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JESI UNIVERSITÀ CHE CHIUDE, GLI STUDENTI: «NOI NON CI ARRENDIAMO»

Incontro dei rappresentanti del Movimento studentesco con il rettore di Macerata ma anche con quello di Camerino

JESI, 3 aprile 2019 – Non c’è pace per la sede distaccata dell’Università maceratese di Jesi che, come noto, chiuderà i battenti nel 2020.

Se è vero che non si tratta di un De profundis in quanto l’attività proseguirà con i Master, uno dei quali, come annunciato nei giorni scorsi, prenderà l’avvio nel prossimo ottobre, è pur vero che enormi problemi si creeranno per chi frequenta attualmente i corsi, studenti che si vedranno costretti, loro malgrado, a cambiare sede con conseguenti problemi di logistica e di economicità.

Per non parlare della deminutio che, comunque, viene creandosi a livello di immagine. Perdere pezzi, per quanto si voglia indorare la pillola, non è mai cosa buona.

E l’ultimo ad arrendersi a questo dato di fatto è proprio il Movimento studentesco che lunedì scorso ha incontrato il rettore dell’Ateneo maceratese in occasione delle ultime lauree che verranno celebrate a Jesi presso la Fondazione Colocci, che gestisce la sede jesina.

«È emersa la volontà di chiudere il prima possibile ogni collaborazione – sostiene il Movimento rappresentato da Vincenzo Marino, Luigi Battiloro ed Emanuele Zenobi (foto in primo piano) – e quindi i corsi attivati vent’anni fa saranno trasferiti a Macerata e successivamente a Civitanova Marche.

Università Jesi

La sede jesina di via Angeloni

Potrebbero esserci degli sconti relativamente alle tasse, e/o formule didattiche online per colmare il disagio di chi si è iscritto a Jesi ma si ritroverà a concludere il ciclo degli studi a Macerata / Civitanova Marche. Tutto con i se e i ma. Noi studenti non ci arrendiamo, e soprattutto non vogliamo che qualcuno decida del nostro futuro “accademico”, infatti la mattina dello stesso giorno di lunedì abbiamo incontrato il rettore dell’Università di Camerino per valutare la possibilità di un subentro presso la Fondazione Colocci di corsi universitari in modo da poter continuare una “storia” iniziata vent’anni fa a Jesi e, per noi studenti, completare il ciclo di studi.
Speriamo bene, perché perdere l’università sarebbe una grande sconfitta per Jesi e la Vallesina».

(p.n.)

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