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JESI “STABAT MATER” ESEGUITO DALLA SCUOLA MUSICALE “PERGOLESI”
13 Aprile 2019
Appuntamento domani, domenica 14 aprile, ore 18.30, nella splendida cornice della chiesa di San Marco, direzione del maestro Stefano Campolucci
JESI, 13 aprile 2019 – Un debutto assoluto. L’orchestra della Scuola Musicale “G.B.Pergolesi” (foto in primo piano con il coro) sotto la direzione del maestro Stefano Campolucci eseguirà, per la prima volta, un’opera integrale del compositore jesino Giovanni Battista Pergolesi, lo “Stabat Mater per soli archi e basso continuo”, accompagnando il soprano Giorgia Mancini e il mezzosoprano Olga Salati.
L’appuntamento in musica è per domani, domenica 14 aprile alle ore 18,30 nella suggestiva cornice della chiesa di San Marco. L’evento ha il patrocinio del Comune di Jesi. Il contesto della chiesa di San Marco sembra quanto mai appropriato per valorizzare l’intimità della partitura che ben si sposa con la stupenda chiesa gotico-romana del XIII° secolo, uno scrigno d’arte che non tutti conoscono.
Ma l’elemento che più di ogni altro carica il concerto di una particolare suggestione è certamente la presenza della Crocifissione di scuola riminese raffigurata nell’abside. Il soggetto drammatico dell’affresco, risalente al ‘300 e quello dell’opera del giovane compositore jesino, completato in punto di morte, si saldano in una rappresentazione unitaria che va a incastonarsi nel periodo che precede la Pasqua.
«Un particolare ringraziamento – dice il direttore della Scuola Musicale G.B.Pergolesi, Mauro Mazzuferi – va alle Carmelitane e a don Claudio Procicchiani che hanno reso possibile l’evento nella chiesa di San Marco. Grazie anche alla collaborazione dell’Avis comunale di Jesi».
“Finis, Deo gratias”. Queste sono le parole che Pergolesi lasciò scritte nell’ultima pagina della partitura dello “Stabat Mater”.
L’opera era stata commissionata al musicista dall’arciconfraternita Cavalieri della Vergine de’ dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo, di Napoli, che intendeva in tal modo rinnovare le solennizzazioni della Settimana Santa. L’istituzione religiosa, infatti, aveva deciso di sostituire il vecchio Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, commissionatogli venti anni prima ed eseguito ininterrottamente nelle precedenti celebrazioni.
L’esigenza dell’arciconfraternita può essere meglio compresa se ricordiamo che la Napoli dell’epoca poteva essere considerata a pieno titolo come la capitale europea della musica sia per la qualità degli spettacoli – profani e sacri – sia per la presenza degli artisti più importanti allora in circolazione.
Il modello dello “Stabat” di Scarlatti influì indubbiamente nella scelta dell’organico del giovane artista jesino, organico che prevede le sole voci di soprano e contralto e la presenza di archi e basso continuo. La composizione di Pergolesi introduceva innovazioni armoniche e melodiche significative, ma ciò che ne determinò il grande successo fu l’applicazione della cosiddetta “teoria degli affetti” secondo la quale il significato profondo del testo poteva e doveva essere elevato dalla componente musicale. Secondo alcuni critici però la composizione sarebbe stata “più vicina allo stile dell’opera che a quello della musica chiesastica”.
Nonostante ciò, lo “Stabat Mater”, pubblicato a Londra nel 1749, divenne la composizione musicale più stampata del XVIII secolo e fu considerata a lungo un modello stilistico ineguagliabile nella musica sacra.
«Dalla metà del secolo – spiega il maestro Stefano Campolucci – venne eseguito in tutta Europa, nei Paesi di lingua tedesca e più a nord fino in Scandinavia, sia nella versione originale, che trascritto per altre formazioni strumentali. Molti musicisti ammirarono lo Stabat Pergolesiano e ne fecero trascrizioni e adattamenti. Tra essi troviamo J.S. Bach (Tilge, Höchster, meine Sünden, BWV 1083) ma anche Paisiello e Salieri, solo per citarne alcuni».
Non si ha la certezza che lo “Stabat” sia stato completato effettivamente da Pergolesi in punto di morte, in ogni caso l’artista era gravemente malato nel periodo della sua composizione. Probabilmente la malattia influì anche nel clima generale dell’opera, calata in una dimensione di affettuosa e delicata malinconia.
«Dal punto di vista musicale – conclude il direttore dell’orchestra – si tratta di una partitura tutt’altro che semplice dove ogni linea melodica e contrappuntistica è estremamente trasparente e richiede la massima precisione esecutiva». Una bella prova per l’orchestra della Scuola Pergolesi. L’appuntamento è a ingresso libero.
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