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JESI “Rispondimi, bellezza!” piccolo capolavoro alchemico

Lunghissimi applausi per la prima del Festival Pergolesi Spontini che ha visto sulla scena del Massimo jesino Neri Marcorè

JESI, 7 settembre 2020L’amore tra Raffaello e la Fornarina, uno dei più celebri della storia, è stato celebrato da artisti di ogni tempo.

L’oggetto del sentimento d’amore, si sa, spesso è stato divinizzato, spiritualizzato, desiderato non sempre posseduto. Ed è stato da sempre ispirazione di scrittori, poeti e artisti che hanno cercato di imprimere, su carta attraverso la parola e su tela attraverso la pittura, quella miriade di sensazioni che l’amore suscita involontariamente, poiché la sola cosa certa dell’amore è che ci invade senza alcuna spiegazione, incondizionatamente.

Cosa è “Rispondimi, bellezza!”, che ha inaugurato il Festival Pergolesi Spontini domenica sera al Pergolesi, se non una lunga lettera d’amore a una ragazza, con musica e sguardi che volano fuori da una grande scatola, contenitore di speranze ed emozioni del cuore, di occhi languidi, di personaggi meravigliosi, di lampi di figure, un piccolo capolavoro alchemico fra un sentimentalismo abbagliante e la quotidianità delle riflessioni che l’amore propone?

Le tre fasi (lo scrigno che fa scorrere le immagini mutanti asimmetricamente, di grande impatto visivo e coinvolgente; la musica che esce dall’interno, a raccontare i quadri che scorrono sulle pareti, straordinariamente viva, con riferimenti rinascimentali e non solo, e timbri che si adattano ai volti che strizzano l’occhio dalle pareti; la lunga lettera d’amore letta, entrando e uscendo dalla dimensione musicale con ritmi quasi filmici), sono il cuore del lavoro.

C’è un lui che non sa come dire alla sua donna quanto l’ami. Così le sussurra: Raffaello. Sperando che lei risponda. E allora nello spettacolo l’amore si rivela fonte di sospiri, tormenti, gioie e passioni, le vite si muovono, le une verso le altre, mentre il Tempo propone lo scorrere dei giorni.

Lui ha scritto alla sua donna, le recita i suoi versi timido o spavaldo, mentre gli appaiono, sanguigne o purissime, le immagini che Raffaello dipinse, accompagnate dalla musica.

Il lavoro scenico diventa quasi del tutto reale, perché ciascuno di noi è pronto a recepire il prurito delle farfalle nello stomaco e ad avere la testa chissà dove, per amore, le cui infinite storie portano gioia indescrivibile e tormenti insopportabili.

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È arduo raccontare, in versi, viaggiando fra le opere di Raffaello Sanzio, un amore di oggi, un amore “che fa giullare” ma che, decisamente, non “vuole la sua bellezza idealizzata”, quella della sua donna.

Neri Marcorè recita il testo (che potrebbe essere ancora migliorato) di Davide Rondoni con leggerezza, vigore, passione, tutt’uno con l’orchestra. Il Time machine ensemble, giovani musicisti che sicuramente cresceranno, diretti da Marco Attura, affronta la musica di Salvatore Passantino creando un filo empatico con la platea che, seguendo le immagini volute e realizzate da Luca Agnani, resta coinvolta.

Lunghissimi applausi. Buona la prima del Festival, non c’è altro da dire.

Giovanni Filosa

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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