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L’INTERVISTA Don Maurizio: «Più che un Papa ho incontrato un Padre»

Il suo Vangelo di Marco in jesino arriva in Sala Nervi: «La fede passa tramite il dialetto, passa di madre in figlio, di nonno in nipote», le parole di Sua Santità Francesco

MONTE ROBERTO, 20 gennaio 2022 – E don Maurizio Fileni, ieri mattina, ha incontrato Papa Francesco, che lo ha ricevuto in Sala Nervi. Un incontro a suo tempo inaspettato ma, alla fine, esaltante, come rammenta lo stesso parroco.

Un incontro frutto della sua opera divulgativa di traduzione in dialetto jesino del Vangelo di Marco che ricopre i muri della canonica. Un lavoro certosino, 23mila parole e 91mila lettere scritte a mano, un’opera che rimase talmente impressa negli occhi e nel cuore dell’importante visitatore che si recò a vederla, da valergli, appunto, l’invito alla Santa Sede. Quel visitatore era il Nunzio Apostolico mons. Giovanni Tonucci che, insieme a don Gerardo Rocconi, vescovo della diocesi di Jesi, ha organizzato l’incontro di ieri.

Don Maurizio, cosa è riuscito a dire al Papa e cosa lui le ha detto?

«Le cose principali, e per le quali ero stato presentato e sulle quali mi ero preparato, erano due. Gli ho detto: “Papa Francesco, durante i miei 44 anni di presbiterato ho cercato di presentare Gesù stando sempre, sempre, sempre con la gente e vicino alla gente, in mezzo alla gente“…».

«E lui, mentre dicevo questo, mi rispondevaBene, bene, così si fa. È questo il modo più giusto per parlare di Gesù… Continui, continui così, e annuiva in continuazione».

«Poi gli ho detto: “La traduzione del Vangelo di Marco in dialetto è proprio in linea con questo stile di vicinanza alla gente! E lui ha aggiunto“La fede passa tramite il dialetto, passa di madre in figlio, di nonno in nipote!. Verissimo».

Chi c’era con lei in quel momento?

«Vicino a me c’erano mia sorella Gabriella, che ha potuto poi parlare anche lei con il Papa, e Franco Gasparini. E poi, poco distanti, don Gerardo, il Vescovo di Jesi, e monsignor Giovanni Tonucci». Che, poi, sono stati gli artefici di questo incontro.

Com’è andato il viaggio?

«Il viaggio è stato un po’ tragico all’andata, eravamo con due macchine, e una sul raccordo anulare si è piantata, fortunatamente siamo riusciti a metterci in un posto fuori della carreggiata, sono dovuti intervenire la Polizia e l’Aci ma, è il caso di dire, per miracolo di Dio, siamo riusciti ad arrivare ed entrare in tempo opportuno. Il ritorno una passeggiata».

Cosa porterà nel suo cuore di prete da questo incontro?

«Che più che un Papa, ho incontrato un Padre. Mi ero proposto di parlare a Papa Francesco guardandolo negli occhi e dandogli del tu. A guardarlo negli occhi ci sono riuscito, ma a dargli del tu, no! Rimarrà questo piccolo e parziale rammarico».

Come può definire questo incontro in una sola parola?

«Esaltante».

Ha in programma un altro Vangelo da tradurre in dialetto jesino?

«No, ma sto lavorando a un altro progetto: sono a metà della scrittura del Vangelo di Marco, sempre in dialetto, nel perimetro interno della chiesa di Castelbellino Stazione. Sono a buon punto e, per quel che conta…, mi piace. Mi sta venendo bene!».

A Pasqua prevista l’inaugurazionea Dio piacendo.

Pino Nardella

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