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JESI TreValli, per una comunità che costruisce e dona valore

webinar trevalli

Webinar dedicato all’importanza della rete e della condivisione, ospiti realtà marchigiane promotrici di un approccio aziendale sostenibile e collaborativo

JESI, 30 aprile 2021 – Un webinar per parlare di come “Contribuire alla costruzione di un valore condiviso con e per la comunità“. Ospiti, mercoledì, alcune realtà marchigiane da sempre promotrici di un approccio aziendale sostenibile e collaborativo, anche in questo caso a servizio della comunità per divulgare esperienze e strategie per la ripartenza.

Presenti Paolo Fabiani, vicepresidente di TreValli Cooperlat che ha anche organizzato l’incontro, Patrizia Ghiani del Gruppo Abele Onlus, la direttrice generale della Fondazione Pergolesi Spontini, Lucia Chiatti, il presidente della Fondazione Lega del Filo d’oro Rossano Bartoli, Velia Papa direttrice di Marche Teatro e Barbara Minghetti direttrice artistica di Macerata Opera Festival.

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«Il nostro è un sistema cooperativo fatto di persone – spiega Paolo Fabiani – di voglia di aggregarsi e fare sinergie. Quest’ultimo anno è stato difficile e lo è tutt’ora. Abbiamo i dipendenti in primis, tantissimi allevatori, i clienti e i fornitori a cui dobbiamo dare delle risposte. Diventa complicato tenere in piedi tutto questo sistema e far quadrare i numeri e l’attività. Un po’ di paura l’abbiamo avuta: che tutto si bloccasse, di dover chiudere, ma anche di dover garantire la sicurezza dei dipendenti e dei soggetti coinvolti. Adesso occorre vedere in maniera positiva tutto quello che è accaduto, per cercare di ritornare alla normalità con un nuovo spirito di condivisione».

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Al centro la tutela della persona e della sua salute, inserita in contesto comunitario e di rete in cui ognuno possa portare la propria differenza e il proprio contributo. Seppur non in contemporanea non ha fatto mancare la propria presenza don Luigi Ciotti.

«Una condivisione vera è possibile anche a distanza, è con questo spirito che spero mi sentiate vicino come io e il Gruppo Abele sentiamo vicino voi. La vostra vicinanza concreta ci consente di aiutare tante famiglie in difficoltà. Abbiamo cominciato a costruire risposte ai bisogni alimentari delle persone ma non solo: il cibo può rivelarsi l’occasione per alimentare altri e non meno fondamentali bisogni come quelli affettivi, educativi e di salute. Il nostro impegno non può essere solo di tipo assistenziale. Deve essere un impegno a più dimensioni, capace di sfamare corpi e menti, di risvegliare le coscienze, di rinsaldare il legame sociale e produrre un cambiamento reale nelle vite delle persone».

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Patrizia Ghiani, coordinatrice dall’area povertà e inclusione del Gruppo Abele, ha raccontato i cambiamenti sostenuti durante il periodo di emergenza pandemica come la riorganizzazione degli spazi e di molte delle attività.

«Occorre investire di più sulle difficoltà che che stanno affrontando bambini di famiglie meno integrate nel territorio, ragionare in termini di supporto all’educazione. Penso alle persone senza fissa dimora nella nostra città, altro ambito di intervento enorme che ha richiesto uno sforzo trasversale da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle cooperative. Si è generato un percorso condiviso per ipotizzare una ristrutturazione dei servizi partendo da quello che ci ha gridato il Covid: le persone hanno bisogno di servizi non solo di notte ma ventiquattr’ore su ventiquattro».

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Lucia Chiatti ha sottolineato come anche la più piccola risorsa a disposizione, la più insospettabile, può diventare spiraglio di rinascita.

«È fiorito qualcosa di nuovo, è nata una creatura frutto dell’innovazione e sperimentazione. Un prodotto ad hoc per lo streaming. Questa modalità di fruizione non è da considerare un ripiego ma l’unico strumento per poter trasmettere un mix fatto di cinema, musica, opera. Scopre delle parti del teatro che di solito non è possibile raggiungere, e soprattutto raggiunge un pubblico diverso e nuovo. Verrà presto presentato al pubblico e vedrà Giovanni Sciffoni come protagonista assoluto, colui che ci ha permesso di comunicare ai giovani e di creare qualcosa di leggero».

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Cristian Carrara, direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini, è intervenuto per presentare alcuni progetti in cantiere per il Festival Pergolesi Spontini, quest’anno intitolato Tutti per uno. Un nome che suggerisce quel desiderio istintivo di unità, di confronto e di scambio, il cui fine non è imporre un sentimento ma farne nascere molti altri. Tre voci di dentro è, come suggerisce il titolo, una vera immersione nel teatro.

«Una web series tra lirica e cinema, un lavoro dissacrante e divertente in cui l’opera lirica diventa uno strumento per raccontare la bellezza del mondo teatro e quello che c’è dietro».

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«La cultura è relazione – commenta Barbara Minghetti – e occuparsi dello spettacolo dal vivo vuol dire creare relazioni e quindi comunità. Per noi è un anno di festeggiamenti: sono cento anni dalla prima opera che è stata fatta allo sferisterio, “Aida“. La riproponiamo con una nuova produzione, in un anno che è anche il 150esimo dalla prima “Aida“. Il titolo “Cento per Cento” che vuol dire tante cose: 100 mecenati che sono le persone che sostengono in questo momento il Festival che riprendono i 100 consorti che hanno costruito lo Sferisterio come architettura. Vuol dire moltitudine: occuparsi di tutti, dai bambini agli adulti. Significa anche multidisciplinarietà dell’opera che parla di tanti linguaggi insieme: parleremo di musica, di cinema e di danza. Ci occuperemo della nostra comunità nel suo piccolo, del territorio, per poi spanderci ospitando artisti di fama internazionale. Partiremo con un weekend dedicato a tutte le fasce d’età: fino al 2 giugno lo Sferisterio diventerà palcoscenico per le famiglie. Tre progetti diversi tutti dedicati alla partecipazione».

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In ultimo la parola è passata alla direttrice di Marche Teatro, Velia Papa: «Ieri abbiamo riaperto le porte, e allestito una mostra dedicata a uno dei più geniali artisti del teatro contemporaneo Romeo Castellucci. In questo anno ci hanno guidato due obiettivi: quello di mantenere i livelli occupazionali degli artisti e dei tecnici, il secondo mantenere il contatto con il pubblico. Lo abbiamo fatto nei modi più diversi, è stato un anno difficile ma molto creativo. Noi siamo parte di una grande comunità internazionale: parte di network importanti, anche stranieri, e abbiamo sperimentato varie forme di lavoro».

Cora Ceccarelli

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