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L’intervista Roberto Mancini: «Marche regione da podio, Jesi sul gradino più alto»

«Spero davvero che tra qualche tempo sia Ancona che Ascoli possano tornare in serie A, sarebbe un bel traguardo per una terra dove lo sport è amato e praticato»

di Gianluca Fenucci

Una parata di stelle tutte marchigiane ha illuminato, il 27 gennaio scorso, il Salone d’Onore del Coni, al Foro Italico di Roma.

Giovanni Malagò, il presidente nazionale del Coni, è stato il gran cerimoniere di Marche, una regione da podio”, la kermesse organizzata dal poliedrico falconarese Vladimiro Riga in sinergia con l’Unione Montana dei Monti Azzurri. Stella tra le stelle Roberto Mancini, il ct jesino della Nazionale di calcio, applauditissimo ospite d’onore.

Mancini, lei risponde sempre positivamente alle iniziative sulle Marche, che cosa ne pensa del premio “Marche una regione da podio”?

«E’ una manifestazione davvero bella grazie alla bravura di Vladimiro Riga che si spende con grande impegno per le Marche, è sempre vulcanico e pieno di entusiasmo e riesce a coinvolgere tutti».

Insieme a lei hanno impreziosito l’evento personaggi importanti dello sport regionale come Gianmarco Tamberi, olimpionico di salto in alto e altre stelle del nostro firmamento…

«Sono stato felice di condividere la serata con tanti campioni. Le Marche sono una regione molto importante a livello sportivo. Ho ascoltato tante belle storie di vita e di sport, tra cui quella di Claudia e Alberto Rossi, padre e figlia impegnati insieme nel vincere medaglie nella vela e poi quelle di atleti meno conosciuti ma bravissimi. Tutti hanno storie significative alle spalle, legate da un comune denominatore: si sono sacrificati per arrivare ad avere qualche successo, vincere medaglie e trofei».

Erano presenti anche molti jesini, Stefano Cerioni, Elisa Di Francisca, Luca Marchegiani, non è stato un tuffo al cuore per lei riabbracciarli?

«E’ vero, mi sono un po’ emozionato perché questa è la dimostrazione della vitalità sportiva della mia Jesi che, come ricordava Giovanni Malagò, con Livorno e Trieste si contende il primato nazionale di città con il più alto numero di medagliati e di campioni in rapporto al numero della popolazione e delle società sportive».

Che legame ha ancora con le Marche?

«Un legame indissolubile, fortissimo. Ho tanti impegni ma appena posso vengo, e non solo a Jesi. Mi piace visitare luoghi della mia regione. Ci sono nato, ci sono cresciuto e le Marche sono bellissime, hanno paesaggi incantevoli, il mare, le colline, i monti, i borghi. Ho girato il mondo, ho giocato e allenato in Inghilterra, in Turchia, a San Pietroburgo ma la mia regione è particolare e merita di essere maggiormente conosciuta e apprezzata sia in Italia che a livello internazionale».

Tra gli impegni e gli allenamenti con la Nazionale e i viaggi a osservare partite, le resta un po’ di tempo per seguire le squadre marchigiane?

«Le seguo assiduamente e attentamente. Faccio il tifo per tutti e seguo con molto interesse l’Ancona e l’Ascoli ma anche la Sambenedettese, che ha un passato glorioso che spero torni a rivivere. L’Ancona mi sembra sulla strada giusta, con una proprietà ambiziosa, preparata e seria e un organico forte per la Lega Pro. Ora, con Melchiorri, che è un attaccante super per la categoria, si è rinforzata notevolmente e può puntare molto in alto per la gioia dei tifosi che sono sempre attenti e calorosi. Credo che la serie B e anche la serie A per Ancona sia un traguardo auspicabile e da provare a raggiungere. L’Ascoli in B si fa sempre rispettare ma spero davvero che tra qualche tempo sia Ancona che Ascoli possano tornare in serie A. Sarebbe un bel traguardo per le Marche, una regione dove lo sport è amato e praticato».

E la sua scuola di calcio a Jesi? Riesce a seguirla?

«Appena posso partecipo volentieri alle iniziative più significative che vengono intraprese dalla Junior Jesina, anche se il tempo è tiranno».

Che consigli si sente di dare il Ct della Nazionale ai ragazzi che giocano a calcio?

«E’ cambiato il mondo dai tempi in cui ero adolescente io. Ora i giovani hanno molte distrazioni ma chi fa sport ha una marcia in più, perché lo sport aiuta a socializzare, a stare lontano da cose brutte e pericolose che oggi sono molte di più di quando eravamo adolescenti noi. Mohamed Alì diceva che per vincere ci vogliono abilità e volontà ma la volontà è più importante perché se non perseveri, non ti sacrifichi e non ti impegni, le qualità da sole non bastano. Il talento è una fortuna che ti dà il Signore ma senza volontà non arrivi da nessuna parte».

(foto in porimo piano: Susanna Messaggio, Vladimiro Riga, Roberto Mancini, al Salone d’Onore del Coni, al Foro Italico di Roma)

foto Giovanna Gori

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