anche grandi potenzialità», ha sottolineato l’architetto Daniela Vitali.

A conclusione delle relazioni sulla città di Jesi, sono seguiti gli interventi di altri esperti, il professor Ricci, docente all’Università Politecnica delle Marche e Nasrin Mohiti Asli di Studio Orizzontale, che hanno portato esempi di progetti di riqualificazione degli spazi pubblici a livello internazionale.

©riproduzione riservata

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