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LETTERE&OPINIONI «BIODIGESTORE: AL CONSIGLIO APERTO DI JESI PESANTE IL NO DI CITTADINI, COMITATI ED ESPERTI»

mappa interporto biodigestore

JESI, 27 luglio 2019 – Gli esiti del consiglio comunale aperto di ieri sul digestore sono stati piuttosto nefasti per i supporters dell’impianto.

A sostegno del digestore solo gli ospiti invitati dall’Assessore Napolitano (quello che nelle scorse settimane ha sostenuto che l’impianto “non sarebbe impattante”) ai quali non si sa perché è stato concesso un tempo doppio di intervento rispetto a quello degli altri e che hanno fatto interventi di sostegno generico alla tecnologia senza riferimenti concreti e diretti al progetto presentato ed al contesto in cui verrebbe calato.

Tutti gli altri interventi, di cittadini, comitati, esperti, sono stati pesantemente contrari all’impianto.

Il Comitato Tutela Salute Ambiente Vallesina ha invitato ad intervenire al dibattito tre esperti che hanno portato la loro testimonianza ed il loro supporto alle argomentazioni di chi si oppone all’impianto: Massimo Blonda, ricercatore del CNR ed ex direttore scientifico di ARPA Puglia, Marco Grondacci, giurista ambientale, Alessandro Prandi, referente del Coordinamento Provinciale Comitati Ambiente e Salute di Reggio Emilia.

Massimo Blonda ha sviluppato un confronto fra compostaggio da solo e combinazione digestione anaerobica – compostaggio, per: impatto ambientale biogeochimico, rischi per la sicurezza, costi di realizzazione e gestione, qualità del compost finale, emissioni odorigene, resilienza rispetto al clima. Ha perciò spiegato perché è preferibile, ogni qual volta la qualità della FORSU lo consenta, la tecnologia aerobica (compostaggio) con impianti distribuiti sul territorio, che permetterebbero il recupero totale di materia, la drastica riduzione dei costi di gestione e di trasporto, la minimizzazione degli impatti ambientali e una elevata capacità sistemica di resistere agli eventi estremi. Ha inoltre ricordato che una rigorosa e indipendente analisi di contesto e di impatto ambientale, nella sua esperienza, porti spesso a preferire l’opzione del modello aerobico distribuito piuttosto che quelli basati su un solo grande impianto industriale accentrato, specie se a tecnologia anaerobica.

Marco Grondacci ha parlato delle numerose vertenze che segue, anche per conto di enti pubblici, che vedono i territori (cittadini, comitati, comuni) costretti a ricorrere alle aule di tribunale per far valere i proprio diritti contro tentativi di insediare impianti come quello proposto a Jesi. Proprio recentemente Grondacci ha ottenuto una sentenza per un contenzioso in Liguria che ha ribadito l’importanza del rispetto del principio di prossimità, totalmente escluso dalle valutazioni sull’impianto jesino, funzionale a raccogliere rifiuti (almeno) dall’intera provincia (da Ancona/Numana, a Senigallia/Ostra, alla Val Musone, fino all’entroterra Fabriano/Sassoferrato). Il giurista ha anche chiarito come la mancanza di una seria ed adeguata analisi comparativa preventiva delle diverse opzioni possibili possa comportare la bocciatura del progetto anche in sede di contenzioso. Questo passaggio ha reso ufficialmente edotti tutti i consiglieri comunali del fatto che proporre un progetto senza la preventiva valutazione di tutte le alternative, nonché del parametro del rischio sanitario attuale (senza impianto) e potenziale (con impianto), non solo appare lontano dal buon senso, ma rischierebbe di inficiare anche giuridicamente l’evoluzione della vicenda, con conseguente aggravio di costi e contenziosi potenzialmente a carico anche del Comune. Grondacci, visto il progetto e la documentazione riguardante la situazione di Jesi, ha deciso di mettere gratuitamente a disposizione la sua lunga e importante esperienza per preparare e far pervenire al Comitato Tutela Salute e Ambiente Vallesina una relazione contestualizzata in cui riportare le sue osservazioni ed evidenziare le gravi criticità della proposta.

