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MOIE “DI QUESTI TEMPI”: QUANDO LA FELICITÀ NON È UN’UTOPIA

Alla biblioteca La Fornace presentato il libro di padre Alberto Maggi

MOIE, 14 ottobre 2018 – Un folto e interessato pubblico ha ascoltato, venerdì scorso 12 ottobre, padre Alberto Maggi (foto in primo piano), invitato a presentare il suo ultimo libro “Di questi tempi”,  alla biblioteca La Fornace. Il frate biblista, con la sua gioia contagiosa, dimostra con questo suo volume che si può e si deve vivere serenamente il presente e andare incontro fiduciosi al futuro. Perché infinite sono le piccole e grandi bellezze che costellano la nostra esistenza ma che troppo spesso ci ostiniamo a trascurare.
Quando usiamo l’espressione di questi tempi non è mai positiva, ma negativa, infatti è sempre seguita da una negazione (non, non c’è), equivalente di al giorno d’oggi.
Le difficoltà, spesso, di vivere il momento presente  – Così non si va più avanti – fanno nascere l’ansia per il futuro: «Dove andremo a finire?». E fanno nascere il rimpianto per i bei tempi di una volta. Ma il biblista, con dati storici alla mano, fa riflettere: se si va a cercare quando sono stati i bei tempi, si scopre che non sono mai esistiti. Giacomo Leopardi scriveva nello Zibaldone: «Le stagioni non sono più quelle di una volta». Ogni generazione si lamenta del presente, in particolare riguardo all’educazione, la
moralità e il rispetto, rimpiangendo una volta
In un frammento babilonese di tremila anni fa si legge:«Questa gioventù è marcia fino al midollo». In un papiro egizio di cinquemila anni fa l’autore scriveva: «I tempi non sono più quelli di una volta, perché i figli non seguono più i genitori». Nel I secolo d.C. il poeta Marziale si lamentava del rumore del traffico di Roma. E tanti altri esempi per capire che è bene accantonare questa nostalgia dei bei tempi passati che ci impediscono di vedere le cose positive del presente.
Le pagine di questo libro vogliono essere un invito a osservare i fatti della vita con gli occhi del Vangelo, lasciandosi orientare dalla buona notizia di Gesù, che ha definito se stesso Luce del mondo (Gv 8,12; 9,5) assicurando che quanti lo seguono non camminano nelle tenebre. Quando si accoglie il Vangelo la realtà si osserva con occhi diversi, e di conseguenza si affrontano le
peripezie della vita con più determinazione, sicurezza e serenità. Non che cambino gli eventi del mondo, ma c’è una capacità di leggerli e viverli in profondità, senza lasciarsi mai sopraffare da ciò che accade. Così quando a volte il male sembra dilagare, non si innescano sentimenti distruttivi di rancore e di odio, ma si liberano inedite energie di bene trasformando la rabbia in compassione (Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene, Rm 12,21).
Allora è cosa buona pensare che tutto quello che ci viene incontro può essere opportunità di crescita, occasione di ricchezza e quindi è bene non rimpiangere il passato, perché bello proprio in quanto passato. Il racconto in Genesi del Paradiso Terrestre non va interpretato come il rimpianto di un paradiso irrimediabilmente perduto, ma è la profezia di un paradiso da costruire.
E allora non c’è da rimpiangere i bei tempi di una volta, che non ci sono mai stati, le difficoltà ci sono sempre state, ma vivere il presente e vedere in ogni situazione, in ogni circostanza che ci viene incontro, un invito del Creatore a collaborare alla sua azione creatrice.
L’accoglienza del Vangelo serve proprio a scoprire che c’è una presenza divina che avvolge e accompagna, segue e precede il cammino dell’uomo (Io sono con voi tutti i giorni, Mt 28,20). Riscopriamo, dunque, la voglia e la capacità di aprire gli occhi e il cuore, così da saper accogliere le novità come opportunità e non come pericoli.
(m.c.)
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