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Cronaca

JESI SAN SETTIMIO, FESTA DEL PATRONO: UNA TRADIZIONE SECOLARE ANCHE RELIGIOSA

JESI, 21 settembre 2017 – Ancora poco, domani 22 settembre, e la città tornerà a festeggiare il suo Santo Patrono, Settimio, con tutta una serie di iniziative religiose e laiche legate ad una tradizione che affonda le radici nei secoli.

Non tutti, però, conoscono la figura della persona venerata e scelta dai nostri antenati come protettore della città; chi era San Settimio?

Per dare una risposta siamo andati a ricercare il “ritratto” scritto dal compianto Giuseppe Luconi, in collaborazione con Paola Cocola. “Secondo la più antica e diffusa tradizione – leggiamo – Settimio nacque a Treviri, in Germania, nell’anno 250, da una famiglia di coloni romani. Quindicenne si arruolò nelle legioni di Roma di stanza in Germania e nell’ambiente militare conobbe Emidio, dal quale fu convertito al cristianesimo. Abbandonata la carriera militare, Settimio ed Emidio si trasferirono in Italia. A Roma papa Marcello li consacrò Vescovi inviandoli nelle Marche, il primo a Jesi, il secondo ad Ascoli Piceno. A Jesi Settimio operò numerose conversioni. Nell’anno 304, denunciato come nemico dell’impero di Roma, finì al cospetto del preside romano Fiorenzo che gli intimò di sacrificare agli dei entro cinque giorni, pena la decapitazione. Settimio si ritirò in preghiera sulla riva dell’Esino, seguito da tante persone (tra le quali la figlia dello stesso preside, Merenzia) desiderose di ricevere l’acqua del battesimo. Fu allora che Settimio fece scaturire dal terreno (nei pressi dell’attuale ponte San Carlo) uno zampillo d’acqua sorgiva. E proprio  in quel punto fu eseguita la sentenza. Le ossa de santo, nascoste dai primi cristiani per salvarle dalla profanazione dei pagani, vennero ritrovate soltanto dopo  1165 anni! Secondo gli storici moderni – scriveva ancora Luconi – quella del San Settimio presente a Jesi sarebbe una storia di pura invenzione. Il vero San Settimio, dicono, è quello vissuto in Dalmazia, martirizzato con altri cristiani a Spalato, sempre nel 304. Il culto di questo santo avrebbe attraversato l’Adriatico un paio di secoli più tardi e sarebbe stato introdotto a Jesi attorno al Seicento”.

Questo è quanto scritto sul Santo Patrono che gli jesini riconoscono come  loro tutore spirituale, al di la delle discussioni sulle sue origini.​

s.b.

 

 

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