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MOIE Il Grusol scrive ad Asur e Regione: «Continuità assistenziale»

Coronavirus: evidenziata una grave situazione, necessaria l’assimilazione dei percorsi extraospedalieri a quelli post acuzie visto che «le persone in attesa di risposta sono a casa invece che in ospedale»

MOIE, 24 luglio 2020 – Con una lettera inviata alla Regione Marche e ai vertici dell’Asur, il Grusol di Moie (Fabio Ragaini nella foto in primo piano) pone l’attenzione sui ricoveri nelle strutture extraospedaliere di malati in dimissione ospedaliera chiedendo la revisione di alcune procedure.

Nel caso di dimissione dal reparto per acuti e invio presso reparto di post acuzie (riablitazione/lungodegenza), alla negatività del tampone non corrisponde periodo di quarantena – evidenzia il Grusol -. L’isolamento è invece previsto per tutte le strutture extraospedaliere a meno che non ci sia certificazione, da parte della Direzione Sanitaria dell’ospedale di provenienza, in cui si attesta il percorsopulito/Covid free” seguito dall’ospite durante tutta la fase di degenza/ricovero (indicazione che non sembra, peraltro, molto conosciuta)».

Molte strutture extraospedaliere hanno un’utenza del tutto assimilabile a quella della post acuzie ospedaliera: «L’accesso con obbligo di quarantena comporta: isolamento del paziente; tipologia dei dispositivi di protezione come per paziente potenzialmente positivo; riduzione significativa dell’offerta dei posti (tenuto conto che in diverse strutture ci sono molte camere da 3 e 4 letti). Alla domanda perché in post acuzie non è previsto isolamento mentre lo è in altre strutture che ricoverano malati post acuti (riabilitazione intensiva ed estensiva, Unità speciali, quasi tutte le Rsa anziani), è, pressoché, impossibile trovare la risposta».

La richiesta è di assimilare il percorso extraospedaliero a quello della post acuzie: «In un sistema – pre covid – già critico con riguardo alla continuità assistenziale, ora senza, purtroppo, nessuna esagerazione, la situazione è alla soglia del collasso, meno evidente e meno esplosiva, ma non meno grave, se le persone – in attesa di risposta – sono a casa invece che in ospedale».

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