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LETTERE&OPINIONI NAZZARENO GARBUGLIA: “EVITARE LO SCACCO MATTO ALL’INTERPORTO”

JESI, 8 dicembre 2016 –  Su un quotidiano locale di sabato 3 dicembre vengono riportate con ricchezza di dati le conclusioni dell’assemblea dei soci di Interporto Marche Spa, che si possono sintetizzare come segue: la società ha bisogno di soldi per coprire 11 milioni di debiti; il patrimonio maggiore di cui dispone la società è la palazzina simbolo dell’opera da realizzare, stimabile in 15 milioni, ed ecco trovata, con la sua vendita all’ASUR, la liquidità per ripianare la situazione debitoria.

Un colpo di genio, meglio dell’uovo di Colombo! Tutt’altro: azzardare una soluzione tanto “efficace” per sanare una situazione fortemente debitoria della società interportuale significa solo uccidere l’opera stessa da realizzare.

Torniamo con i piedi per terra ed affrontiamo il rimedio della vendita.

Nazzareno Garbuglia

Nazzareno Garbuglia

All’assemblea dei soci Interporto Marche Spa ha partecipato il Sindaco di Jesi, o suo delegato, che rappresentando il socio Comune di Jesi (2,93% del capitale) e, considerando il voto unanime espresso a favore della vendita dell’immobile dedicato al centro direzionale dell’interporto, ha impegnato il Consiglio comunale a votare una variante di P.R.G. per cambiare la sua destinazione d’uso in favore del 118, Protezione Civile e stoccaggio regionale di medicinali.

A sua volta il rappresentante della SVIM Spa (100% del capitale della Regione Marche), con il 62,72% del capitale di Interporto Marche Spa, investe direttamente la Regione Marche, dal voto vincolante, nella decisione di vendita del centro direzionale dell’interporto.

Come tutti sanno, la palazzina dedicata inizialmente dal ScpA CeMIM per la sua funzione intermodale, poi trasformata dalla Interporto Marche Spa in centro direzionale, è stata realizzata con i contributi di scopo della Regione Marche (circa 2 miliardi di lire) e dai contributi dello Stato (legge nr. 240/1990: oltre 30 miliardi di lire assegnati con decreto CIPE del 18.12.1996).

La Regione Marche, facendo figurare acquirente l’ASUR e finanziando l’Azienda sanitaria con la somma necessaria di 15 milioni di euro, ha imposto questa operazione, benchè essa sia illecita per i seguenti motivi:

  • è contro la legge utilizzare contributi di scopo finalizzati alla realizzazione dell’opera di pubblica utilità, qual è interporto di Jesi (leggi regionali di bilancio annuale di esercizio e legge 240/1990), e venderla per finalità diverse, soprattutto, se in danno della finalità originaria;
  • è contro la legge nr. 240/1990 per gli interporti non prevedere:

Ø un centro direzionale per la società che realizza l’opera fino al suo completamento (Interporto Marche Spa) e per la società di gestione che per legge regionale nr. 6/94 deve essere costituita, si spera, con la diretta partecipazione degli operatori del trasporto;

Ø un’area di servizi (poste, banche, area di ristoro: bar, ristorante, albergo).

Nessuno è più in grado di leggere i requisiti stabiliti con legge per acquisire titolo di interporto e/o centro intermodale o autoporto? Facciano uno sforzo per informarsi coloro che sono deputati a difendere l’infrastruttura interportuale: l’assemblea legislativa regionale che ha finanziato l’opera; il presidente Ceriscioli e la Giunta regionale che devono gestire quei finanziamenti e le loro finalità; il Comune di Jesi che ha l’onere di garantire le autorizzazioni urbanistiche; i componenti del Consiglio di Amministrazione e il direttore generale, che devono amministrare con competenza ciò che si realizza, ed i soci di Interporto Marche Spa che devono difendere ciò che detengono in proprietà;

  • è contro la funzionalità dell’opera interportuale trasformare l’attuale centro direzionale in una sede con finalità conflittuali rispetto a quelli dell’interporto, che ha, quale obiettivo primario, quello di movimentare le merci in arrivo ed in partenza con rapidità, per rendere i tempi di trasferimento dal fornitore al destinatario più brevi e meno costosi possibili;
  • ne consegue una scelta paradossale anche per quanto concerne le nuove competenze emergenziali, perchè 118 e protezione civile andrebbero ad operare al centro della zona nevralgica dell’area interportuale, dove la movimentazione ferro-gomma è la ragione stessa per cui è nato l’interporto di Jesi.

Ciò che risulta assurdo è che per sanare i debiti della Interporto Marche Spa oggi si spendono 15 milioni di euro e altrettanti ne occorreranno domani nel tentativo maldestro di salvare l’idea interporto, destinando un edificio a 118 e protezione civile e relegando le due società di realizzazione e gestione dell’interporto nella sede originale del centro direzionale. Altrimenti si dovrà prendere atto che con ciò che si è deciso nell’assemblea di venerdì 2 dicembre u.s. si è dato scacco matto all’interporto.interporto

Ho avuto modo sabato scorso di incontrare un consigliere comunale di Jesi componente della maggioranza, il quale un po’ sconsolato mi ha detto: «Ho letto le tue lettere, ma non si poteva fare diversamente».

Così mi sono preso il tempo di rispondergli in modo motivato e spero che capisca che molto altro si poteva e si può fare.

Tuttavia, quanto ho appena sostenuto non può lasciare indifferente la procura generale della Corte dei Conti per lo scempio che si è fatto in primo luogo con lo sperpero di risorse pubbliche con il falso fallimento del CeMIM procurato illegalmente dalla Regione Marche; in secondo luogo, per quello avvenuto nella gestione di risorse pubbliche da parte della Interporto Marche Spa con la complicità o la non curanza del socio SVIM e del socio di fatto Regione Marche, e in terzo luogo per quello che la stessa Regione Marche, imponendo la disarticolazione dell’interporto ed il suo declino, intende protrarre nello spendere altre risorse pubbliche in deroga alla legge nazionale e alle leggi regionali.

Spero che il Sindaco di Jesi e lo sconfortato consigliere di maggioranza si ravvedano e facciano sentire la loro voce in difesa dell’interporto, senza impedire la presenza del centro di emergenza, poiché  con i 101 ettari previsti per l’area interportuale si può benissimo collocarlo in una zona più periferica e più prossima allo svincolo di collegamento alla SS76/bis.

Nazzareno Garbuglia

 

 

 

 

 

 

 

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