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Cronaca

LETTERA 1 OSSERVAZIONI GENERALI SULLA QUESTIONE DISCARICA CORNACCHIA

MOIE, 31 ottobre 2015 – In queste ultime settimane abbiamo sentito il dottor Ragaini, direttore generale della So.ge.nus intervenire su diversi mezzi di informazione locali e nazionali, facendo passare l’idea che la discarica di Maiolati sia un esempio virtuoso a livello nazionale di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti. Mai messa in discussione la gestione da parte di So.gen.us da parte del nostro Comitato. Semmai ci permettiamo di far osservare che il nostro territorio non produce abbastanza rifiuti rispetto alla capacità di abbancamento previsti dalle attuali discariche della provincia di Ancona che ricordiamolo sono due: la nostra e quella di Corinaldo, alla quale la provincia ha dato recentemente l’autorizzazione per l’ampliamento. Se fosse autorizzato anche l’ampliamento della discarica di Moie, le due discariche coprirebbero un fabbisogno molto superiore alle esigenze della nostra provincia e anche della regione, tenuto conto che anche le altre provincie marchigiane hanno le loro discariche. Dunque perché ampliare? Andare a prendere i rifiuti da tutt’Italia per sotterrarli e fare soldi. È questo un modello virtuoso di gestione dei rifiuti? Una gestione virtuosa dei rifiuti punta in realtà sulla riduzione, il riuso e il riciclaggio, così come del resto la normativa europea, nazionale e regionale raccomanda prendendo in considerazione l’interramento e l’incenerimento dei rifiuti come estrema ratio, solo ed esclusivamente per la frazione dei rifiuti non altrimenti trattabile.
Il territorio interessato dalla nuova discarica, perché di questo si tratta, non di un completamento come in modo ambiguo l’amministrazione ha intitolato il progetto, è stato già utilizzato per interrare ben 4 milioni di rifiuti. Le due vasche attualmente in coltivazione saranno riempite entro il 2017, e nel progetto è prevista l’apertura di una nuova grande vasca a sud dell’attuale a poche centinaia di metri dal centro abitato e vicinissimo al nuovo polo scolastico di Moie che ospita ogni giorno centinaia di bambini ed adolescenti.
La legge regionale sui rifiuti approvata solo lo scorso maggio, recependo le indicazioni provenienti dalla comunità scientifica internazionale che associa le discariche a tutta una serie di problematiche sanitarie per le popolazioni che ci vivono vicino, prevede tra i criteri di ubicazione delle stesse una distanza minima di almeno 2 chilometri dai centri abitati. Il dottor Ragaini, sostiene tuttavia che per la nuova discarica questa legge non si applica, perché il progetto è stato presentato prima dell’entrata in vigore della legge. A parte l’aspetto prettamente legale che risolveranno eventualmente gli avvocati nelle opportune sedi, è triste che un dirigente di un’azienda pubblica e, a quanto pare, il Sindaco e la giunta di Maiolati, vogliano negare alla popolazione di Moie, di Pozzetto e di Castelbellino una precauzione che la legge prevede.
Noi cittadini non mettiamo in dubbio la corretta gestione della discarica: ci mancherebbe che fosse pure mal gestita, considerando i soldi che i cittadini pagano per la tassa sui rifiuti e i compensi percepiti dai dirigenti della So.ge.nus. Il problema è la discarica in sé. Si tratta comunque di un impianto insalubre di prima classe (ex decreto ministeriale 5 settembre 1994) che comporta delle problematiche intrinseche, come sanno bene i cittadini che da anni convivono con il cattivo odore che si espande intorno alla discarica e che in particolari condizioni atmosferiche interessa anche i centri abitati vicini, per non parlare delle incognite sul piano sanitario che non sono mai state scandagliate. Si, perché il dottor Ragaini si dimentica ancora una volta di rispondere alle due questioni fondamentali che oramai dal 20 maggio data della prima assemblea, le famiglie che hanno aderito al Comitato continuano a porre: la tutela della salute pubblica e della proprietà privata.
Uno studio del 2003 dell’Arpam condotto sulle popolazioni che vivono intorno alle discariche marchigiane, eccetto guarda caso la nostra, ha evidenziato eccessi statistici di alcune patologie tanto che l’ente raccomandava di approfondire il problema con ulteriori studi che non sono mai stati realizzati. Nel 2011 è stato condotto uno studio sulla popolazione di Maiolati, parziale per l’assenza di dati sui tumori, che evidenziava problematiche sanitarie meritevoli di ulteriori studi e approfondimenti e ancora una volta nessun seguito. Il dottor Ragani continua a parlarci dell’orto botanico e delle api. Sia ben chiaro nessun è contrario alla realizzazione dell’orto che è stato realizzato, è bene ricordarlo, sulla vecchia discarica chiusa dieci anni fa. Non vorremmo però che questo serva come foglia di fico per coprire lo scempio paesaggistico rappresentato dall’attuale discarica e quello ancora più grave che si vorrebbe compiere. Le api possono essere un indicatore ambientale, in particolare sull’uso dei pesticidi, ma non possono certo dare indicazione sulla salute dei cittadini. Il ciclo di vita di un’ape è brevissimo e la sua fisiologia ben diversa da quella degli esseri umani. Se si sono trovati i soldi per un progetto sicuramente meritevole, per quale motivo non si trovano invece per un fine ancora più importante: approfondire lo stato di salute della popolazione che da 25 anni convive con questo impianto? Se sono così sicuri che la discarica non dà alcun problema sulla salute umana, perché non finanziare uno studio ad hoc per smentire chi invece ha seri dubbi ?
Il dottor Ragaini sostiene che la discarica ha una ricaduta economica che sarebbe una follia sprecare. Noi ci permettiamo invece di far notare come le case e i terreni, frutto del lavoro in molti casi di intere generazioni, subiscano una svalutazione, un’espropriazione di fatto che non è mai stata in alcun modo risarcita. Siamo convinti che la vera ricchezza di questo territorio è la sua bellezza e i prodotti enogastronomici che produce. Lo stravolgimento del paesaggio (sono quasi trent’anni che conviviamo con queste voragini ben visibili dai belvedere dei paesini intorno) penalizzano le attività agro-turistiche portate avanti con entusiasmo e competenza da tanti produttori e imprenditori locali.
Infine un’ultima considerazione, la nuova discarica ha un costo di realizzazione elevatissimo almeno 15 milioni di euro, siamo sicuri che con tutti questi soldi non si possono trovare soluzioni alternative per i rifiuti con ricadute economiche positive per il territorio e soprattutto non impattanti sul piano ambientale?
Il 6 novembre alle ore 21 nei locali dell’ex 6001 di Moie il Comitato difesa diritti civici, legalità e beni comuni con il patrocinio di ACUMARCHE organizza un’assemblea pubblica per fare il punto della situazione e programmare le nuove iniziative per ribadire il netto no all’ampliamento della discarica “La Cornacchia” di Moie.
Cittadini, non sudditi.

Cordiali saluti
per il comitato difesa dirittici civici, legalità e beni comuni
Il PresidenteMarco Gambini-Rossano

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