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L’ARTICOLO Ti conosco, mascherina… o no?

bambino mascherina

Mi piacerebbe sentire un sorriso sotto quella “copertura”, ma quando tutto sarà finito sapremo riconoscerci?

“Non so che viso avesse e neppure come si chiamava…”, incipit che mi ricorda qualcosa. Comunque, per l’ennesima volta, non sono riuscito a riconoscere una persona.

Allora ho fatto bene, mi sono detto, ad andare l’altro giorno alla posa della prima pietra del Centro contro l’Alzheimer a Jesi, dove non svolgevo le mie mansioni di giornalista ma in realtà ero alla ricerca di una prenotazione anticipata per quando il centro sarà attivo.

Cioè. Chi mi passa accanto, durante le mie quotidiane passeggiate veloci (due al giorno di almeno un’ora) talvolta mi saluta, altre volte sono io che butto là nella mia mente (mente…) un identikit per cui saluto gente che manco mi risponde. Ognuno ha una mascherina, ecco il motivo.

Ma, al di là delle giuste “imposizioni” di quella che qualche buontempone chiama la dittatura sanitaria (come se dentro casa comandassero i sanitari, cioè il bidè – tranne che in Francia -, la tazza del water e la spazzola water, che va cambiata ogni tanto, il box doccia e il dopobarba alla lavanda), sorge l’idea di griffare o di mettere le iniziali, se non addirittura il nome completo, di chi porta la mascherina.

L’idea, come tante cazzate che si propinano in Italia, è piaciuta subito. Sembra che sarà l’Ufficio Anagrafe del Comune che incaricherà una sartina a ricamare, a mano, i nomi di tutti gli iscritti. Almeno non faremo tutti brutta figura.

Lì vicino sarà realizzata una fermata lampo della metropolitana, che è allo studio degli architetti e delle talpe sin dall’inverno scorso, che attraverserà Jesi, dal palazzetto dello sport a porta Bersaglieri.

La frase “Tutto l’anno sarà Carnevale” sarà aggiunta al disco di Lucio Dalla “L’anno che verrà”. Dice, tu ci scherzi. Ma no, su certe cose non si può scherzare, si può rendere, volendo, la realtà meno amara, chissenefrega se vado in giro con la mascherina e se non riconosco gli altri. E se qualcuno mi riconosce, mi dice che è per la mia camminata. Farò un corso di postura…

La mascherina è uno dei punti di riferimento della libertà personale. Capito? Nel senso che puoi anche non metterla, però le conseguenze eventuali (di ogni tipo) sono a carico tuo. Mi piacerebbe “sentire” un sorriso sotto quella maschera – che ti taglia orecchio (perché tira), naso e gola – e una voce che dice: «Ti conosco, mascherina»!

Ecco, ormai ancora per poco, speriamo, ci riconosceremo a stento, ma qualcuno ieri ha cominciato a salutarmi, altri ne ho salutati io, tanto un saluto è segnale di buona educazione, soprattutto fra quanti sono sulla stessa barca.

Ah, mi sorge un problema: quando tutto sarà finito, siamo sicuri che senza maschera sapremo riconoscerci? Quelli che hanno la faccia come il culo sicuramente sì: la loro mascherina è il pannolone. A proposito. Debbo metterlo nella lista della spesa.

Adesso ricordo chi ha scritto l’incipit: grazie Guccini, i tuoi eroi son sempre giovani e belli. Anche senza maschera, ma con una locomotiva…

Giovanni Filosa

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