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JESINA PIERONI: “JESI MERITA DI RITORNARE NEL CALCIO CHE CONTA: HO LA SOLUZIONE E LE MOTIVAZIONI'”

di Evasio Santoni


Ermanno Pieroni in tribuna a Pineto

Jesi, 9 febbraio 2017 – Gran fermento intorno alla Jesina calcio. L’iniziativa di alcuni personaggi che negli ultimi giorni si sono avvicinati per trattare l’eventuale cessione della società ha aperto la strada a tante possibilità. Il presidente Polita non ha negato e nei giorni scorsi il socio di maggioranza Sandro Esposito ha dichiarato che è stata posta anche una firma per impegnare le parti alla riservatezza. Inoltre, anche Ermanno Pieroni, jesino puro sangue, ex direttore sportivo della Jesina agli inizi degli anni 80, quando i leoncelli salirono in C1, ha manifestato interesse alla questione dichiarando di essere disponibile per un rilancio in grande stile della Jesina. Dopo alcune interviste e conferme su questa sua disponibilità Pieroni domenica era in tribuna a Pineto a vedere dal vivo i leoncelli.

Pieroni, come va letta la sua presenza a Pineto?

“Mi trovavo a Roseto a pranzo, ospite di un agente Fifa. Ho deciso di salire a Pineto a vedere la Jesina. Erano trent’anni che non mi capitava ed ero incuriosito. Avevo letto che nei giorni precedenti c’erano stati dei contatti tra la società e persone interessate al suo futuro. Mi ha incuriosito ed allo stesso tempo stimolato. Penso che si possano fare dei progetti ambiziosi avvicinando e coinvolgendo degli amici imprenditori di Jesi e Vallesina che conosco. Da tempo questi mi stanno tirando per la giacca chiedendomi di dare una mano e far fare alla società ed alla squadra un salto di qualità. Di conseguenza mi sono esposto”.

Con quale fine?

“Dare una mano senza stravolgere nulla. Sapevo che c’erano trattative in corso ma con gente da fuori Jesi. Allora mi sono imposto di verificare se magari venisse valutata anche la possibilità di coinvolgere qualche imprenditore del posto. In tutto questo però, per alcuni aspetti, sono stato male interpretato, travisato. Addirittura nei locali pubblici di Jesi si vocifera che io sarei interessato a fare il direttore sportivo”.

Invece?

“Neanche ci penso perché non avrei tempo materiale per poterlo fare. Dall’alto delle mie amicizie e conoscenze una volta che imprenditori e professionisti del territorio nel caso volessero entrare in società da parte mia ci potrebbe essere l’opportunità di contattare i club che in Italia vanno per la maggiore e far venire qualche ragazzo bravo per fare un campionato di vertice. Nel campionato di serie D c’è solo un segreto: prendere under di qualità e si vincono i campionati”.

Nessuno però l’ha chiamata: è deluso?

“Certamente, lo considero un grosso passo indietro, una non volontà a riportare la Jesina nel calcio che conta coinvolgendo la gente di Jesi”.

Ma il popolo sportivo di Jesi dimostra di stare con lei: a Pineto in tanti l’hanno avvicinata e salutata?

“Vero. Perché gli jesini vogliono bene alla loro città ed anche alla squadra che la rappresenta. E’ normale. Ho salutato Gasparetti, Celeste, Sergio Trozzi, altri. Queste cose mi hanno fatto piacere. Va detto comunque che Pieroni non ha alcuna intenzio0ne di rompere alcun equilibrio”.

Che cosa si dovrebbe fare allora affinché Ermanno Pieroni venga coinvolto?

“Con questa intervista che mi concede è la quarta, quinta volta che lancio messaggi. Chi vuole e chi decide conosce il mio numero di telefono. Posso essere utile a seconda di quello che la società vuole. Non posso certo essere io ad entrare a gamba tesa. Nessuno mi ha cercato. Sono perfettamente a conoscenza di quello che lo statuto impone e cioè che nessuno può prendere la Jesina se non acquisendo innanzitutto quote di minoranza. In questa ottica so come muovermi e cosa fare. A me ed ai miei amici di Jesi che aspettano solo una mia chiamata va bene così. Poi se le condizioni lo consentiranno in seguito si faranno passi in avanti”.

