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Cronaca

JESI Santiago paralizzato e bloccato in Thailandia: «Dobbiamo riportarlo a casa» (video)

Assistita dall’avvocato Corrado Canafoglia, la famiglia Loccioni spera in un volo di Stato vista la gravità del caso, le difficoltà economiche e l’impossiblità di andare a prenderlo

JESI, 8 settembre 2020«Cerco di essere forte ma sono quasi completamente paralizzato, muovo poco il braccio destro e appena quello sinistro: voglio tornare a casa».

Sono le parole di Santiago Loccioni, 29 anni, di origine jesina, vittima di un incidente lo scorso 20 giugno in Thailandia a causa del quale è rimasto paralizzato.

Santiago Loccioni

Residente a Campione d’Italia, il giovane si trovava nel Paese asiatico per lavoro.

«Mio figlio si occupa di animazione nei villaggi – spiega il padre Marcello Loccioni (nella foto in primo piano a sinistra accanto all’avvocato Corrado Canafoglia) -. Quel maledetto 20 giugno stava facendo una escursione quando è caduto da un ponte riportando gravissime lesioni alla colonna vertebrale e al bacino».

Trasferito all’ospedale di Chang Mai è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di 12 ore: da allora è iniziata l’odissea della famiglia che da oltre due mesi sta cercando di riportalo a casa per sottoporlo alle cure necessarie, ma il Covid e la burocrazia internazionale ci hanno messo lo zampino.

Marcello Loccioni e l’avvocato Canafoglia

A causa del coronavirus, infatti, i familiari non hanno potuto raggiungerlo e poi le somme di denaro versate alla struttura ospedaliera thailandese per avere il certificato di idoneità al volo, poi ancora il visto negato dall’ambasciata svizzera per far entrare l’accompagnatrice di Santiago a Lugano dove risiedono la mamma, addetta alle pulizie, e il fratello maggiore del giovane, e infine la richiesta di Swiss Air per un’assistenza medica durante il volo di ritorno.

«Sono oltre 30mila gli euro che abbiamo speso fino ad ora – aggiunge il padre, ex dipendente della Merloni, poi autista di scuolabus ma attualmente disoccupato -. Nonostate tutto, però, non riusciamo a riportare Santiago a casa. Io ho cercato di farcela da solo, ma non ci sono riuscito».

Al centro il Sindaco Massimo Bacci

A seguire la vicenda c’è l’avvocato Corrado Canafoglia, al quale si sono rivolti i familiari di Santiago: il legale ha preso contatti con l’Unità di crisi della Farnesina e il Consolato italiano in Thailandia e sta lavorando per avere a disposizione un volo di Stato che riporti il giovane in patria.

«Nel frattempo abbiamo ottenuto il trasporto all’ospedale di Bangkok dopo un viaggio di 11 ore: l’obiettivo è quello di trasferirlo in aereo da Bangkok ad Ancona, a Torrette, dove sarà sottoposto ad esami e cure, nella speranza di scongiurare la paralisi del ragazzo» spiega il legale.

«Ci sono le condizioni per avere un volo di Stato – prosegue – la gravità del caso, la difficoltà di andare a prenderlo e il reddito della famiglia. Abbiamo organizzato una equipe medica che si occuperà di lui: stiamo facendo di tutto per portarlo a casa quindi chiediamo alle autorità di aiutare la famiglia Loccioni».

Le condizioni di Santiago, attualmente ricoverato al Camillian Hospital, un piccolo ospedale privato a Bangkok, fondato da missionari cattolici – camilliani nel 1956, sono critiche: oltre alla impossibilità di muovere buona parte del suo corpo, nel trasferimento da Chang Mai a Bankok gli è venuta la febbre, ha le piaghe e infezioni alle vie urinarie. Ha riportato fratture che non sono mai state curate ma cerca di farsi forza, chiaramente più tempo passa e maggiori sono le probabilità che i danni siano irreversibili. Quando sente i familiari piange per la disperazione di essere da solo in una situazione terribile.

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Marcello Loccioni con l'avvocato Canafoglia

A Marcello Loccioni è arrivato anche il sostegno del sindaco Massimo Bacci

«Supporto la famiglia nella raccolta fondi per aiutare Santiago».

Sulla piattaforma GoFoundMe è attiva la raccolta fondi “Aiutiamo Santiago”.

«Le cliniche thailandesi se non ricevono versamenti anticipati per le analisi e le cure, non offrono nessun tipo di cura – si legge nell’appello -. La situazione è drammatica, abbiamo provato ad ottenere aiuti dalle autorità senza ottenere il sostegno che ci aspettavamo, ci troviamo costretti a chiedere aiuto a chiunque abbia la possibilità di farlo.
Chiedo – scrive il fratello Diego – a tutti coloro che ne hanno la possibilità di aiutare me è la mia famiglia nel sostenere queste spese ospedaliere per riportare al più presto mio fratello a casa e per ricevere le migliori cure. Ringrazio di cuore ogni singola persona che stia dedicando anche un semplice pensiero a mio fratello».

Eleonora Dottori

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