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Cronaca

JESI Videoconferenza Lions Club, Cristiano Cardinali: «Sono guarito dal Covid»

Ospite dell’incontro di ieri sera anche Marco Candela, direttore del reparto di Medicina Generale del “Carlo Urbani”

JESI, 13 giugno 2020 – Tanti gli ospiti della videoconferenza di ieri sera tenuta dal. Lions Club Jesi con la partecipazione di diversi club nazionali. Condotta da Roberto Pacini, si trattava probabilmente della sua ultima conferenza in veste di presidente del Lions jesino.

Focus dell’incontro lo scambio di informazioni e punti di vista con medici del “Carlo Urbani”, uno degli ospedali che più hanno lavorato in regione per contrastare l’emergenza, e con un guarito dal Covid, Cristiano Cardinali.

Il presidente uscente del Lions di Jesi, Roberto Pacini

«Speriamo di poterci riunire a settembre per il passaggio della carica di presidente a Roberto Puppato, ex otorinolaringoiatra, e per la consegna materiale dell’onorificenza Melvin Jones al socio Umberto Baldi», ha detto in apertura il presidente.

I princìpi del Lions

Quindi la ricapitolazione dei princìpi e obiettivi del Lions: promuovere il buon governo e la buona cittadinanza, il bene civico sociale e culturale, migliorare la comunità senza scopo di lucro ed elevare la sua efficienza e moralità collettiva e individuale, soddisfare i bisogni umanitari e favorire la pace e la coordinazione internazionale.

E ancora, tra i pilastri,  la serietà della vocazione al servizio, lealtà e sincerità verso gli altri e se stessi, altruismo, amicizia come fine e non come mezzo, soccorso ai bisognosi e simpatia verso i deboli.

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Il governatore del distretto Lions da Ortona, Tommaso Dragani

I lavori della videoconferenza hanno coinvolto, tra gli altri, il governatore del distretto Lions da Ortona, Tommaso Dragani, e diversi vice governatori dai club del territorio, come Osimo, Ancona, San Benedetto del Tronto.

Presenti anche l’assessora Marialuisa Quaglieri, la dottoressa Anna Maria Schimizzi e il direttore del reparto di Medicina Generale del “Carlo Urbani”, nonché socio dell’associazione, Marco Candela.

Il dottor Marco Candela: «Il nostro ospedale non ha mai perso il controllo della situazione»

«Grazie al mondo Lions abbiamo potuto acquistare tanti dispositivi e macchinari utili per fronteggiare l’emergenza – ha detto -. Nel frattempo, i troppi sedicenti esperti hanno complicato le cose nei mesi passati e hanno contribuito all’elevato tasso di mortalità di marzo. Dal canto nostro non abbiamo mai interrotto la chirurgia d’emergenza, il nostro ospedale non ha mai perso il controllo della situazione. D’altronde chiamarci proprio “Carlo Urbani” è un grande onore ma anche un grande onere. Stiamo cercando di trasmettere un sorriso che oltrepassa ogni mascherina, e abbiamo imparato il linguaggio degli occhi».

Cristiano Cardinali: «Ho avuto paura per la mia famiglia»

Cristiano Cardinali, marito di una socia del Lions e residente a Maiolati Spontini, ha condiviso la sua esperienza con il Covid.

Cristiano Cardinali

«Mi sono messo in auto isolamento quando mi sono accorto che la febbre saliva di molto – ha raccontato -, e ho subito contattato la guardia medica e il mio medico di famiglia. Una notte mi sono svegliato per dolori articolari atroci che però sono durati solo un giorno; quando mi è passata la febbre ho perso il senso del gusto. Allora il medico mi ha consigliato il tampone, a cui sono stato sottoposto il primo aprile. La risposta, un po’ tardiva a dire il vero, è arrivata al telefono. Ho chiamato subito mia moglie chiedendole di rientrare a casa, poiché era uscita per la spesa. Sono stato in isolamento fino a maggio, 53 giorni, mentre mia moglie e mio figlio, che a quanto pare non ho contagiato, dieci giorni in più».

«Non sono stato molto male, ma ho avuto paura per la mia famiglia, perché non sapevo come si sarebbe comportato il virus nei loro confronti. Ho avuto paura di lasciare tutto e di sentirmi morire soffocato, anche se oggettivamente non ero in quelle condizioni. Inoltre abbiamo sofferto un lutto in quel periodo in completa solitudine».

«Quello che mi consolava era sapere che mia moglie e mio figlio erano sempre vicini, anche se dovevamo sentirci al telefono per comunicare, eravamo nella stessa casa ma isolati in stanze diverse. Il loro affetto e la loro vicinanza mi hanno confortato, inoltre mi sono interfacciato telematicamente anche con amici e familiari. Mia moglie la vedevo solo quando mi lasciava i vassoi con i pasti».

«Ora apprezzo maggiormente la quotidianità da sano. Trovarsi tutti insieme intorno a un tavolo, la sera, è un dono».

Elisa Ortolani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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