Anche alcuni anni fa c’erano stati degli approcci?

“Avevo incontrato il presidente Polita due volte nel suo studio, testimoni presenti, e poi nei giorni seguenti lessi che negò questi incontri. Rimasi male ma probabilmente il presidente non voleva rendere pubblica la cosa.”

Dunque?

“Ove e nel caso e in funzione delle mie amicizie, dei mie rapporti e perché non anche con il mondo del calcio, se il sottoscritto può essere utile a dare una mano, a dire e fare quello che vogliono loro sarei a disposizione per collaborare al fine di riportare la Jesina nel calcio che conta. Tutto per puntare dal punto di vista sportivo a qualcosa di molto migliore. Ho lanciato il sasso ma nessuno mi ha cercato. Tre anni fa l’ho fatto ufficialmente senza un seguito. Ultimamente, ripeto, pressato da amici jesini ho voluto fare questo passo ma se nessuno mi cerca… Se non mi chiamano significa che non serve niente. Alla Jesina ci tengo come tutti e mi piacerebbe vederla almeno nel campionato di Lega Pro. A Jesi sono tutti contenti del mio possibile impegno”.

Il suo nome a Jesi suscita ricordi indelebili e la gente pensa che un suo ritorno possa contribuire a rinverdire certi fasti?

“Anch’io ci tengo alla Jesina. In cinque anni, allora, ho vinto tre campionati. La gente mi ferma, mi chiede, mi telefona. Ma se chi comanda non mi chiama Pieroni non può far nulla. Jesi merita di uscire da questi campionati anonimi e da sportivo vedrei anch’io volentieri questa asticella che finalmente inizi ad alzarsi non nelle intenzioni ma in concreto”.

Quello che si sta muovendo, per ciò che si sa, come lo giudica, che prospettive vede?

“So che ci sono stati inconti con delle persone, so che hanno firmato un patto di riservatezze, stilato dei preliminari. Ci saranno altri incontri. Ma non sono di Jesi. Non conosco i termini ed auspico che siano tutte persone in grado di dare lustro alla società, armate di buoni propositi. Poi dall’altro lato mi dicono che Polita non vuol cedere. Ripeto se mi chiamano potrei soddisfare a qualunque tipo di proposta che loro vogliono. La porta di Pieroni è aperta, il telefono acceso, ma è l’ultima chance. Senza tuttavia fare i birichini o inventarsi scuse: perché poi le bugie hanno le gambe corte e le cose si sanno”.

Un attestato, il suo, anche di affetto?

“Avevo cinque anni quando mio padre mi portava allo stadio. In seguito con il mio amico Mario Coppari andavamo la domenica davanti ai cancelli chiedendo alla gente di farci entrare con loro per non pagare. Insomma invocavamo qualcuno più grande ed adulto a prenderci per mano e portarci dentro. Sa come sono diventato arbitro di calcio? Iscrivendomi al corso perché con la tessera si entrava gratis a vedere la Jesina. In famiglia ancor oggi ho gente malata per la Jesina. Con continuità mi informo e vengo informato delle sorti domenicali dei leoncelli. E’ una malattia”.

E se non la chiamassero?

“Ne prenderò atto ma si deve sapere che ho dato ancora una volta la mia disponibilità. Tiferò sempre per la Jesina e per Marco Polita che tra l’altro assieme a Sauro Bacci li avevo nella squadra della mia parrocchia, quella dei Paolotti all’Arco Clementino. Facevo l’allenatore. Entrambi li portai all’Inter. Ho comunque rispetto per il presidente ed in giugno, in Comune, al terzo raduno ‘Amarcod leoncello’ ho parlato bene pubblicamente di lui perché effettivamente lo penso.Una persona che si impegna economicamente da tanti anni per la Jesina, come ha fatto Polita, tanto di cappello e grande stima. Ha dimostrato e dimostra di voler bene alla città ed alla squadra. Tutti vogliamo bene alla Jesina ed alla città: per questo Pieroni è pronto a collaborare per il salto di qualità”.

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