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JESI TUTTI INSIEME PER IL TE’ DELLA PACE AL CENTRO CULTURALE ISLAMICO (VEDI SEQUENZA FOTO)

(foto pienne)

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JESI, 3 aprile 2016 – Youssef Whabi, presidente del Centro islamicoAl Huda” di Jesi era entusiasta. L’iniziativa di aprire per la prima volta le porte della sede, che è naturalmente anche luogo di preghiera, alla cittadinanza e al Consiglio comunale, è stata un successo.

Tanto che persino da destra è giunto il plauso. I locali del Centro, dunque, hanno visto dialogare, stare insieme, confrontarsi, uomini e donne di religione e culture diverse ma uniti dalla volontà di stare in pace nel rispetto, ognuno, dei valori dell’altro. Non è una novità, per Jesi, in altre circostanze ci si era ritrovati insieme, come la messa prima di Natale nella sala consiliare o la conviviale della scorsa estate a San Giuseppe, ma è una novità, stavolta, essere andati a casa degli altri. Aver ricambiato, con il sindaco Massimo Bacci e il Presidente del Consiglio comunale, Daniele Massaccesi, in testa. E, naturalmente, l’assessore Luca Butini, attivo fautore, da sempre, del dialogo e diversi consiglieri comunali.

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«L’Italia mi ha dato tanto – ha ribadito, come in altre circostanze, Whabi nel suo intervento inziale – e io non posso che ricambiare dando ancora di più. Noi siamo gente pacifica che condanna e ha condannato fermamente tutti gli atti terroristici che sono una offesa a tutti i valori». Ha avuto una parola per tutti, non si è negato a nessuno, ha fatto anche da cicerone nella visita ai locali, dove c’è anche una scuola per bambini. Insomma, un perfetto padrone di casa.

Il Sindaco ha sottolineato come questa sia stata «un’occasione storica in quanto voi siete parte integrante della nostra comunità che, in futuro, vi vedrà addirittura coinvolti nella sua amministrazione. Anzi, visto che da un anno è vacante il posto del rappresentante straniero, vi invito ad adoperarvi perché quel posto sia di nuovo occupato».

Questo dialogare insieme attorno a un tè, i suoi frutti li ha portati in quanto «bisogna combattere il pregiudizio  – ha  detto Butini –  per fare in modo che queste condizioni rappresentino la normalità».

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Daniele Massaccesi si è cimentato nel portare il saluto in arabo, poche parole «buon giorno a tutti, contento di essere qui» la traduzione. Andrà meglio la prossima volta, magari, quando la padronanza della lingua sarà migliorata. La lingua, appunto. Il presidente del Consiglio comunale ha posto l’accento sul fatto che «costituisce un ostacolo sulla strada del dialogo e dell’integrazione. Per questo è auspicabile che ci sia una maggiore conoscenza dell’italiano, anche qui, in occasione dei sermoni. Proprio per eliminare certe diffidenze».

Pronta la risposta di Whabi, il quale ha tenuto a precisare innanzitutto come l’evento sia nato dalla collaborazione con lo stesso Massaccesi  e poi  che il sermone in italiano è già un fatto, anche perché sono diverse le nazionalità dei fedeli – la comunità  più numerosa è del Bangladesh – e l’italiano è la lingua che li accomuna:  «Veniteci a sentire, il venerdì, se volete», ha detto.

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Particolarmente accorato l’intervento di una emozionata Amina Dachan, di Angeli di Rosora, responsabile della scuola per bambini, giovani e donne della moschea di Ancona.

«Questo è un momento di sofferenza – ha detto – per chi è impegnato a costruire ponti di dialogo. Bisogna insegnare il confronto con i non musulmani, favorire l’istruzione e impegnarsi a non far passare il male come cosa giusta. C’è sofferenza in noi per gli attentati, per il terrorismo, che non possono essere associati a noi. L’islam è spiritualità. Dio ha creato il mondo senza confini, solo così ci sarà un futuro migliore per i nostri figli».

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Nel rapporto uomo-donna, la Dachan ha sottolineato come «essi sono complementari, associati allo stesso livello. “Il paradiso sta sotto ai suoi piedi” ha detto il profeta riferendosi alle madri, sono loro che si sacrificano per educare e dobbiamo dare loro la possibilità di imparare, di studiare».

«Credo che la giornata di oggi al Centro culturale islamico –ha poi affermato Massimiliano Lucaboni, coordinatore di Forza Italia – sia stata una bella giornata. Le parole dette dal Presidente del Centro mi sono piaciute, sono state una ferma presa di posizione contro il terrorismo e soprattutto ha riconosciuto, ringraziandola, che l’Italia oggi è per loro la nuova patria, una nazione a cui si sentono legati profondamente e che ringraziano perché ha concesso loro libertà e democrazia.

Ammetto, sono parole che mi hanno colpito. Ora, al di là delle posizioni politiche dove certo possono emergere differenze, questo momento vissuto  è stato sicuramente un bella occasione che è valsa la pena condividere».

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