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JESI STABILIMENTO CNH, LA FIOM: «SALUTE, SICUREZZA, FUTURO»

Cnh fiom

«A noi va bene crescere sul mercato ma in condizioni psicofisiche dignitose. La forza lavoro va rigenerata, viene chiesto sempre di più ma non c’è mai stato un aumento»

JESI, 28 novembre 2019Salute, sicurezza, futuro: tre le parole chiave evidenziate dalla Fiom Cgil di Ancona che questa mattina si è riunita all’ingresso dello stabilimento della CNHi di Jesi, tra i gruppi industriali più importanti della provincia di Ancona.

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Giacomo Scaloni

La fabbrica attualmente conta 780 lavoratori e lavoratrici, di cui 90 impiegati, con una media di 55 anni di età, senza considerare le ditte esterne. Fino a quattro anni fa i lavoratori erano 1.000: «Serve forza lavoro giovane e formata – spiega Lorenzo Morganti, delegato Rsa Fiom Rsl (foto in primo piano insieme a Maurizio Gabrielli Fiom Cgil Jesi e Francesca Casalecchi Rsa Fiom) -. Negli ultimi tempi ci sono stati tre gli incidenti, di cui due gravi, ai quali sono seguiti gli scioperi. Ci viene chiesto sempre di più ma le linee sono 10, l’età media è alta e non vengono fatte assunzioni dal 2014. Da allora, inoltre, siamo in cassa integrazione ordinaria per circa 20 giorni all’anno».

L’azienda ha comunicato una nuova strategia industriale: «L’idea è quella di aggredire il mercato con una produzione nuova per diventare leader in quello europeo e non solo: ciò comporta investimenti per lo stabilimento jesino che non ci trovano contrari. Vogliamo capire però cosa comporta per il nostro stabilimento» continua Morganti.

L’azienda ha già annunciato la chiusura di uno stabilimento a Milano e di un’altro a Torino. In altre strutture la produzione di alcune parti sono state trasferite verso mercati del lavoro più convenienti, come la Turchia.

Cnh fiom«A noi va bene crescere sul mercato – precisa Giacomo Scaloni, anche lui delegato Rsa Fiom -, ma in condizioni psicofisiche dignitose. La forza lavoro va rigenerata. Le specialine, trattori per vigneti e frutteti che sono il 30% della nostra produzione, sono stati il salvavita di questo stabilimento: ora ci si chiede di lavorare anche per mezzi molto più grandi allo scopo di conquistare il mercato. La nuova sfida va bene ma devono esserci certezze o l’azienda è a rischio anche per le generazioni future. I ritmi aumentano ma non è possibile stare in linea di montaggio fino a 60 anni, c’è poca attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori».

Il responsabile europeo delle produzioni industriali Fiat, Vincenzo Retus, sarà a Jesi il prossimo 3 dicembre.

«L’azienda intende aggredire il mercato con un prodotto importante – spiega Tiziano Beldomenico segretario provinciale Fiom Ancona -. Ma l’attenzione primaria è la produzione, la sicurezza invece viene dopo. Quando ci sono picchi produttivi si fa ricorso alle ditte esterne ma questi ragazzi, spesso, non hanno una formazione adeguata sul piano della sicurezza. Anche il salario è fermo dal 2014: viene chiesto sempre di più ma non c’è mai stato un aumento».

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Scaloni e Morganti

(e.d.)

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