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L’ARTICOLO Pasqua, auguri di speranza e di vita: il Risorto è con noi!

Il “tutto andrà bene” ha la risposta pasquale: «L’Amore guarisce

Il giorno di Pasqua Gesù apparve ai discepoli e si mostrò loro con le sue ferite. Disse a Tommaso incredulo: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!» (Gv 20).

Le ferite delle sue mani, dei suoi piedi e del suo Costato. Le ferite di un Dio che assume la nostra dimensione umana, la nostra fragilità e le nostre piaghe. Le nostre ferite: conflitti interiori, scelte di vita sbagliate, lacerazione dei cuori, la morte. Le ferite causate dalla disuguaglianza sociale, dall’ingiustizia, dalla manipolazione della creazione e dell’uomo, dai contagi, dalle epidemie.

L’attuale pandemia ha fatto emergere ciò che da tempo stava ferendo l’uomo e lo aveva reso “malato”. Le ferite del Risorto rispondono alla nostra invocazione di cura. L’amore estremo è la medicina più efficace. La morte e resurrezione di Gesù ci rivela il segreto per rendere ogni ferita una feritoia di vita. Attraversare tutta la vita che ci è data, la fragilità, la storia che viviamo, le sofferenze e la morte con Lui.

Il Concilio Vaticano II aveva affermato: “Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo [- chi sono io? -], il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo”. (Nostra Aetate n. 1)

L’uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l’esperienza di non bastare a se stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l’ampiezza e la profondità del suo desiderio.

Uomo, dove vai?

Per molti sembra non esserci alcun aldilà. Chi lo ha mai visto? Chi ne sente il bisogno? C’è solo un qui e ora – al più un «domani mattina» o la «prossima estate» – a costituire il campo da gioco dove la partita della vita ha luogo. «Life is now».

Sacrificare il presente per un «altro mondo» suona come un’assurdità, un trucco ideologico che impedisce di esercitare il proprio diritto alla felicità immediata. La modernità laica aveva anche rimosso profondamente lo spettro della morte; solo la fede cristiana continuava a dare ad essa un senso: un’apertura alla Vita. All’improvviso, il Coronavirus ha fatto irrompere la morte personale, finora rimandata al futuro, nell’immediato della vita quotidiana salvezza e limite.

Uomo chi sei?

L’uomo ha sperimentato e sperimenta tuttora l’ebbrezza della libertà e della possibilità di superare limiti sempre più alti. Dimentica, forse, che oltre a fabbricare – segno di somiglianza con Dio, disporre cioè la materia secondo un progetto per superare dei limiti – c’è un altro movimento, ovvero il generare. Generare significa riconoscere il proprio limite e farne un’apertura a qualcosa di Altro che ci può fecondare, per dare al mondo qualcosa che non c’era. Con la sola idea del fabbricare siamo in una cultura del dominio e dello scarto (quando non serviamo più, siamo scartati a nostra volta). Noi vogliamo tanta libertà, ma poi non sappiamo che farcene: la libertà ci spaventa, ci dà un senso di angoscia e vertigine. Così scegliamo di barattare un po’ di libertà con un po’ di sicurezza: è un rischio anche per i cristiani. Ma la vita o è un’avventura o è morte.

Salvo” significa “intero“: non solo sopravvissuto, ma pieno, completo, fecondo. La pienezza che la salvezza ci promette richiede anche di rinunciare alla sicurezza, per un regalo più grande. E’ questa la logica del generare.

Pasqua: rigenerazione dell’uomo nuovo

La nostra condizione di cristiani è quella dell’uomo nuovo, della creatura visitata dall’amore di Dio, di colui che ha accettato di compiere il passaggio del mar Rosso, sfidando nella fede le molteplici incongruenze che dispongono al fallimento, oppure al paradosso. Il potenziale d’amore di Dio si riversa nella nostra vita, stimolando in noi l’edificazione di un altro spazio paradossale, altrettanto desiderato e voluto dal piano redentivo di Dio: l’amore vicendevole, quello che tra di noi diventa amore fraterno, superando primati, invidie; fermando gli stimoli diabolici del giudizio, della calunnia, della violenza.

In questo senso la Pasqua è l’avvenimento che ha cambiato per sempre il corso dell’umanità. Da allora per tutti (credenti e non) c’è la possibilità di trasmettere un altro contagio “da cuore a cuore – perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia. È il contagio della speranza: «Cristo, mia speranza, è risorto!». Non si tratta di una formula magica, che faccia svanire i problemi. No, la risurrezione di Cristo non è questo. È invece la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non “scavalca” la sofferenza e la morte, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio” (Papa Francesco).

Il “tutto andrà bene” ha la risposta pasquale: “L’Amore guarisce!” Auguri di speranza e di vita, anche se il grigiore della pandemia sembra oscurare le nostre attese. Buona Pasqua a chi sta soffrendo fisicamente e spiritualmente. Il Risorto è con noi!

Anna Maria Vissani

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