Alessandro Prandi del Coordinamento Provinciale Comitati Ambiente e Salute di Reggio Emilia ha ricordato che in Emilia Romagna esiste una deliberazione regionale che prevede possibili incompatibilità fra impianti o processi di digestione anaerobica rispetto alle aree di produzione del Parmigiano Reggiano. Gli agricoltori a Reggio sono talmente preoccupati e contrari a certe tipologie di impianti da essere scesi massivamente in piazza negli scorsi giorni per esprimere a fianco di cittadini e comitati il loro dissenso e chiedere che venga dato parere negativo al progetto di biometano proposto in località Gavassa di Reggio Emilia.

Anche altri interventi durante il consiglio hanno evidenziato preoccupazioni per le ripercussioni che l’impianto di biodigestione potrebbe avere sull’economia agricola locale. Perché a Reggio gli agricoltori informati sul progetto, si stanno pesantemente opponendo, mentre a Jesi e nella nostra provincia non sono stati neanche coinvolti nella discussione o informati della proposta dell’ATA?

Romina Pergolesi

Dalla discussione del consiglio di ieri è emerso un’ulteriore carenza della vicenda. È stata sollevata dalla Consigliera Regionale Romina Pergolesi presente al dibattito la questione dell’analisi epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente nell’AERCA. L’amministrazione comunale ha confermato di non aver ancora avuto i risultati di tale monitoraggio, ammettendo però in questo modo che sia relativamente alla votazione prevista per la prossima settimana sull’insediamento dell’impianto, sia in merito a tutte le considerazioni fin qui effettuate a favore del progetto, gli esiti di tale analisi non sono entrati e non entreranno nelle valutazioni.

Il presidente del Comitato Tutela Salute Ambiente Vallesina Massimo Gianangeli ha ricordato gli impatti ambientali che si deducono dallo studio di fattibilità del progetto presentato dalla stessa ATA e che vengono incredibilmente negati, pur davanti alla evidenza dei dati, da chi difende l’impianto. Ha inoltre evidenziato la inefficacia di questa tecnologia e del progetto jesino relativamente alla motivazione tanto sbandierata della riduzione della CO2.  Nello studio di fattibilità, infine, non sarebbero state prese in considerazione delle voci di costo pesantissime che, se invece computate, rischiano di compromettere la sostenibilità economica dell’intero progetto. Sottostimando o non considerando adeguatamente delle uscite, come ad esempio la rata del mutuo sul 70% di capitale previsto dallo studio di fattibilità, l’ammortamento della quota di capitale rimanente, l’importo delle compensazioni ai comuni, ecc… si rischia di prospettare dei margini operativi lordi (cioè differenza fra ricavi e costi operativi) non realistici. I consiglieri comunali dovrebbero effettuare i dovuti approfondimenti su questo aspetto visto che si tratta di conti economici e di prospettive di bilancio pubbliche, con conseguenti ripercussioni sull’erario e le tasche dei cittadini.

Nei prossimi giorni pubblicheremo i video degli interventi sopra riassunti.

Di fronte a tutte queste argomentazioni, appaiono quanto meno insoddisfacenti ed inadeguate le risposte del Sindaco Bacci. Dopo aver nuovamente ed incredibilmente negato la possibilità di impatti in atmosfera, ha affermato che si sta valutando di “allontanare un po’ l’impianto da Coppetella”.  Come se questo cambiasse qualcosa in merito alle enormi criticità sollevate su molteplici aspetti.

Assenza di un preliminare piano comparativo delle possibili soluzioni, di una adeguata considerazione degli impatti ambientali, di coinvolgimento dell’economia agricola, di valutazione delle analisi epidemiologiche sulla popolazione, dubbia sostenibilità economica dell’operazione, rischi per le tasche dei cittadini. Questi gli elementi emersi dalla discussione di ieri. Non capiamo come sia possibile, in queste condizioni, anche solo proporre una votazione in Aula per accettare o meno un impianto del genere sul nostro territorio!

Prima del prossimo Consiglio del 31 luglio renderemo pubblica ed invieremo ai consiglieri comunali di Jesi una lettera aperta in cui verranno ulteriormente ribadite e dettagliate queste criticità. Intendiamo con tale atto rendere ufficialmente consapevoli i consiglieri comunali, dare un contributo per una decisione più consapevole, e richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, viste le ripercussioni su ambiente, salute e conti pubblici che la decisione di accettare il digestore rischia di avere, se presa senza tenere adeguatamente in considerazione tali criticità.

Per il Comitato Tutela Salute Ambiente Vallesina

Il Presidente

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