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JESI Teatro Pergolesi, un dittico che soddisfa con qualche “perché”

“La scuola di guida”, dal golfo mistico usciva un insieme di note ad altissimo volume a coprire la voce dei cantanti

JESI, 22 novembre 2021 – Non c’erano neppure le stelle uscendo dal Pergolesi dopo la prima di sabato, dedicata al cosiddetto dittico di rarissima esecuzione “La scuola di guida”  di Nino Rota e “Il segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari, due titoli mai rappresentati nel Massimo jesino.

Chiamiamola la sigla di coda della stagione lirica di quest’anno. Le stelle che avrei voluto vedere/rivedere e che mi rimandavano a Dante, il Sommo, sarebbero state una visione celestiale e sicura e forse mi avrebbero fatto tornare a casa più sereno.

E’ stato, lo confesso, davvero difficile pensare a quello che avevo visto e ascoltato senza pormi delle domande. Per le quali troverò le risposte, a tempo debito.

Una insoddisfazione e una cascata di perché? mi hanno accompagnato per il centro storico verso un “libiamo” liberatorio. Prendiamo “La scuola di guida”.

Nino Rota ha creato nel 1959 un gioiellino, ma piccolo piccolo, per questo più prezioso, inserendo momenti musicali di una bellezza e purezza unici. Echi di musica che spazia fra i temi, i ritmi, le fantasie più belle della prima metà degli anni ’50. Non uno scherzo ironico, ma un insieme che si regge sulle invenzioni del grande maestro, vista la leggerezza del testo, ovviamente mirato alla bisogna, cioè una specie di puntigli delle donne che si affacciano al secolo breve o lo stanno già cavalcando e che invece idealmente e materialmente cercano la propria indipendenza anche andando a scuola guida.

Non è melenso femminismo stereotipato, ma la donna e la sua libertà. Bene, tutto ottimamente congegnato se non fosse che dal golfo mistico dove alloggiavano il maestro Gabriele Bonolis e il Time Machine Ensemble usciva un insieme di note ad altissimo volume che hanno a volte soverchiato e coperto, forse senza accorgersene e senza un attimo di tregua, la voce dei cantanti.

Il pubblico si è adattato al suggeritore tecnologico, non sempre adatto a gustare la dinamica palcoscenico – orchestra.

L’altra operina, “Il segreto di Susanna”, voleva far sembrare di essere, per mezzo di una serie di equivoci, una specie di elogio al fumo, alla sigaretta, da parte della donna libera che addirittura si mette a fumare.

La musica si è ispirata alla commedia dell’arte e all’opera buffa, con Pergolesi della Serva Padrona e del servo muto a fare da riferimento. L’esecuzione ha  avuto uno svolgimento diverso, incastonata in una scenografia da vaudeville, ma finalmente con una emissione musicale dal golfo, decisamente più moderata.

Si poteva addirittura ascoltare la melodia. Il pubblico, alla prima, ha applaudito e gli artisti meritano, per il lavoro che hanno svolto, sempre un bell’incoraggiamento. Dai costumi, alla scenografia, ai cantanti, alla regia, che ci ha proposto una sua interpretazione sicuramente seducente e personale.

L’ultima replica si è svolta ieri, domenica pomeriggio.

Giovanni Filosa

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