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LETTERE&OPINIONI “AL SINDACO DI JESI: IL DOVERE DI INTERVENIRE”

JESI, 17 ottobre 2016 – Appena letto il titolo del Corriere Adriatico alle dichiarazioni della Presidente di Interporto Marche Spa Dr.ssa Massei: «Un piano industriale per l’interporto”, ho pensato si riferisse ad una delle tante prospettive di attività elencate dal vecchio presidente: «Halal trade center», «Cereali in treno», «Corridoio con il Vietnam”, “Mobilità urbana sostenibile”.
Si può dire tutto meno che queste attività non siano compatibili con le funzioni interportuali.
Invece il piano industriale annunciato altro non è che la piatta riproposizione del “polo logistico” con l’intervento nell’area interportuale della protezione civile e il 118, attività estranea alla funzione interportuale e lo stoccaggio di medicinali, che sembra essere, almeno quest’ultimo, attività di movimentazione di merce sanitaria.
L’area perimetrale dell’interporto è salita a 101 ettari.
Toccare i 75 ettari destinati all’interporto fin dal 1989 con la delibera 365/1986 del 21 aprile 1989 del Consiglio Comunale di Jesi, aprirebbe nuove ed infinite vertenze giudiziarie da parte di coloro che attendono, alcuni perfino da 26 anni, risarcimenti per i danni subiti e il giusto indennizzo delle loro proprietà, di cui hanno perso da allora la piena disponibilità.
Una eventuale variante di piano graverà totalmente sul Comune di Jesi, i cui tempi di approvazione, tra l’altro, confliggono con le pretese previsioni del Presidente della Regione Ceriscioli e del Presidente di Interporto Marche Massei di realizzare cioè un tale obiettivo entro la fine di quest’anno.
Sorprende che il Presidente Ceriscioli, ex sindaco di Pesaro, faccia finta di non sapere i tempi e la complessità di una variante di piano regolatore.
Mi auguro che la ‘promessite’ o ‘l’annuncite’ non colpisca anche nella nostra regione con il quello che ormai si può definire il ‘cerchio magico’ dei pesaresi.
Intanto permane la grave omissione di un attento esame della situazione in cui versa l’interporto e di chi e quali sono state e sono le responsabilità.
Il sindaco di Jesi, ha speso parole di elogio nei confronti di Pesaresi durante la conferenza stampa tenuta il 24 giugno 2016.
Ho preso atto di questo più che positivo giudizio sulle capacità manageriali del vecchio presidente.
Tuttavia, ho preso atto anche del giudizio espresso dall’attuale presidente di Interporto Marche Spa, Dr.ssa Federica Massei.
Un giudizio severo quando ha parlato di una società non in grado di perseguire l’oggetto sociale che si è data.
Un giudizio, sempre della Massei, che sul Corriere Adriatico del 14.10.2016 si è spinto ancora più in là denunciando spese di gestione per 600 mila euro all’anno a fronte di entrate di 300 mila euro all’anno; stipendi arretrati dal luglio scorso ai 7 dipendenti; 11 milioni di euro di debiti.
Due giudizi incompatibili tra loro: il sindaco di Jesi dica si riconosce nelle parole della Dr.ssa Massei o ritiene di doverle contestare?
Tuttavia emerge un altro paradosso: se la situazione è così grave, come è possibile da parte della Presidente Massei pensare di risolverla entro ottobre?
Il primo compito che il sindaco di Jesi ha nello svolgere il suo incarico è quello di fare gli interessi della Città; l’interporto di Jesi stesso, che assume una sua priorità, attende principalmente dal primo cittadino la verifica delle responsabilità passate, così come la revoca di errati piani industriali che si riducono ad ospitare attività che nulla hanno a che vedere con la funzione di un interporto.

Nazzareno Garbuglia

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