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LEGAMBIENTE Spiagge sempre meno libere e a rischio erosione

Nelle Marche il 6.4% dei tratti sabbiosi è sottratto alla balneazione per ragioni di inquinamento

ANCONA, 9 agosto 2020 – Nell’estate del Covid si confermano alcune tendenze, ma troviamo anche sorprese lungo le coste italiane. A dirlo è il nuovo rapporto Spiagge di Legambiente, che come ogni anno fotografa la situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere del Belpaese, insieme a Goletta Verde, storica campagna dell’associazione ambientalista che monitora la qualità delle acque del mare.

Secondo il dossier di Legambiente, nelle Marche su 113 km di spiagge risultano 4.375 concessioni del demanio costiero, 910 concessioni per stabilimenti balneari, 87 concessioni per campeggi per un totale di 61,8% di costa occupata.

Legambiente ha messo assieme i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di Regioni e Comuni, e analizzato foto aeree per stilare una classifica dei primi dieci Comuni costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione. Quarta posizione per il Comune di San Benedetto del Tronto, che ha un litorale di 9.3 km, per aver occupato l’87% della costa con 116 stabilimenti balneari.

Sulla costa che unisce Marche ed Abruzzo, tra Grottammare e Francavilla al Mare, si contano 678 stabilimenti su 80 km di costa. È vero che 25 km sono liberi, ma sono sopravvissuti solo grazie alla presenza delle Riserve Naturali Sentina e Borsacchio.

Oltre alla spiaggia, grande attenzione al mare e alla qualità delle sue acque

Infatti non bisogna abbassare la guardia sulla scelta del mare in cui bagnarsi, secondo quanto emerge dai dati 2020 del portale Acque del Ministero della Salute, elaborati da Legambiente. Nelle Marche il 6.4% dei tratti sabbiosi – tra chilometri di costa interdetti alla balneazione e abbandonati, ossia aree in cui ricade la foce di un fiume, di un torrente o di uno scarico e che non vengono campionate – è sottratto alla balneazione per ragioni di inquinamento.

Mentre l’attenzione si concentra su ombrelloni e stabilimenti, a dover preoccupare è la scomparsa delle spiagge per l’aggressione dell’erosione costiera. Nelle Marche il litorale si sviluppa complessivamente per 176 km, di cui 141 di coste basse. Secondo l’Atlante delle Spiagge curato dal Cnr nel 1997 i km di erosione erano diventati 57 (oltre il 40% del totale), mentre nel 2006 la rivista “Studi costieri” registrava 78 km di erosione, vale a dire il 54% del totale in regione.

Gli ultimi dati regionali sono riferiti al 2012 e riportano la presenza di 81 km di tratti di litorale in erosione.

Al di là delle cifre, è innegabile che il trend erosivo nelle Marche, come nella stragrande maggioranza delle regioni costiere italiane, sia in costante aumento, nonostante la costruzione di barriere e pennelli su oltre 100 km di costa.

Arrivano anche buone notizie dalle spiagge come il costante aumento di amministrazioni e strutture che puntano alla qualità e all’accessibilità per tutti. Ne è esempio il Comune di Grottammare che è il primo costiero della Marche ad aver ottenuto la bandiera lilla che premia i lavori sull’accessibilità per i disabili, realizzati grazie ad un finanziamento regionale per l’adeguamento delle aree demaniali alle necessità di persone con difficoltà motorie con cui sono state realizzate due spiagge libere.

Crescono gli stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità

Tantissimi quelli che hanno scelto di diventare “plastic free”, di investire sul solare, salvaguardare le dune, valorizzare prodotti a km zero, prevedere spazi ad hoc per chi si muove in bici o con mezzi di mobilità elettrica, utilizzare legno e altri materiali naturali e leggeri per le strutture, consentendo la vista del mare senza barriere e la convivenza tra parti libere e in concessione.

«Le spiagge rappresentano una straordinaria risorsa della nostra regione, sia in chiave ambientale che turistica – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Bisognerebbe uscire dalle polemiche e lavorare insieme per trovare soluzioni innovative e in grado di garantire qualità ambientale e futuro al settore balneare. Per questo la vera sfida che lanciamo alla Regione, ai Comuni costieri e ai balneari è quella di aprire un confronto sul futuro delle spiagge: se entriamo infatti nel merito delle questioni diventa possibile trovare soluzioni di qualità, interesse generale e innovative. È un obiettivo condiviso che vi siano maggiori e più efficaci controlli rispetto alle trasformazioni in corso lungo le nostre coste, per trovare regole capaci di migliorare e diversificare l’offerta, di affrontare questioni ambientali, come l’erosione, che si aggraveranno in una prospettiva di cambiamenti climatici. L’errore da non commettere è continuare ad affrontare separatamente questioni che necessitano di politiche integrate e di programmazione degli interventi di recupero, di un turismo sostenibile e accessibile, di regole trasparenti e dell’isolamento per chi non le rispetta».

Tra le priorità di Legambiente una legge di riordino delle spiagge

1) Garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, fissando limiti alla percentuale data in concessione e una quota prevalente di spiagge libera per ogni Comune, ma anche spingendo verso forme di concessione più leggere.

2) Premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, coloro cioè che puntano su una logica ambientale sempre più integrata con il territorio e su imprese locali e familiari capaci di garantire l’occupazione.

3) Canoni adeguati con risorse da utilizzare per riqualificare il patrimonio naturale, con una parte degli stessi che rimanga ai Comuni, così come chiesto anche dai balneari.

4) Una strategia nazionale per erosione, inquinamento e adattamento al clima, che riguardi tutti gli 8 mila chilometri di coste italiane, la metà dei quali soggetti a erosione, e la garanzia del diritto a un mare pulito, restituendo alla balneazione acque soggette a cattiva depurazione o non più campionate.

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