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L’ARTICOLO Il “caro bollette” e il fenomeno inflattivo internazionale

Le tensioni Usa – Cina generano ritorsioni commerciali che stanno sfilacciando la catena di approvvigionamento con rialzo dei prezzi, specialmente quelli energetici, gas in testa   

Continuando nella valutazione del “caro bollette”, il cui fenomeno si inserisce in quello inflattivo generale, daremo un’occhiata alle dinamiche geopolitiche che vi concorrono.  

I gravi problemi che l’economia mondiale sta affrontando a seguito della pandemia avrebbero richiesto un clima di collaborazione, fiducia e coordinamento tra i vari Paesi, specialmente quelli che maggiormente contribuiscono al Pil mondiale, ma così non è stato. Anzi, stiamo assistendo ad una recrudescenza delle tensioni geopolitiche che si traducono in una frenetica e dispendiosa corsa al riarmo, mai vista prima nella storia umana.   

Il principale soggetto agitatore è l‘America che con l’amministrazione Biden ha deciso di innalzare il tono di una nuova guerra fredda, i cui target sono Russia e Cina verso i quali quotidianamente invia segnali di provocazione.   

Alla radice di questa decisione c’è l’evento drammatico dei disordini culminati nell’assalto al Campidoglio (Capitol) a Washington. Quegli accadimenti, ufficialmente accollati a Trump, sono in realtà lo specchio di un disagio sociale profondo che si esprime attraverso violenza e razzismo. Meglio dunque veicolare l’attenzione dell’opinione pubblica all’esterno, fabbricando tensioni internazionali.  

Cominciamo con la prima  

Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, gli Usa hanno iniziato un processo di acquisizione di influenza sugli ex-satelliti della Russia, calamitati poi nell’alleanza militare della Nato, finalizzata al contenimento di risorgenti ambizioni geopolitiche di Mosca.   

L’Ue si è accodata a questa strategia, inseguendo ambizioni geopolitiche e contribuendo a innalzare il livello di reddito dei neo venuti, alle spese delle classi medie occidentali e dei lavoratori, specialmente italiani, che si sono visti sfilare il proprio posto di lavoro per le delocalizzazioni.  

Tutto questo ha avuto un prezzo per l’Ue che ha visto crescere nei Paesi dell’ovest diversi movimenti populisti e nazionalisti culminati nella Brexit.  

Tra i Paesi coinvolti, un ruolo particolare lo riveste l’Ucraina, sia per motivi culturali che strategici. Per capirci, si consideri che Kiev è stata la prima capitale di un regno russo e che per Mosca riveste un ruolo importante per la propria sicurezza perché è da quel territorio che sono arrivate le due più drammatiche invasioni: quella di Napoleone Bonaparte del 1812 e nel 1939 di Adolf Hitler (Operazione Barbarossa), che hanno segnato entrambe la fine dei loro protagonisti. E’ alla luce di queste considerazioni che possiamo capire le forti tensioni che attualmente vedono la Russia contrapposta alla Nato (Usa) e all’Ue.  

Il secondo soggetto, la Cina, è quello che determina le maggiori preoccupazioni per l’America poiché il dinamismo economico e le capacità tecnologiche ne fanno una potenza emergente, capace di minacciare il suo ruolo egemonico globale.  

I due Paesi hanno forti legami commerciali che si traducono in una stretta complementarietà: il mercato americano costituisce la più importante destinazione delle esportazioni cinesi le cui rimesse vengono in parte investite nel debito pubblico Usa. Nonostante questo, la percezione americana ne ha scatenato una isterica reazione che si esprime attraverso provocazioni militari che coinvolgono i vassalli locali e non (Gb, Australia, Giappone) e attraverso l’inibizione delle società tecnologiche cinesi nell’espandersi in occidente (Huawei).   

Ma la madre di tutti i conflitti ruota intorno a Taiwan che Pechino considera come una pecorella smarrita presto o tardi da recuperare al suo ovileL’America si sta attivando per frustrare queste aspettative generando una reazione cinese particolarmente violenta. Il risultato di queste tensioni è una serie di ritorsioni commerciali fatte di dazi, sanzioni e contro-sanzioni che stanno sfilacciando la catena di approvvigionamento globale (supply chain) con rialzo dei prezzi, specialmente quelli energetici, gas in testa.   

La galoppata dell‘inflazione sta materializzando il fantasma della stagflazione ovvero l’accoppiata stagnazione e corsa dei prezzi, a cui potrebbe seguire una devastante crisi finanziaria attivata dalla paura degli investitori che l’enorme fardello dei debiti pubblici sia insostenibile.   

Come finirà questa guerra fredda? Gli inglesi hanno un modello pratico per interpretare il momento: si chiama chicken game, letteralmente gioco del pollo, ovvero una serie di strategie per spaventare l’avversario che poi deflagra in un conflitto armato malgrado le intenzioni dei protagonisti.  

Per i più sofisticati richiamiamo il cosiddetto teorema o trappola di Tucidide, uno storico e militare ateniese famoso per l’opera “La guerra del Peloponneso”. Egli conclude che la paura della potenza dominante di essere scalzata da quella emergente degenera in una guerra 

La pandemia ci ha insegnato che è errato supporre impensabili nel XXI secolo eventi drammatici passati, come guerre ed emergenze sanitarie globali.   

Restiamo vigili perché le teste d’uovo che reggono le sorti del pianeta emettono sempre più un forte odore di idrogeno solforato. 

Bruno Bonci

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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